Il
parlamento israeliano ha votato una legge che espropria terreni privati
palestinesi in Cisgiordania. Che cosa cambia la legge, chi è colpito e
perché si tratta di una questione così importante?
Che cosa cambia esattamente la nuova legge?
La
legge consente ad Israele di espropriare terreni privati palestinesi in
Cisgiordania su cui sono stati costruiti insediamenti o avamposti
israeliani. Permette ai coloni ebrei di rimanere nelle loro case, benché
non conceda loro la proprietà della terra su cui vivono. Nega ai
proprietari palestinesi il diritto di reclamare la terra o di prenderne
possesso “finché non ci sarà una soluzione diplomatica suello status dei
territori.”
Aspetta – torniamo indietro -, qual è il nome della legge?
Bella
domanda. Una parte della confusione che circonda la legge è il suo
nome. In ebraico ha ricevuto un nome fuorviante con diverse possibilità
di traduzione che confondono – più comunemente, è tradotto come la
“Legge di regolarizzazione.”
Tecnicamente,
è stata pensata per “regolare la colonizzazione in Giudea e Samaria [la
Cisgiordania. ndtr.] e consentirne la continua costruzione e lo
sviluppo.” Un nome più esplicito sarebbe, nei fatti, “Legge di
esproprio”, in quanto legalizza in modo retroattivo l’esproprio da parte
dello Stato di terreni palestinesi di proprietari privati. Gli
oppositori della legge avrebbero probabilmente preferito mettere in
chiaro le cose in modo ancora più diretto e chiamarla “Legge del Furto” –
una legge che legalizza il fatto che i coloni vivano su terre che non
sono di loro proprietà.
Perché si tratta di una faccenda così importante? La Cisgiordania non è comunque occupata?
La
legge supera un limite che Israele non aveva ancora violato, persino
secondo politici di destra come l’ex-ministro del Likud Dan Meridor, che
ha definito la legge “cattiva e pericolosa”. Egli sostiene che il
parlamento israeliano non ha mai regolato la proprietà privata
palestinese in Cisgiordania perché “gli arabi di Giudea e Samaria non
votano per la Knesset [il parlamento israeliano. Ndtr.], e questa non ha
l’autorità di fare leggi per loro. Sono principi fondamentali di democrazia e delle leggi israeliane.”
Asserisce
che, se Israele può essere pienamente sovrano in Cisgiordania, dovrebbe
concedere ai palestinesi che vi vivono la cittadinanza e accordare loro
il diritto di voto. Fino ad allora, dice, l’autorità israeliana di
regolare la [proprietà della] terra in Cisgiordania è limitata solo a
ragioni di sicurezza – sia in base alle leggi israeliane che
internazionali.
Il procuratore generale di Israele è d’accordo?
Sì.
Il procuratore generale Avichai Mandelblit ha dichiarato che se la
legge sarà presentata in tribunale, non ha intenzione di difenderla
contro argomentazioni secondo cui violerebbe la Quarta Convenzione di
Ginevra.
Ciò
non ha dissuaso la ministra della Giustizia di Israele, l’estremista di
destra Ayelet Shaked, importante esponente del partito Habayit Hayehudi
(Casa Ebraica), la forza trainante che sta dietro la legge. Lei
sostiene che, se necessario, un procuratore privato rappresenterà il
governo in un contenzioso legale che molti esperti giudiziari prevedono
si concluderebbe con l’annullamento della legge.
Quante colonie riguarderà la legge?
Secondo
Peace Now [organizzazione pacifista israeliana. Ndtr.], al momento la
legge consentirà la legalizzazione retroattiva di terre in più di 50
avamposti e colonie.
In
16 di queste sono già stati emessi ordini di demolizione contro case
costruite su terreni reclamati da proprietari palestinesi. In base alla
nuova legge, ogni azione per mettere in atto questi ordini sarà bloccata
per un anno in presenza di procedimenti per definire se lo Stato può
appropriarsi della terra.
