Gideon Levy : giovane adolescente palestinese colpito 6 volte dall'IDF e trascinato via Qusay al-Amour.



SINTESI PERSONALE

 

Solitamente, un solo proiettile viene sparato in direzione delle gambe di un manifestante e questo è sufficiente per ‘neutralizzare la minaccia.’ Questa volta i soldati hanno sparato sei colpi, tutti a Qusai.
La parete esterna della sua casa è ora coperta da un ingrandimento fotografico colossale, a due piani. È così che lo si è visto nei suoi momenti finali: i soldati delle Forze di Difesa israeliane, afferrandolo per le mani e i piedi, tirandolo come se fosse un sacco di patate, la testa sbatteva con forza contro i sassi. In piedi intorno ci sono circa 10 soldati, a guardare impassibili il risultato delle azioni dei loro compagni.
L’immagine copre il lato di una casa in lutto; l’intero villaggio può vederlo. In fondo c’è una legenda: “Non dire che sono stato ucciso nella mia infanzia. Io risveglierò coloro che risiedono nelle tombe, e dichiarerò una rivoluzione sotterranea”.

Non è possibile rimanere insensibile a una vista come questa. Né è possibile essere indifferenti quando si guarda il filmato che documenta la sua uccisione: i colpi sparati a un lanciatore di pietre, disarmato che non è un  pericolo per nessuno, il 17enne giace inerme e immobile a terra, i soldati furiosamente lo caricano ancora, uno di loro addirittura inciampa e cade sul corpo di Qusai al-Amour. Poi si vedono due soldati che cercano di prenderlo, ma scivola fuori dalla loro portata, a quel punto  iniziano a trascinarlo giù per il pendio, con la testa che rimbalza.

Egli è morto o morente, in questa fase, essendo stato colpito sei volte, lì tra gli ulivi. Sparano anche proiettili di gomma a Hiyam, sorella maggiore della vittima, quando cerca di avvicinarsi; lei è costretta a correre per salvarsi, urlando mentre saltella su un piede dopo essere stata colpita. La madre  di sette figli  , 40enne, ha cercato invano di salvare il fratello dai soldati, ed è stata lei stessa ricoverata in ospedale. E sullo sfondo la bandiera blu-bianco di Israele allegramente sventola su una delle jeep blindate parcheggiate nelle vicinanze, alla gloria eterna delle IDF e dello Stato di Israele.

Questo è il modo in cui il 16 gennaio, le truppe hanno ucciso Qusai al-Amour, uno studente di Tuqu, un villaggio palestinese di 14.000 persone, situato ad est di Betlemme. Qusai si era svegliato tardi quella mattina, era la pausa del semestre. Era il figlio più giovane di Fatima, una casalinga, e di Hassan, un tagliapietre; ha 12 fratelli e sorelle. Qusai era uno studioso di scienza che sognava di andare in Algeria per studiare, come molti altri giovani del suo villaggio hanno fatto. È andato a pregare e poi è andato a Betlemme per partecipare ad un workshop di arricchimento in fisica. In seguito, Qusai è andato a visitare Hiyam, che vive vicino all’ingresso del villaggio.


Una torre di guardia fortificata è stata installata dall’esercito quattro mesi fa lungo la strada di accesso a Tuqu; chiunque entra o esce è ora osservato dai soldati. Nelle due settimane che precedono l’uccisione di Qusai, l’esercito spesso ha fatto irruzione nel villaggio, di notte e di giorno, per condurre arresti, e a quanto pare a provocare i giovani e nuocere ai residenti. Non è chiaro il motivo. Dal momento che le tensioni crescevano, la strada è stata cosparsa di rocce e resti carbonizzati di pneumatici. Attraversare la strada richiede che gli autisti adottino una tecnica di slalom.

