Di Eric Salerno : Da Unesco grande autogol su Gerusalemme e un "favore" politico a Israele


 
 
 
 
Gerusalemme a chi appartiene? Il Santo Sepolcro? Il colle sovrastato dalle moschee di Omar e di al-Aksa che, nell’antichità ospitava il Tempio degli ebrei? Il…
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Gerusalemme a chi appartiene? Il Santo Sepolcro? Il colle sovrastato dalle moschee di Omar e di al-Aksa che, nell’antichità ospitava il Tempio degli ebrei? Il Muro del pianto? Si è trasformato in un grande autogol, la risoluzione dell’Unesco sui luoghi santi di Gerusalemme, che nel tentativo di sottolineare i gravi problemi per la popolazione palestinese derivanti dall’occupazione e salvaguardare i luoghi santi dell’Islam, ha dato al premier israeliano Netanyahu modo di chiedere e ottenere rinnovato sostegno in un momento di grande isolamento politico del suo governo e della sua politica di espansione coloniale nei territori palestinesi.
Dopo giorni di silenzio e una massiccia campagna scatenata dal governo israeliano e dalle Comunità ebraiche italiane, Renzi ha definito “allucinante” il documento e minaccia di spaccare l’intesa che vede i paesi dell’Ue votare quasi sempre in modo unanime le risoluzioni dell’organismo dell’Onu. Che il linguaggio fosse suscettibile di scatenare una campagna di questo genere era chiaro fin dal primo momento nonostante l’equilibrio doveroso mostrato nelle prime righe del documento e che molti hanno preferito non leggere.
“Affermando l’importanza della città vecchia di Gerusalemme e le sue mura per le tre religioni monoteiste e affermando che nessun elemento della presente decisione, che ha lo scopo, tra l’altro, di salvaguardare il patrimonio culturale della Palestina e il carattere distintivo di Gerusalemme Est, riguarderà in alcun modo le precedenti risoluzioni e decisioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sullo status giuridico della Palestina e di Gerusalemme”
. E ancora nell’articolo 36: “Condivide con affermata convinzione per la comunità internazionale che i due siti detengono importanza religiosa per l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam”. Quale dunque lo scandalo? Per quello che gli ebrei chiamano il “Monte del Tempio” viene usato soltanto il termine arabo “Spianata delle moschee”. Uno dei rappresentanti palestinesi a Parigi, dove è la sede dell’Unesco, pur ammettendo che il linguaggio poteva essere meno provocatorio ha sostenuto che per le Convenzioni di Ginevra, la comunità internazionale nei suoi documenti ufficiali deve fare riferimento soltanto ai nomi pre-occupazione. E qui è necessario ricordare quale è lo status legale di Gerusalemme. Nonostante Israele abbia istallato qui il suo parlamento e quasi tutti i ministeri, per quasi tutti i paesi del mondo, la città santa è considerata “occupata”. Non dal 1967 quando fu completamente conquistata da Israele durante la guerra dei “sei giorni” ma dal 1948 quando le truppe ebraiche riuscirono a penetrarvi e occuparne la parte occidentale ma non la città vecchia. Nonostante la maggioranza delle Nazioni riconoscono Israele non riconoscono Gerusalemme, nemmeno la parte occidentale della città, come capitale d’Israele, tanto che le ambasciate sono tutte a Tel Aviv. Per comprendere questo che può apparire assurdo, è necessario fare un grande passo indietro al documento dell’Onu che sancì la spartizione della Palestina. In esso Gerusalemme e i luoghi santi, tutti, dovevano restare sotto controllo internazionale. Questo potrà cambiare - dicono nelle cancellerie anche dei maggiori alleati d’Israele come gli Usa - soltanto quando sarà negoziata la fine dell’occupazione di tutti i territori palestinesi e della sua popolazione sotto controllo militare israeliano.

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