Ciò
include proprietà nelle colonie di Ofra, Eli, Netiv Ha’avot, Kokhav
Hashahar, Mitzpe Kramim, Alon Moreh, Ma’aleh Mikhmash, Shavei Shomron,
Kedumim, Psagot, Beit El, Yitzhar, Har Bracha, Modi’in Illit, Nokdim e
Kokhav Yaakov.
La legge è arrivata troppo tardi per salvare l’avamposto illegale di Amona, che è stato evacuato la scorsa settimana.
Cosa
si intende per “al momento”? Se approvata e confermata, la legge
permetterebbe in futuro colonie su terreni privati palestinesi?
Potenzialmente
sì. La misura permetterebbe al ministero della Giustizia si aggiungere
altre colonie e avamposti alla lista delle zone in cui la proprietà può
essere confiscata ai palestinesi, con l’approvazione della commissione
“Costituzione, Legge e Giustizia” della Knesset.
I proprietari palestinesi sulle cui terre vivono coloni sono indennizzati? E in questo caso, come?
In
base alla nuova legge, i proprietari palestinesi hanno una scelta: se
possibile, gli viene assegnato un altro appezzamento di terreno. Sennò,
saranno pagati con un compenso annuale per l’utilizzo del 125% del
valore del terreno, come stabilito da una commissione di valutazione per
periodi rinnovabili di 20 anni. A meno che, in uno scenario
ottimistico, intervenga un accordo di pace che riguardi lo spostamento
delle colonie israeliane dalla loro terra.
Perché tutto questo suona così familiare? Il governo non ha lottato su questa questione per molto tempo?
La
legge ha superato i primi ostacoli legislativi in novembre e dicembre,
ma è stata in seguito differita e rinviata per varie ragioni. La ragione
principale è stata la preoccupazione del primo ministro Benjamin
Netanyahu in merito alle mosse di fine mandato dell’amministrazione
Obama (ed effettivamente i consiglieri di Obama hanno considerato la
legge parzialmente responsabile dell’astensione al Consiglio di
Sicurezza dell’ONU) e il suo timore di iniziare con il piede sbagliato i
rapporti con l’amministrazione Trump.
La
legge è stata fortemente sostenuta dal ministro dell’Educazione Naftali
Bennett. Quando Bennett l’ha presentata per la prima volta, Netanyahu
ha definito la sua fretta “infantile ed irresponsabile” e il ministro
della Difesa Avigdor Lieberman [del partito di estrema destra “Israele
Casa Nostra”. Ndtr.] ha detto a Bennett che stava “mettendo in pericolo
il futuro dell’impresa di colonizzazione per un capriccio
elettoralistico.”
Quindi, come mai è stata ripresa e perché il voto all’ultimo momento lunedì a tarda notte?
E’
stato detto dall’amministrazione Trump a Netanyahu di non fare mosse
significative prima del suo appuntamento programmato con il presidente
per il 15 febbraio. Ha utilizzato ciò per sostenere la causa della
dilazione del voto di lunedì durante un incontro con i dirigenti dei
partiti della coalizione il giorno precedente. Ma Bennett e Shaked,
sottoposti ad una tremenda pressione da parte della loro base per andare
avanti con decisione con la legge prima che [l’avamposto di] Amona
venisse smantellato, hanno rifiutato ogni ulteriore rinvio.
Incapace
di bloccare ulteriormente la legge, l’unica cosa che Netanyahu ha
potuto fare è stato “fare un rapporto” a Trump – fargli sapere che ]la
legge] stava per arrivare, nello stesso giorno in cui ha dovuto
ascoltare da parte della prima ministra britannica Theresa May che la
legge non sarebbe “utile” e renderebbe le cose più difficili per gli
amici di Israele. E – presumibilmente per salvarsi la faccia con i suoi
sostenitori di destra, che chiaramente Bennett spera di portargli via –
Netanyahu ha fatto marcia indietro, negando di aver tentato di rimandare
il voto.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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