Tuqu è un villaggio combattivo; i giovani hanno iniziato a fare manifestazioni qualche mese fa sulla strada di accesso ogni volta che i soldati sono arrivati sul posto, in particolare il venerdì, ma anche nel bel mezzo della settimana, anche se con un’affluenza più rada. In quel fatidico Lunedi, testimoni oculari dicono che tra 10 e 20 adolescenti mascherati erano in piedi tra gli ulivi nei pressi della curva della strada, lanciando pietre contro le relativamente grandi forze che stavano arrivando.
Al momento, il capo del consiglio del villaggio Hatam Sabah era nel suo ufficio nella sede del Consiglio, che è il primo edificio che si vede come si entra a Tuqu, e si affaccia sulla zona in cui gli scontri si svolgono spesso. Stava guardando giù dalla finestra del suo ufficio e ha notato grandi distaccamenti di truppe IDF, tra cui soldati vestiti come gli arabi e altre forze speciali, che erano giunti all’ingresso del paese. Aveva un presentimento che le cose stavano andando male, ci ha detto lunedi, quando siamo arrivati. Che questa non era un modo tipica di dispiegamento dell’esercito in Tuqu.
 Anche nelle grandi affollate dimostrazioni del venerdì, i soldati non usano munizioni vere,ma ,  improvvisamente, circa alle 16 di quel giorno, parecchi proiettili veri sono stati  sparati, apparentemente contro un 'adolescente mascherato con un nastro verde intorno alla fronte  : Qusai al-Amour. L'amico vicino a lui è scappato. Qusai è caduto a terra. I soldati hanno caricato il giovane ferito. Poi lo hanno trascinato alla jeep , mentre tentavano di dargli assistenza medica. Un'ambulanza palestinese che era arrivata per evacuarlo è stata allontanata dai soldati.
Secondo l'autopsia condotta dal medico palestinese, Qusai è stato raggiunto da sei proiettili, quattro al petto e due alle gambe. È morto per emorragia interna. Quello che non si sa con certezza è se era ancora vivo quando veniva trascinato lungo il terreno. Testimoni riferiscono che mentre  gli sparavano , Qusai era inginocchiato.
L'adolescente era stato ferito circa un anno prima da un proiettile di gomma sempre alla gamba, sempre vicino all'entrata del villaggio. Cinque mesi dopo i soldati sono andati a casa sua nel mezzo della notte e lo hanno arrestato. È stato rilasciato 10 giorni dopo.
La sua nipotina Tala, 3 anni, sta ora camminando nel cortile della casa del lutto, indossando una giacca rosa shocking e tenendo orgogliosamente un poster con il ritratto di suo zio. La affranta madre di Qusai al-Amour indossa una maglia con l'immagine del figlio; suo padre è appena tornato dopo avere reso testimonianza presso il Dipartimento delle Investigazioni Criminali della polizia militare IDF di Etzion.
Perché Qusai è andato a manifestare una volta e una volta ancora? Il capo del consiglio Sabah spiega che i giovani locali   avvertono pesantemente la pressione determinata 
dell'occupazione : Tuqu è circondato da insediamenti ebraici e l'esercito è particolarmente in evidenza. "I soldati vengono ogni notte a fare arresti", egli dice.
Fatima, la madre  dichiara che suo figlio voleva essere un shahid di Al-Aqsa (martire della causa) . Il padre dolente , Hassan, aggiunge :"Stava facendo quello che altri più giovani nel villaggio stavano facendo. Non era uscito per attaccare l'esercito - l'esercito è andato da lui "
Dopo che i soldati hanno portato via il corpo che giaceva sull'asfalto ai piedi della torre di guardia, Fatima si è avvicinata, accompagnata da parecchi familiari. Non sapeva se  il figlio era vivo o morto , ricorda di aver pregato i soldati di portarlo in ospedale in Israele . Il corpo è stato trasportato da un'ambulanza dell'  IDF alla vicina base dell'esercito. Alle 17.30 , un'ambulanza dall'ospedale Al-Hilal di Hebron ha trasportato il morto all'ospedale Al-Husseini a Beit Jalla, fuori Gerusalemme, dove i genitori di Qusai l'hanno visto.
Ci sono voluti quattro giorni ad Hassan al-Amour per trovare la forza di guardare il video della morte di suo figlio e non lo guarderà più  :  "Non posso crederci quando guardo il video. Ci sono ebrei che sono rimasti scioccati . Che posso dire vedendo mio figlio trascinato così? Che aveva fatto?"
I residenti di Tuqu sono convinti che i soldati erano là per  punire le ricorrenti dimostrazioni e tumulti  e  dare una lezione al villaggio ribelle. Il capo del consiglio locale Sabah e altri sono convinti che i soldati erano venuti questa volta con l'intenzione di uccidere .
  Musa Abu Hashhash, ricercatore sul campo per l'organizzazione per i diritti umani B'Tselem, attesta che non è comune per un singolo individuo essere colpito da un numero di munizioni vere sparate  da un fucile Ruger. Di solito  un singolo proiettile viene sparato nella direzione delle gambe, per "neutralizzare la minaccia ". Questa volta i soldati hanno sparato sei volte  contro  Qusai.
L'ufficio del portavoce IDF ha rilasciato la seguente dichiarazione  in risposta ad una richiesta di Haaretz: " Nel corso di un violento pubblico disordine   causato  da 200 palestinesi nel villaggio di Tuqu, incluso il lancio di pietre e  Molotov contro le forze di sicurezza, un tiratore della Polizia di Frontiera ha risposto con fuoco di un  fucile  contro uno dei rivoltosi. Una  unità dell'  IDF si è fatta strada verso il ferito con l'intenzione di fornirgli immediato trattamento medico. Mentre i militari stavano evacuando il ferito, sono state lanciate pietre  , così è stato rapidamente portato in un posto sicuro  per iniziare  il trattamento medico, a conclusione del quale è stata dichiarata la sua morte. La Polizia Israeliana ha iniziato un'indagine sull'incidente con il Dipartimento Investigazioni Criminali della Polizia Militare IDF".
Una notte dopo il funerale i soldati IDF hanno condotto un altro raid a Tuqu. Questa volta, hanno arrestato tre giovani : Dahlala Habas al-Amour, il cugino di Qusai, Mohammed al-Badan e Thamer al-Badan.  40 abitanti di Tuqu sono ora nelle prigioni israeliane.
Lunedì scorso, esattamente due settimane dopo l'incidente, abbiamo visto un pastore con il suo gregge nello stesso punto dove Qusai era caduto. Vedendo una macchina israeliana e due israeliani uscire dalla vettura , il pastore è scappato  e così le sue pecore.







