Leggi la trascrizione integrale: la conferenza stampa congiunta di Trump e Netanyahu
IL
PRESIDENTE TRUMP: Molte grazie. Grazie. Oggi ho l’onore di dare il
benvenuto al mio amico, il primo ministro Benjamin Netanyahu, alla Casa
Bianca. Con la sua visita,…
zeitun.info
Haaretz | 15 febbraio 2017
La prima conferenza stampa congiunta del presidente USA Trump e del primo ministro israeliano Netanyahu.
IL
PRESIDENTE TRUMP: Molte grazie. Grazie. Oggi ho l’onore di dare il
benvenuto al mio amico, il primo ministro Benjamin Netanyahu, alla Casa
Bianca. Con la sua visita, gli Stati Uniti riconfermano ancora una volta
il proprio legame indissolubile con il nostro benamato alleato,
Israele. La collaborazione tra i nostri due Paesi, basata sui valori da
noi condivisi, ha promosso la causa della libertà dell’uomo, della
dignità e della pace. Questi sono gli elementi fondamentali della
democrazia.
Lo
Stato di Israele è un simbolo per il mondo di resistenza di fronte
all’oppressione – non posso pensare a nessun altro Stato che abbia
passato quello che è toccato a loro – e di sopravvivenza di fronte al
genocidio. Non dimenticheremo mai quello che ha sopportato il popolo
ebreo.
La
vostra perseveranza di fronte all’ostilità, la vostra democrazia aperta
di fronte alla violenza e il vostro successo nell’affrontare grandi
avversità è veramente fonte d’ispirazione. Le sfide per la sicurezza che
Israele ha dovuto affrontare sono enormi, compresa la minaccia delle
ambizioni nucleari dell’Iran, di cui io ho parlato parecchio. Uno dei
peggiori accordi che abbia mai visto è quello con l’Iran. La mia
amministrazione ha appena imposto nuove sanzioni e farò ancora di più
per evitare che l’Iran possa mai sviluppare – intendo dire mai – armi
nucleari.
La
nostra assistenza per la sicurezza nei confronti di Israele è
attualmente a un livello record, garantendo che Israele abbia la
capacità di difendersi dalle minacce, che purtroppo sono molte. I nostri
due Paesi continueranno a crescere. Abbiamo una lunga storia di
cooperazione nella lotta contro il terrorismo e contro coloro che non
danno valore alla vita umana. America e Israele sono due Nazioni che
onorano il valore di ogni vita umana.
Questa
è una delle molte ragioni per cui rifiuto azioni scorrette e di parte
contro Israele alle Nazioni Unite – che hanno appena trattato Israele,
secondo me in modo molto, molto scorretto – o in altri forum
internazionali, così come il boicottaggio che prende di mira Israele. La
nostra amministrazione è impegnata a lavorare con Israele e con i
nostri comuni alleati nella regione verso una maggiore sicurezza e
stabilità. Ciò include lavorare per un accordo di pace tra Israele e i
palestinesi. Gli Stati Uniti incoraggeranno un accordo di pace, e
veramente un grande accordo. Lavoreremo su questo con molto, molto
impegno. E’ molto importante anche per me – qualcosa che vogliamo fare.
Ma sono le stesse parti in causa che devono negoziare direttamente un
accordo. Noi staremo dietro di loro; lavoreremo con loro.
Come per ogni negoziato che abbia successo, entrambe le parti dovranno arrivare a compromessi. Lo sa, giusto? (risate)
IL PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Entrambe le parti.
IL
PRESIDENTE TRUMP: Voglio che il popolo israeliano sappia che gli Stati
Uniti stanno dalla parte di Israele nella lotta contro il terrorismo.
Come lei sa, primo ministro, le nostre due Nazioni condanneranno sempre
gli atti di terrorismo. La pace richiede che le Nazioni rispettino la
dignità della vita umana e siano una voce per tutti coloro che sono in
pericolo e dimenticati.
Questi
sono gli ideali a cui tutti aspiriamo e sempre aspireremo e per cui
siamo impegnati. Questo sarà il primo di molti altri incontri
produttivi. E io, di nuovo, primo ministro, la ringrazio molto per
essere con noi oggi.
Grazie, primo ministro.
