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Terrorismo, musulmani d'Italia scendono in piazza. "Stato Islamico, non in mio nome"

 

 PAOLO GALLORI

La manifestazione nazionale è convocata per sabato 21 novembre in piazza Santi Apostoli a Roma. Per dire no al radicalismo che "offende e tradisce il messaggio autentico dell'Islam" e per la "svolta nei rapporti con la società civile e lo Stato italiano, di cui siamo e ci riteniamo parte integrante". In corso contatti per la presenza di esponenti del governo. Il deputato dem Chaouki invita anche Salvini
ROMA - Anche la comunità musulmana in Italia è chiamata a dare un segno collettivo e popolare di condanna, senza se e senza ma, dei nuovi attentati di Parigi e della strategia del terrore con cui lo Stato Islamico vorrebbe paralizzare la vita quotidiana degli europei.

In Francia, il Consiglio nazionale del culto musulmano diffonderà domani, nel venerdì di preghiera, un "testo solenne" di condanna "senza ambiguità" di "tutte le forme di violenza o di terrorismo". Sarà letto in tutte le circa 2.500 moschee del Paese (con l'eccezione della Grande Moschea di Parigi, dove il raduno è stato annullato in queste ore per ragioni di sicurezza) per proclamare "attaccamento assoluto al patto repubblicano che ci unisce tutti e ai valori fondanti della Francia".

In Italia l'appuntamento è per il giorno dopo, sabato 21 novembre a Roma. Dove, alle ore 15 in piazza Santi Apostoli, i musulmani sono chiamati a partecipare una manifestazione di valore nazionale, intitolata Not In My Name e nata dal coordinamento sostenuto dalla Coreis italiana (COmunità REligione ISlamica)  a livello regionale e interculturale fra musulmani italiani, marocchini, pakistani, senegalesi e turchi.

La manifestazione è preceduta da una nota, che riprende il richiamo all'appartenenza del testo francese: "Noi musulmani d'Italia condanniamo con forza la recente strage di Parigi, esprimendo il più profondo sentimento di vicinanza al popolo francese e a tutti i familiari delle vittime così barbaramente uccise. Intendiamo perciò lanciare un appello che sappia indicare una solida svolta nei rapporti con la società civile e lo Stato italiano di cui siamo e ci riteniamo parte integrante. Invitiamo quindi tutte le musulmane e i musulmani a una mobilitazione che, isolando ogni pur minima forma di radicalismo, protegga in particolare le giovani generazioni dalle conseguenze di una predicazione di odio e violenza in nome della religione. Questo cancro offende e tradisce il messaggio autentico dell'Islam, una fede che viviamo e interpretiamo quale via di dialogo e convivenza pacifica, insieme a tutti i nostri concittadini senza alcuna distinzione di credo. Questa pericolosa deriva violenta rappresenta oggi il pericolo più feroce per il comune futuro nella nostra società".

L'appello raccoglie adesioni di ora in ora, non solo tra le componenti della comunità islamica. Saranno in piazza tra gli altri Abdellah Redouane, del Centro Islamico Culturale d'Italia Moschea di Roma, Zidane el-Amrani Alaoui, responsabile della Confederazione Islamica Italiana, musulmani dal Marocco, Izzedin Elzir, presidente dell'Unione delle Comunità Islamiche d'Italia, l'imam Yahya Pallavicini, vicepresidente Coreis, Omar Camiletti, del tavolo interreligioso di Roma, Khaled AbdalatAhmad al Hygazi dell'Unione Medici Arabi, l'imam Abd al-Razzaq Bergia, del Coreis Piemonte. E ancora il sociologo Ali Baba Faye, il teologo della comunità sciita d'Italia Hujjatulislam Abbas Di Palma, l'amministratore delegato di Halal Italia Hamid Abd al-Qadir Distefano. Giunge l'adesione della Comunità del mondo arabo in Italia (Co-mai), con il suo presidente, Foad Aodi, che ribadisce: "Dobbiamo essere uniti contro il terrorismo e la violenza feroce che si abbatte sui civili di tutte le religioni, senza distinzioni".

Dalla politica, il sostegno di molti deputati del Pd, a cominciare dal presidente della Commissione parlamentare diritti Luigi Manconi e dal deputato Khalid Chaouki, uno dei riferimenti dell'iniziativa, da cui è partito anche l'invito a partecipare rivolto personalmente al segretario della Lega Nord Matteo Salvini. Da altri schieramenti, si segnala un tweet di plauso a Chaouki da Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia, con reciproco scambio di tweet.


In piazza sabato potrebbero esserci anche esponenti di primo piano del governo. A quanto si apprende, sono avviati contatti, l'ipotesi è che una delegazione di Not In My Name possa incontrare il premier Renzi o il ministro dell'Interno Alfano. Ma gli organizzatori non escludono la presenza a sorpresa in piazza dei ministri o dello stesso presidente del Consiglio.

