La preghiera dell’imam di Bari era un attacco ai cristiani? a proposito della polemica innestata da Madgi Allam,


Dopo i fatti di Rouen, con il barbaro assassino di di Padre Jacques Hamel, non a tutti è piaciuta la scelta della preghiera comune tra cattolici e musulmani nelle Chiese, iniziativa sposata invece …
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Dopo la polemica in tv innescata da Madgi Allam, facciamo chiarezza con l'islamologo Paolo Nicelli

Dopo i fatti di Rouen, con il barbaro assassino di di Padre Jacques Hamel, non a tutti è piaciuta la scelta della preghiera comune tra cattolici e musulmani nelle Chiese, iniziativa sposata invece con entusiasmo dall’imam Yahia Pallavicini, presidente della CO.RE.IS. (Comunità Religiosa Islamica) Italiana
Nella cattedrale di Bari era presente l’imam Sharif Lorenzini, che ha affermato: «Siamo tutti uguali, non importa il colore della pelle o il luogo dove siamo nati. Nessuna fede fomenta l’odio e provoca la morte. L’Islam condanna il terrorismo: il suo nome deriva da Salam, pace, e chi dice il contrario sta soltanto strumentalizzando» (direttanews.it, 3 agosto).
Ospite di Maurizio Belpietro a “Dalla vostra parte”, l’imam Lorenzini è stato contestato da Magdi Cristiano Allam: «Bisogna dire cosa ha letto in chiesa. Lei, durante l’incontro in cattedrale, ha letto l’Aprente del Corano. Ovvero dei versetti che recitano queste parole: “Allah guidaci sulla retta via, la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che sono incorsi nella tua ira, né di coloro che vagano nell’errore“».
Poi Allam fornisce quella che sostiene essere la più comune interpretazione di quei versi: «Tutti i teologi islamici concordano sul fatto che ‘coloro che hai colmato di grazia’ sono i musulmani, ‘coloro che sono incorsi nella tua ira’ sono gli ebrei, ‘coloro che vagano nell’errore’ sono i cristiani. Quindi lei in chiesa ha di fatto letto versetti che riguardano i miscredenti, ovvero i cristiani e gli ebrei».
NON UN BUON ESEMPIO
«Credo che quella trasmissione non sia stata un esempio di quello che noi definiamo il dialogo tra le religioni e in particolar modo il dialogo islamo-cristiano, che esiste ed è attivo, anche se non in termini mediatici», premette ad Aleteia Padre Paolo Nicelli, docente di Teologia Dogmatica, Missiologia, Studi Arabi e Islamistica presso la Facoltà Teologica Internazionale del Pontificio Istituto Missioni Estere (P.I.M.E.), affiliata alla Pontificia Università Urbaniana di Roma.
ATTACCHI A SUON DI CORANO
Purtroppo, osserva l’esperto di dottrina islamica, da entrambe le parti, cioè dell’Imam di Bari e di Magdi Cristiano Allam, non vi era l’intenzione di spiegare il significato della sura al-Fatihah (L’Aprente), quanto invece di «attaccarsi a vicenda, a suon di citazioni coraniche, per parlare in termini impropri e ideologici, della vicenda dell’immigrazione. Un chiaro caso, questo, di manipolazione della verità».
MAOMETTO E IL MESSAGGIO DELL’APRENTE
Nicelli spiega invece così: «la Fatihah è una sura meccana, quindi appartenente al periodo iniziale della predicazione di Maometto (610 d.C. – 622 d.C). Non credo che il Profeta, in quel momento, volesse scagliarsi contro gli ebrei e i cristiani. Il suo intento era quello di chiarire la differenza tra i musulmani da una parte, considerati i veri credenti, e i politeisti e i negatori dall’altra, considerati dei miscredenti, nel senso del dire: “voi avete la vostra religione e noi abbiamo la nostra religione“».
IL PERIODO MEDINESE
Si tratta della polemica anti-idolatrica fatta da Maometto, «nell’intento di affermare il monoteismo assoluto islamico in opposizione alle posizioni idolatre del politeismo. Successivamente, dal periodo medinese (622 d.C. – 632 d.C) in poi – sottolinea Nicelli – è accaduto che alcuni seguaci del Profeta hanno interpretato la finale di al-Fatihah in termini anti-ebraici e anti-cristiani».
L’INFLUENZA NEGATIVA DEL WAHHABISMO
«Purtroppo – evidenzia ancora il docente – la storia successiva dell’Islam registra interpretazioni anti-giudaiche e anti-cristiane sullo stesso versetto conclusivo di al-Fatihah, motivate dalle difficili circostanze, quali le crociate e, in tempi più recenti, l’applicazione dell’ideologia wahhabita nell’interpretazione del Corano e della Sunna. Soprattutto quest’ultima ideologia islamista, ha fatto scuola nel XVIII e XIX secolo, attraverso il riformismo islamico, la corrente fondamentalista islamica e il jihadismo, predicata in buona parte nelle moschee, sia nei Paesi islamici che in Occidente».

Gelsomino Del Guercio

Digital journalist & blogger. Irpino trapiantato a Roma, scrive e ha scritto su L'Espresso, L'Huffington Post, Il Mattino, Lettera43. Ama viaggiare. Le sue mete preferite, Londra e la Scozia

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