IL
PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Presidente Trump, la ringrazio per
l’ospitalità davvero molto calorosa, che lei e Melania avete dimostrato
nei miei confronti, nei confronti di mia moglie Sara e di tutta la
nostra delegazione. Per me, per lo Stato di Israele, è stato così
chiaramente evidente nelle parole che ha appena detto – che Israele non
ha nessun miglior alleato degli Stati Uniti. E voglio assicurarle che
gli Stati Uniti non hanno nessun migliore alleato che Israele.
La
nostra alleanza è stata particolarmente forte, ma sotto la sua
direzione sono convinto che lo diventerà ancora di più. Sono ansioso di
lavorare con lei per potenziare notevolmente la nostra alleanza in ogni
campo – nella sicurezza, nella tecnologia, nell’informatica e nel
commercio, e in molti altri settori. E io sicuramente accolgo con favore
la sua sincera richiesta che Israele venga trattato in modo corretto
nei contesti internazionali e che le calunnie e il boicottaggio di
Israele siano fortemente avversati dal potere e dalla posizione morale
degli Stati Uniti d’America.
Come
lei ha detto, la nostra alleanza si basa su un legame profondo di
valori e interessi comuni. E, sempre più, questi valori ed interessi
sono sotto attacco da parte di una forza malvagia: il terrorismo
radicale islamico. Signor presidente, lei ha mostrato grande chiarezza e
coraggio nell’affrontare la sfida a viso aperto. Lei chiede di
affrontare il regime terroristico iraniano, impedendo all’Iran di
realizzare questo terribile affare dell’ arsenale nucleare. E lei ha
detto che gli Stati Uniti sono impegnati a impedire che l’Iran abbia
armi nucleari. Lei invoca la sconfitta dell’ISIS. Credo che, sotto la
sua guida, potremo contrastare la crescente marea dell’Islam radicale. E
in questo grande compito, come in molti altri, Israele ed io saremo con
lei.
Signor
presidente, nello sconfiggere l’Islam militante, possiamo cogliere
un’opportunità storica – perché, per la prima volta nella mia vita, e
per la prima volta nella storia del mio Paese, Paesi arabi della regione
non vedono Israele come un nemico, ma sempre più come un alleato. E
credo che sotto la sua direzione questo cambiamento nella nostra regione
crei un’opportunità senza precedenti per rafforzare la sicurezza e
promuovere la pace.
Cogliamo
insieme questo momento. Rafforziamo la sicurezza. Chiediamo nuovi
orizzonti di pace. Portiamo la straordinaria alleanza tra Israele e gli
Stati Uniti a livelli ancora maggiori.
Grazie. Grazie, signor presidente.
IL PRESIDENTE TRUMP: Grazie, grazie ancora.
Risponderemo ad alcune domande. David Brody, Televisione Cristiana [CBN, televisione evangelica di destra. Ndtr.]. David.
D.:
Grazie, signor presidente, signor primo ministro. Entrambi avete
criticato l’accordo nucleare con l’Iran e talvolta avete anche chiesto
di annullarlo. Mi chiedo se non siate preoccupati per quanto riguarda
non solo il consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Flynn, che
da poco non è più qui, ma anche alcuni di quei fatti che si sono
verificati in Russia riguardo alle comunicazioni – se questo non stia
ostacolando del tutto questo accordo, e se ciò impedirà all’Iran di
diventare uno Stato nucleare oppure no.
E
in secondo luogo, riguardo alle colonie, siete entrambi sulla stessa
lunghezza d’onda? Come definite esattamente quanto riguarda la questione
delle colonie? Grazie.
IL
PRESIDENTE TRUMP. Michael Flynn, il generale Flynn, è una persona
stupenda. Penso che sia stato trattato in modo veramente, veramente
scorretto dai media – come li chiamo io, i media bugiardi, in molti
casi. E penso che sia stata veramente una cosa triste che sia stato
trattato così male. Penso, inoltre, anche da parte dell’intelligence –
sono filtrati documenti, sono stati divulgati dei fatti. Sono azioni
criminali, e ciò è continuato per molto tempo – prima di me. Ma ora
continua, e ci sono persone che stanno cercando di utilizzarle come
alibi per la terribile sconfitta dei democratici con Hillary Clinton.
Penso
che sia veramente, veramente scorretto quello che è succeso al generale
Flynn, il modo in cui è stato trattato, e i documenti che sono stati
illegalmente – lo sottolineo – illegalmente divulgati. Molto, molto
scorretto.
