Noi palestinesi della Striscia di Gaza soffriamo da lungo tempo di una lenta condanna a morte.
https://invictapalestina.wordpress.com/…/noi-palestinesi-d…/
Tamam Abusalama, 1 settembre 2016
Sono solita ripetere che ogni esperienza o sensazione che noi
palestinesi proviamo è una conseguenza dalla nostra identità minacciata.
Negli ultimi 6 mesi ho soggiornato in Europa grazie ad un programma di
scambio di formazione tra la Turchia – dove mi trovo abitualmente a
studiare – e l’Unione Europea.
Ho lavorato molto duramente e speso tutte le mie energie, attività e
vitalità per conquistare una tale possibilità. No, non sono andata lì
per divertimento, proprio come altre mie compagne di college. La mia
motivazione principale per andare in Europa è stata quella di trovare un
luogo dove poter vedere i miei familiari separati tra Gaza e l’Europa.
Da quando sono tornata in Turchia qualche settimana fa, ho cercato di scrivere qualcosa su quel periodo della mia vita, ma sono ancora sotto la forte impressione causata della nostra riunione di famiglia sognata per così tanti anni. Non riesco ancora a credere di avere alla fine dormito come una bambina in grembo a mia mamma dopo 4 anni di separazione e sentito quanto mi fosse mancato il suo amore incondizionato. Sono ancora scioccata per le risate, i pianti e le uscite con i miei fratelli, dopo così tanto tempo.
Da quando sono tornata in Turchia qualche settimana fa, ho cercato di scrivere qualcosa su quel periodo della mia vita, ma sono ancora sotto la forte impressione causata della nostra riunione di famiglia sognata per così tanti anni. Non riesco ancora a credere di avere alla fine dormito come una bambina in grembo a mia mamma dopo 4 anni di separazione e sentito quanto mi fosse mancato il suo amore incondizionato. Sono ancora scioccata per le risate, i pianti e le uscite con i miei fratelli, dopo così tanto tempo.
Mamma finalmente ha ottenuto il visto; per noi è stata una grande
sfida ottenere il visto in modo che potesse uscire dalla più grande
prigione a cielo aperto, Gaza. La notizia della concessione del visto è
stata accolta come una festosa rimpatriata di famiglia. Abbiamo pensato
che il nostro sogno di ritrovarci si sarebbe avverato quando la mamma ha
ottenuto il suo visto. Abbiamo avuto la colpa di dimenticare che la
mamma vive nella Striscia di Gaza, da dieci anni sotto il blocco
israeliano ed egiziano.
Nonostante tutto abbiamo mantenuto viva in noi la luce della
speranza. La mamma era determinata a cercare ogni modo possibile per
porre fine alla nostra separazione e abbracciarci anche fosse solo per
un secondo. Ha presentato la domanda per attraversare il checkpoint di
Erez per arrivare in Giordania attraverso la Cisgiordania, ma le è stato
negato il permesso per “motivi di sicurezza”. Abbiamo avuto solo
un’altra opzione, istituita come uno speciale “coordinamento” con le
autorità egiziane in cambio di 2.200 dollari. Abbiamo fatto questa
scelta e la mamma, infine, è stata in grado di lasciare Gaza.
La notte in cui dall’aeroporto del Cairo volava verso l’aeroporto
di Berlino non sono riuscita a dormire. Cercavo di immaginare quale
sarebbe stata la nostra reazione, come sarebbe stato ritrovare il suo
abbraccio dopo così tanto tempo, avevo dimenticato l’odore di mia mamma o
quanto possa sentirmi al sicuro tra le sue braccia. Ho
pensato:”Piangerò all’infinito come una bambina quando la vedrò apparire
alle uscite dell’aeroporto”; ma non l’ho fatto, ho continuato a
guardare il suo viso, gli occhi e le mani cercando di scoprire le sue
nuove rughe.
Mi è sembrato così strano dire la parola “MAMA” di nuovo davanti a
lei. Mi sono divertita ai suoi buffi paragoni tra Gaza e l’Europa. Dopo
avere avuto tutti noi la possibilità di trascorrere po’ di tempo
insieme, è arrivato il momento per la mamma di tornare a Gaza. La
felicità della mamma è stata incompleta. Ha dovuto pagare il prezzo per
aver lasciato la Striscia di Gaza con il suo viaggio di ritorno
dall’Europa di nuovo a Gaza.
Mamma ora è bloccata in Giordania da circa un mese perché le
autorità egiziane continuano a chiudere il confine di Rafah. Il suo
unico crimine è la madre che ha dentro di sé che ha insistito a farle
sottovalutare questo viaggio d’inferno pur di abbracciare i suoi figli.
Noi palestinesi della Striscia di Gaza, soffriamo da lungo tempo di
una lenta condanna a morte. Subiamo punizioni collettive senza nessun
motivo, senza alcun crimine. Le autorità egiziane e giordane, in
collaborazione con il regime coloniale di Israele, sono riuscite a
trasformare la vita degli abitanti di Gaza in un inferno. Questa
ingiustizia deve finire. Una risoluzione per questo assedio deve venire.
La gente deve svegliarsi e agire.
trad. Simonetta Lambertini
Fonte: http://mondoweiss.net/2016/09/palestinians-suffering-sentence/
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