Delusi, ebrei francesi lasciano Israele






Negli ultimi anni Israele ha cercato di favorire un esodo di massa verso Israele dalla comunità Ebraica di Francia, la maggiore di Europa con mezzo milione di individui. Con fastidio di leaders politici e di molti ebrei francesi Netanyahu ha ripetutamente sfruttato atti di terrorismo per sollecitare gli Ebrei di Francia a migrare. Attivisti sionisti hanno visto l'attentato col camion di Nizza come un'altra occasione da sfruttare, anche se degli 80 morti un terzo erano musulmani.
“Non c'è futuro per gli Ebrei in Francia a causa degli Arabi, delle posizioni anti-Israeliane nella società e della convergenza tra vecchio e nuovo antisemitismo” così Natan Sharansky, capo dell'Agenzia Ebraica, ente che ha il compito di favorire l'immigrazione ebraica in Palestina e che ha fatto negli ultimi anni massicci investimenti in Francia.
Tali sforzi hanno sortito risultati: nel 2015, dopo l'uccisione di tre ragazzi e di un adulto alla scuola ebraica di Tolosa, le partenze hanno raggiunto la cifra di 8mila contro le meno di 2mila degli anni precedenti, ma nella prima metà del 2016 il numero si è dimezzato rispetto al 2015.
L'altro aspetto della storia che viene raramente raccontato è che molti tra quelli che hanno lasciato la Francia per Istraele, fanno ritorno a casa delusi. Come riporta Le Monde, tra il 15 ed il 30% di coloro che decidono di andare in Israele, prima o poi ritornano indietro, anche se i dati esatti vengono taciuti in quanto indice di un fallimento di Israele come rifugio degli Ebrei di tutto il mondo.
Le ragioni dei ritorni vengono così riportate da un'inchiesta di Le Monde:
  • Jacqueline sessantenne pensionata vende tutto e migra per vivere ”nella terra dei miei avi e vivere nel sole”. Dopo 6 mesi fa ritorno:”Impossibile trovare un posto accettabile dove vivere, un caldo insopportabile, il clima religioso di Gerusalemme troppo pesante”
  • Karine, avvocatessa,lascia la Francia nel 2003 e fa ritorno dopo 3 anni: “In Israele mi mancava il senso della repubblica, della meritocrazia, dei valori dell'uguaglianza”
  • Alexandre, medico, assai religioso prima di andare a stare in Israele, torna “completamente ateo”, disgustato dalla politicizzazione della religione e dal “prevalere di un assurdo discorso mistico e messianico”. Dopo un anno ad Haifa è nauseato da “la propaganda della destra Israeliana e dal disprezzo nei confronti degli Arabi” e dalla sensazione di un paese ossessionato da un clima cospirativo
  • Rebecca, andata in Israele nel 2005 e ritornata nel 2011, pur preoccupata per la situazione degli ebrei in Francia, dice che i suoi amici che vogliono emigrare guardano più al Canada o gli USA che non ad Israele
La conclusione di Haaretz è che la gran maggioranza degli ebrei europei continuerà ad appoggiare Israele da lontano ma dicendo “no grazie” all'invito di Netanyahu

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