Il
merito alle colonie, vorrei che vi soffermaste un attimo sugli
insediamenti. Troveremo una soluzione. Ma vorrei che si facesse un
accordo. Penso che si farà un accordo. So che ogni presidente lo avrebbe
voluto. La maggior parte di loro non ha iniziato fino a fine [mandato]
perché non ha mai pensato che fosse possibile. E non è stato possibile
perchè non l’hanno fatto.
Ma
Bibi [Netanyahu] ed io ci conosciamo da molto tempo – un uomo abile,
grande negoziatore. E penso che stiamo per raggiungere un accordo.
Potrebbe essere un accordo più complessivo e migliore di quanto le
persone in questa stanza abbiano mai sentito parlare. E’ possibile. Per
cui state a vedere quello che faremo.
IL PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Proviamoci.
IL PRESIDENTE TRUMP: Non sembra molto ottimista, ma -(Risate) – è un buon negoziatore.
IL PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Questa è “l’arte dell’accordo.” (Risate)
IL
PRESIDENTE TRUMP: Voglio anche ringraziare – voglio anche ringraziare –
Sara, per favore, ti puoi alzare? Su sei così adorabile e sei stata
così carina con Melania. Lo apprezzo moltissimo. (Applausi). Grazie. E’
il tuo turno.
IL PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Sì, prego, andiamo avanti.
D.
Molte grazie. Signor presidente, nella sua visione per la nuova pace in
Medio Oriente lei è pronto ad abbandonare la nozione della soluzione
dei due Stati che è stata adottata dalla precedente amministrazione? E
lei sarà disposto ad ascoltare idee diverse dal primo ministro, come
alcuni dei suoi alleati gli stanno chiedendo di fare, per esempio,
l’annessione di parti della Cisgiordania e nessuna limitazione per la
costruzione delle colonie? E un’altra domanda: sta per concretizzare la
sua promessa di spostare l’ambasciata USA in Israele a Gerusalemme? E se
è così, quando?
E,
signor primo ministro, lei è venuto qui stasera per dire al presidente
che sta facendo marcia indietro rispetto alla soluzione dei due Stati?
Grazie.
IL
PRESIDENTE TRUMP: Sto guardando ai due Stati e allo Stato unico, e mi
piace la soluzione che piace alle due parti. (Risate). Sono molto
contento di quello che piace alle due parti. Posso accettare una o
l’altra.
Ho
pensato per un momento che quella dei due Stati sembrasse la più facile
per entrambi. Ma onestamente, se Bibi e i palestinesi – se Israele e i
palestinesi sono contenti, sono contento di quella che loro
preferiscono.
Riguardo
allo spostamento dell’ambasciata a Gerusalemme, mi piacerebbe che
succedesse. Ce ne stiamo occupando molto, molto seriamente. Ce ne stiamo
occupando con molta attenzione – molta attenzione, credetemi. E staremo
a vedere cosa succede. Va bene?
IL
PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Grazie. Ieri ho letto che un funzionario
americano ha detto che se chiedi a cinque persone a cosa
assomiglierebbero due Stati, otterresti otto risposte diverse. Signor
presidente, se lei chiede a cinque israeliani, avrà in cambio 12
risposte diverse. (Risate).
Ma
piuttosto che occuparmi di etichette, voglio occuparmi di sostanza. E’
ciò che ho sperato di fare per anni in un mondo che è assolutamente
ossessionato dalle etichette e non dalla sostanza. Per cui ecco la
sostanza: ci sono due prerequisiti che ho esposto due anni fa – parecchi
anni fa, e non sono cambiati.
Primo,
i palestinesi devono riconoscere lo Stato ebraico. Devono smettere di
chiedere la distruzione di Israele. Devono smettere di formare il loro
popolo per la distruzione di Israele
Secondo,
in qualunque accordo di pace, Israele deve conservare il controllo
predominante per la sicurezza sull’intera zona ad ovest del fiume
Giordano. Perché se non l’abbiamo, sappiamo quello che succederà –
perché altrimenti avremo un altro Stato terroristico radicale islamico
nelle zone palestinesi che farà esplodere la pace, farà esplodere il
Medio Oriente.
Ora,
sfortunatamente, i palestinesi rifiutano categoricamente entrambi i
prerequisiti per la pace. Primo, continuano a sostenere la distruzione
di Israele – nelle loro scuole, nelle moschee, nel libri di testo.