Ma non c'è solo Roma. Il messaggio sta oltrepassando i confini della Capitale. A Milano la comunità islamica reagisce alle criminalizzazioni e il Coordinamento delle Associazioni Islamiche di Milano, Monza e Brianza (Caim), Partecipazione e Spiritualità Musulmana e Giovani Musulmani d'Italia lanciano per sabato una manifestazione da tenere in concomitanza con quella nazionale, alle ore 15 in piazza San Babila. Per dire "no al terrorismo e alle guerre" ma anche "all'Islamofobia" e chiedere per i musulmani il riconoscimento di una cittadinanza "a pieno titolo", colmando "lacune" nel diritto alla libertà di culto: "Abbiamo bisogno di moschee riconosciute e dignitose, di essere sostenuti nel lavoro quotidiano contro l'estremismo".

Di Not In My Name intanto si discute oggi, sempre a Milano, a Palazzo Reale nell'ambito del forum "Libertà religiosa, educazione, sicurezza e sviluppo", dove oltre 30 realtà religiose, istituzionali e accademiche, ebraiche, cristiane e musulmane, si scambiano opinioni e contributi con lo scopo di favorire la creazione di una Consulta cittadina che possa diventare un osservatorio permanente, un coordinamento informale, una piattaforma di sensibilizzazione per le istituzioni e i media.


E' previsto per oggi pomeriggio un corteo per le strade del centro di Lucca, dopo la manifestazione di ieri a San Giovanni Valdarno (Arezzo), zona dove è molto alta la presenza di immigrati di religione islamica, che ha raccolto  quasi cinquemila persone, oltre ai capi delle varie comunità, dal rabbino all'imam al vescovo. A Colle Val d'Elsa, in provincia di Siena, un corteo è partito dalla moschea per arrivare al duomo. A Massa (Massa Carrara), venerdì, il confronto "senza veli" in moschea tra i giovani del Pd e i coetanei musulmani, "divisi dagli stili di vita, uniti dalla stessa paura del terrorismo, per costruire una relazione che al momento non c'è", spiega la parlamentare dem Martina Nardi. L'imam Youssef Sbai ai giovani parlerà di Not In My Name, a cui interverrà personalmente.


Il Coordinamento delle associazioni islamiche di Parma e Provincia promuove un importante momento di confronto invitando tutta la cittadinanza venerdì 20 novembre al centro culturale islamico di via Campanini a Parma, in occasione del sermone settimane dell'imam, che sarà in arabo e in italiano. "Vogliamo far capire alle persone ciò che centinaia e centinaia di musulmani sentono - spiega il presidente della Comunità islamica locale Soufiane Lamzari - non abbiamo niente da nascondere, è da anni che ci dissociamo da questi assassini. La comunità musulmana li combatte in prima linea".


Ancora venerdì, a Palermo, dalle 17,30 alle 19, la Federazione islamica che rappresenta le dieci moschee della città scenderà in piazza Politeama per dissociarsi dalla violenza dell'Is e mandare un messaggio di pace, come annunciato da Mustafà Boulaalam, imam della moschea sunnita di piazza Gran Cancelliere: "La manifestazione è aperta a tutti, anche ai cristiani e alle associazioni laiche. Alcuni fedeli hanno paura, non tanto gli adulti ma i più giovani, gli studenti e i lavoratori. Il mio obiettivo è far passare questo messaggio: non avere paura ed essere presenti".


C'è poi la testimonianza resa ieri a RadioNorba dall'imam di Lecce, Saifeddine Maaroufi: "Dopo i fatti di Parigi volevamo fare una manifestazione di massa in strada, ma abbiamo preferito rinviare: nel vedere un gruppo di musulmani, le persone avrebbero potuto avere reazioni inattese. Stamattina (ieri, ndr) molti di noi, sul lavoro o per strada, hanno fatto una foto con la scritta: sono musulmano e non sono un terrorista. Eravamo una cinquantina, ma solo perché era una giornata lavorativa". Sulla manifestazione nazionale, l'Imam di Lecce sa che "le persone si aspettano questa reazione da parte dei musulmani, una voce unica e inequivocabile di condanna del terrorismo. Perché quello che sta accadendo non rispecchia affatto lo spirito e la fede islamica".

A Monfalcone, in provincia di Gorizia, ieri sera la comunità musulmana ha partecipato alla manifestazione di solidarietà a Parigi e alla Francia organizzata dal Comune. Come a Lecce, alcuni cittadini originari del Bangladesh hanno esibito cartelli per dire "Stop terrorism", ma anche "I'm muslim, I'm not terrorist". Proprio dall'imam di Monfalcone, Abdelmajid Kinani, è giunta una delle dichiarazioni di condanna più ferme del terrorismo di matrice islamista, perché "proprio i musulmani stanno pagando un conto carissimo alla violenza perpetrata da chi dovrebbe essere un suo correligioso".


Ma c'è anche chi punta il dito contro la risposta della Francia agli attentati. "Ha provocato finora 6000 vittime" in Siria, denuncia Sharif Lorenzini, portavoce ufficiale del Consiglio Islamico Supremo dei Musulmani in Italia (Cismi), nonché vice presidente del Consiglio Supremo dell'Islam in Italia (Csi), presidente della Comunità islamica d'Italia e vice presidente della Comunità Islamica di Puglia. Lamentando la morte di molti civili a causa dei bombardamenti, Lorenzini lancia un appello "all'Italia e a tutte le forze istituzionali e politiche a scegliere la via della diplomazia e della pace perché rispondere al sangue con altro sangue vuol dire per l'essere umano perdersi in una strada senza via d'uscita".

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