 The outer wall of his house is now covered by a colossal photo enlargement, two stories high. That is how he looked in his final moments: Israel Defense Forces soldiers grabbing him by the hands and feet, hauling him as if he were a sack of potatoes, his head bumping hard against the rocks. Standing around are about 10 soldiers, looking on impassively at the outcome of their comrades’ actions.

The image covers the side of a house of mourning; the whole village can see it. At the bottom is a legend: “Do not say I was killed in my childhood. I will awaken those residing in the graves, and I will declare a revolution underground.”

It is not possible to remain unfeeling at a sight like this. Nor is it possible to be unmoved when watching the video footage that documents his killing: the shots fired at an otherwise unarmed stone-thrower who posed no danger to anyone, the 17-year-old lying helpless and motionless on the ground, the soldiers furiously charging at him, one them even stumbling and falling onto Qusai al-Amour’s body. Then you see two soldiers trying to pick him up, but he slips out of their grasp, at which point they start dragging him down the slope, with his head knocking about.

A video of the wounded teen being evacuated by Israeli soldiers after being shot during clashes. YouTube

He is either dead or dying at this stage, having been shot six times, there between the olive trees. They also fire rubber bullets at Hiyam, the victim’s older sister, when she tries to approach; she is compelled to run for her life, screaming as she hops on one foot after being hit. The 40-year-old mother of seven tried in vain to save her brother from the soldiers, and was herself hospitalized. And in the background the Israeli blue-and-white flag gaily flew on one of the armored jeeps parked nearby, to the everlasting glory of the IDF and the State of Israel.

This is how, on January 16, troops killed Qusai al-Amour, a 12th-grader from Tuqu, a Palestinian village of 14,000 located east of Bethlehem. Qusai woke up late that morning, as it was the semester break. He was the youngest child of Fatima, a housewife, and of Hassan, a stonecutter; he has 12 brothers and sisters. Qusai was a science major who dreamed of going to Algeria to study, as several other young people from his village have done. He went to pray and then left for Bethlehem to attend a physics enrichment workshop. Afterward, Qusai went to visit Hiyam, who lives near the entrance to the village.

A fortified army guard tower was installed four months ago along the approach road to Tuqu; anyone entering or exiting the village is now observed by soldiers. In the two weeks leading up to Qusai’s killing, the army often raided the village, by night and by day, to conduct arrests, and apparently to provoke the young people and abuse residents. It isn’t clear why. Since the flare-up in tensions, the road has been strewn with rocks and charred remnants of tires. Traversing the road requires drivers to adopt a slalom technique.and
read more: http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.769313?&ts=_1486163394844

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