Dovete leggerli per crederci.
Negano
persino, signor presidente, il nostro legame storico con la nostra
patria. E penso che dovreste chiedervi: perché – perché gli ebrei sono
chiamati così? Bene, i cinesi sono chiamati cinesi perchè vengono dalla
Cina. I giapponesi sono chiamati giapponesi perchè vengono dal Giappone.
Bene, gli ebrei sono chiamati giudei perché vengono dalla Giudea. E’ la
nostra terra ancestrale. Gli ebrei non sono colonialisti stranieri in
Giudea.
Perciò,
sfortunatamente, non solo i palestinesi negano il passato, ma
avvelenano anche il presente. Danno il nome di assassini di massa, che
hanno ucciso israeliani, a pubbliche piazze, e devo dire che hanno
assassinato anche americani. Finanziano – danno sussidi mensili a
famiglie di assassini, come la famiglia del terrorista che ha ucciso
Taylor Force, un magnifico giovane americano, un laureato di West Point,
che è stato accoltellato a morte mentre visitava Israele.
Perciò
questa è la fonte del conflitto – il costante rifiuto palestinese di
riconoscere lo Stato ebraico all’interno di qualunque confine: questo
costante rifiuto. Questa è la ragione per cui non abbiamo la pace. Ora,
ciò deve cambiare. Voglio che cambi. Non solo non ho abbandonato questi
due prerequisiti per la pace; sono diventati ancora più importanti a
causa della crescente ondata di fanatismo che ha travolto il Medio
Oriente ed ha anche, sfortunatamente, infettato la società palestinese.
Quindi
voglio che questo cambi. Voglio questi due prerequisiti per la pace –
sostanza, non etichette – voglio che siano reintrodotti. Ma se qualcuno
pensa che io, in quanto primo ministro di Israele, responsabile della
sicurezza del mio Paese, voglia ciecamente andare verso uno Stato
palestinese terrorista che vuole la distruzione del mio Paese, si
sbaglia di grosso.
I
due prerequisiti per la pace – riconoscimento dello Stato ebraico e le
necessità di sicurezza di Israele a ovest del Giordano- rimangono in
vigore. Dobbiamo cercare nuove vie, nuove idee su come ripristinarli e
come mandare avanti la pace. E io credo che la grande opportunità per la
pace venga da un approccio regionale che coinvolga i nostri nuovi
alleati arabi nella ricerca di una pace più complessiva e una pace con i
palestinesi.
E
io sono ansioso di discuterne nei dettagli con lei, signor presidente,
perché penso che se lavoriamo insieme, abbiamo una possibilità.
IL
PRESIDENTE TRUMP: E ne abbiamo discusso, ed è una cosa che è molto
diversa, che non è mai stata discussa prima. Ed è veramente una faccenda
molto più grande, molto più importante, in un certo senso. Coinvolgerà
molti, molti Paesi e coprirà un territorio molto ampio. Per cui non
sapevo che stesse per parlarne, ma è così e questo è… ora che lo ha
fatto, penso che sia una cosa enorme e che abbiamo una collaborazione
veramente buona da popoli che in passato non avrebbero mai, non hanno
mai neanche pensato di farlo. Per cui vedremo come questo funzionerà.
Katie di Townhall [sito conservatore di notizie. Ndtr.]. Dov’è Katie? Là. Katie.
D.
Grazie, signor presidente. Nelle sue considerazioni iniziali lei ha
detto che entrambe le parti dovranno arrivare a compromessi quando si
arriverà a un accordo di pace. Lei ha menzionato un blocco alle colonie.
Ci può esporre qualche altro compromesso specifico a cui lei sta
pensando, sia per gli israeliani che per i palestinesi?
E,
signor primo ministro, che cosa si aspetta dalla nuova amministrazione
su come modificare l’accordo nucleare con l’Iran o annullarlo del tutto,
e come lavorare complessivamente con la nuova amministrazione per
combattere la crescente aggressività dell’Iran, non solo negli ultimi
mesi ma anche negli ultimi due anni?
IL
PRESIDENTE TRUMP: E’ davvero una domanda interessante. Penso che gli
israeliani debbano dimostrare una certa flessibilità, il che è
difficile, difficile da fare. Dovranno dimostrare il fatto che vogliono
davvero fare un accordo. Penso che il nostro nuovo concetto che abbiamo
discusso in effetti per un po’ di tempo è qualcosa che consenta loro di
mostrare maggiore flessibilità di quella che hanno avuto in passato
perché c’è un canovaccio molto più ampio da recitare. E penso che lo
faranno.
Penso
che a loro piacerebbe molto arrivare ad un accordo o non sarei contento
e non sarei qui e non sarei così ottimista. Io penso davvero che loro –
posso dire dal punto di vista di Bibi e di Israele, credo davvero che
vogliano fare un accordo e che vogliano vedere un grande accordo.
Penso
che i palestinesi debbano liberarsi di parte dell’odio che hanno
insegnato loro fin dall’infanzia. Hanno insegnato loro un odio
terribile. Ho visto quello che insegnano. E tu puoi parlare anche lì di
flessibilità, ma iniziano dalla tenera età e nelle scuole. E devono
riconoscere Israele – dovranno cominciare a farlo. Non c’è modo di fare
un accordo se non sono disposti a riconoscere un Paese veramente grande e
importante. E penso che saranno disponibili anche a questo. Ma ora
credo anche, Katie, che avremo altri attori ad un livello molto alto, e
penso che ciò renderà più facile sia ai palestinesi che a Israele
ottenere qualcosa.
Va bene? Grazie. Domanda molto interessante. Grazie.
IL
PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Lei ha chiesto dell’Iran. Una cosa è impedire
che l’Iran abbia armi nucleari – una cosa che il presidente Trump ed io
crediamo di essere molto impegnati a fare. E noi stiamo naturalmente
per discutere di questo.
Oltre
a questo penso che il presidente Trump abbia guidato un’importante
iniziativa nelle ultime settimane, appena ha assunto la presidenza. Ha
sottolineato che ci sono violazioni, violazioni iraniane sui test dei
missili balistici. Tra l’altro su questi missili balistici c’è scritto
in ebraico “Israele deve essere distrutto.” Il palestinese… anzi, il
ministro degli Esteri iraniano Zafir ha affermato, bene, i nostri
missili balistici non sono pensati contro nessun Paese. No. Scrivono sul
missile in ebraico: “Israele deve essere distrutto.”
Per
cui sfidare l’Iran sulle sue violazioni in merito ai missili balistici,
imporre sanzioni contro Hezbollah [gruppo armato sciita libanese.
Ndtr.], impedirglielo, far pagare a loro per il terrorismo che fomentano
in tutto il Medio Oriente ed altrove, molto al di là [del Medio
Oriente] – credo che sia un cambiamento che è chiaramente evidente da
quando il presidente Trump ha assunto la presidenza. Ne sono lieto.
Penso che sia – lasciatemelo dire molto esplicitamente: credo che sia
molto tardi, e penso che se lavoriamo insieme – e non solo gli Stati
Uniti e Israele, ma molti altri nella regione che vedono in faccia le
grandi dimensioni e il pericolo della minaccia iraniana, allora ritengo
che possiamo respingere l’aggressività iraniana e il pericolo. E si
tratta di qualcosa che è importante per Israele, per gli Stati arabi, ma
penso che sia di vitale importanza per l’America. Quei tizi stanno
sviluppando ICBM [missili balistici intercontinentali]. Stanno
sviluppando – vogliono arrivare ad avere un arsenale nucleare, non una
bomba, centinaia di bombe. E vogliono avere la capacità di lanciarli
ovunque sulla terra, compreso, e soprattutto, un giorno, sugli Stati
Uniti.
Quindi
è una cosa importante per tutti noi. Mi rallegro del cambiamento, e
intendo lavorare con il presidente Trump molto da vicino in modo che
possiamo contrastare questo pericolo.
IL PRESIDENTE TRUMP: Ottimo. Avete qualcun altro?
IL PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Moav?
D.
Signor presidente, a partire dalla sua campagna elettorale ed anche
dopo la sua vittoria, abbiamo assistito ad un’impennata di incidenti
antisemiti negli Stati Uniti. E mi chiedo cosa lei dica a quelli, tra la
comunità ebraica negli Stati Uniti, e in Israele, e forse in tutto il
mondo, che credono e sentono che la sua amministrazione sta giocando con
la xenofobia e forse con toni razzisti.
E,
signor primo ministro, lei è d’accordo con quello che ha appena detto
il presidente in merito alla necessità per Israele di limitare o
bloccare l’attività di colonizzazione in Cisgiordania? E una piccola
aggiunta alle domande del mio amico – una semplice domanda: ha
abbandonato la sua visione per la fine del conflitto della soluzione dei
due Stati, come l’ha enunciata nel discorso di Bar-Ilan [università
israeliana. Ndtr.], o lei continua ad appoggiarla? Grazie.
IL
PRESIDENTE TRUMP: Voglio solo dire che siamo molto onorati dalla
vittoria che abbiamo avuto – 306 voti del collegio elettorale. Non
pensavamo di superare i 220. Lo sa, vero? Non c’era modo di arrivare a
221, ma allora hanno detto che non si poteva arrivare a 270. E c’è un
enorme entusiasmo in giro.
Dirò
che stiamo per avere pace in questo Paese. Stiamo per porre fine al
crimine in questo Paese. Stiamo per fare ogni cosa in nostro potere per
porre fine al razzismo a lungo covato e ad ogni altra cosa che sta
succedendo, perché molte cose malvagie sono successe per un lungo
periodo di tempo.
Credo
che una delle ragioni per cui ho vinto le elezioni è che abbiamo una
Nazione molto, molto divisa. Molto divisa. E, auspicabilmente, sarò in
grado di fare qualcosa a questo proposito. E, sapete, è stata una cosa
molto importante per me.
Riguardo
alla gente – gli ebrei- molti amici, una figlia che è appena arrivata
qui, un genero e tre bellissimi nipoti. Penso che vedrete degli Stati
Uniti molto diversi nei prossimi tre, quattro o otto anni. Penso che
avverranno molte cose buone, e state per vedere molto amore. State per
vedere molto amore. Va bene? Grazie.
IL
PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Credo che la questione delle colonie non sia
al centro del conflitto, né lo stia davvero guidando. Penso che sia un
problema, deve essere risolto nel contesto dei negoziati di pace. E
penso che dobbiamo parlare anche di questo, il presidente Trump ed io,
in modo da arrivare ad una comprensione, quindi non dobbiamo continuare a
scontrarci tutto il tempo su questo problema. E stiamo per discuterne.
Sulla
domanda che ha fatto, lei con la sua domanda è proprio tornato sul
problema di cui ho parlato. E’ l’etichetta. Cosa intende Abu Mazen per
due Stati, va bene? Cosa intende? Uno Stato che non riconosce lo Stato
ebraico? Uno Stato che è fondamentalmente disposto ad attacchi contro
Israele? Di cosa stiamo parlando? Stiamo parlando del Costarica, o
stiamo parlando di un altro Iran?
Quindi
ovviamente ciò significa cose diverse. Vi ho detto quali sono le
condizioni che credo siano necessarie per un accordo: sono il
riconoscimento dello Stato ebraico e il controllo della sicurezza di
Israele- di Israele – nell’intera area. Altrimenti stiamo solo
fantasticando. Altrimenti avremo un altro Stato fallito, un’altra
dittatura islamista terrorista che non lavorerà per la pace ma per
distruggerci, ma anche per distruggere ogni speranza – ogni speranza –
per un futuro pacifico per il nostro popolo.
Quindi
sono stato molto chiaro in merito a queste condizioni, e non sono
cambiate. Non ho cambiato. Se lei legge quello che ho detto otto anni
fa, è proprio questo. E l’ho ripetuto ancora e ancora e ancora. Se lei
vuole occuparsi di etichette, si occupi di etichette. Io mi occuperò di
cose concrete.
E
in conclusione, se posso rispondere a qualcosa che conosco per
esperienza personale. Conosco da molti anni il presidente Trump, e per
accennare a lui e alla sua gente – i suoi collaboratori, alcuni dei
quali conosco, anche loro, da molti anni. Posso rivelare, Jared, da
quanto ti conosco? (Risate.) Bene, non è mai stato piccolo. E’ sempre
stato grande. E’ sempre stato alto.
Ma
io conosco il presidente e la sua famiglia e i suoi collaboratori da
molto tempo, e non c’è maggior sostenitore del popolo ebraico e dello
Stato ebraico del presidente Donald Trump. Penso che dovremmo smetterla
con questa storia.
IL PRESIDENTE TRUMP: Molte grazie. Molto gentili. Lo apprezzo molto.
IL PRIMO MINISTRO NETANYAHU: Grazie.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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