L’uomo che mette in salvo il patrimonio archeologico della Palestina nella sua cantina a Gaza


L’uomo che mette in salvo il patrimonio archeologico della Palestina nella sua cantina a Gaza
Ahmed el-Komi أحمد الكومي

Tradotto da  Gianna Carroni


Per proteggere la storia archeologica della Palestina, Marwan Shahwan ha trasformato la cantina di una casa a Gaza in un museo che ospita una decina di migliaia di reperti che l’uomo ha raccolto da decenni.
KHAN YUNIS, Striscia di Gaza – Il cittadino palestinese Marwan Shahwan ha trasformato la cantina della sua casa a Khan Yunis in un museo archeologico. La sua collezione privata consta di diecimila reperti collezionati nell’arco di oltre trent’anni, testimonianze della storia di ben sette civiltà che hanno definito la Palestina come la propria casa: le civiltà egizia, greca, romana, bizantina, islamica, mamelucca e ottomana.
Shahwan acquistò il primo reperto archeologico negli anni Ottanta in un mercatino rionale. Si tratta di una teiera in rame che, come gli rivelò in seguito un archeologo, costituisce un pregiato manufatto di epoca ottomana. Carpentiere e decoratore d’interni, Shahwan ha progettato e costruito un museo per ospitare ed esporre i suoi reperti.
Shahwan ha raccontato al quotidiano online Al-Monitor che a spingerlo a collezionare resti archeologici furono le storie che gli raccontava suo nonno su un ufficiale israeliano di nome Moshe Dayan, il quale dopo la Guerra del 1967 aveva acquistato manufatti in grande quantità, classificandoli come parte della storia di Israele. “Questo mi ha spinto”, ha aggiunto Shahwan, "a collezionare antichità: volevo preservare il patrimonio culturale palestinese.”

Il museo archeologico, il più grande a Gaza, raccoglie una gran varietà di pezzi, incluse pietre rare e monete, così come una copia storica del Corano risalente all’età d’oro dell’Islam.

Shahwan ha dedicato un’ala del museo ai reperti palestinesi. L’esposizione comprende abiti di donne palestinesi prima della Nakba, l’esodo palestinese del 1948, strumenti musicali utilizzati durante le cerimonie nuziali e vecchi attrezzi agricoli, inclusi un’antica giara per l’acqua in terracotta e un mulino di epoca faraonica.

In un’altra ala sono esposte armi antiche risalenti all’Impero Ottomano e altre usate durante la Prima e la Seconda guerra mondiale, oltre a scatole per le munizioni in piombo del periodo del Mandato britannico. Shahwan possiede anche una statua in pietra di Alessandro Magno. I suoi reperti sono inestimabili, commenta.

Ha osservato che il museo è diventato la meta di molti turisti che visitano la striscia di Gaza, aggiungendo che tra i visitatori ci sono state anche delegazioni diplomatiche, compresi l’ambasciatore norvegese e il Ministro dell’Informazione cinese, oltre a studenti, ricercatori e stranieri appassionati di archeologia.

Shahwan ha spiegato che spende la maggior parte del suo tempo acquistando e raccogliendo reperti archeologici. Spera che le autorità facciano qualcosa di concreto per sostenere il museo e i suoi proprietari, poiché il loro lavoro è vitale per la salvaguardia delle testimonianze storiche di un’identità palestinese unica.

Shahwan ha rivelato che spesso acquista oggetti da venditori che ne ignorano il reale valore.

Attende con impazienza il giorno in cui potrà aprire un museo più grande e partecipare a esposizioni archeologiche internazionali al di fuori della striscia di Gaza, così da mostrare i suoi ritrovamenti archeologici sulle diverse civiltà che abitarono la Palestina.

Lo storico di Gaza Nasser al-Yafawi si è espresso in termini elevati riguardo al museo di Shahwan, affermando che espone i tesori delle antiche civiltà della Palestina, tra cui una collezione di vasellame in creta riconducibile a periodizzazioni differenti, riferibili alle civiltà romana, bizantina e islamica. Ha tuttavia segnalato che “Il museo ha una disperata necessità di strumentazione specialistica per la conservazione dei reperti.”

Yafawi ha insistito con Al-Monitor sull’importanza di progetti come quello di Shahwan in un periodo in cui i palestinesi stanno combattendo con Israele una battaglia incentrata sull’eredità culturale e storica. Ha poi aggiunto: “Questi ritrovamenti archeologici devono essere utilizzati in favore della nostra causa di salvaguardia del patrimonio palestinese. Devono essere esibiti presso un museo nazionale completo, come testimonianze delle civiltà che erano presenti in Palestina nei diversi periodi storici.”

Ha lanciato un appello agli enti educativi nella striscia di Gaza affinché organizzino visite formative al museo archeologico, così da arricchire la consapevolezza storica degli studenti.

Secondo il Ministero del Turismo e dell’Archeologia, nella striscia di Gaza esistono dieci musei privati. Ahmed al-Barsh, direttore generale del Patrimonio culturale e delle Antichità presso il Ministero del Turismo e dell’Archeologia a Gaza, ha spiegato ad Al-Monitor che il ministero visita e registra i musei privati e tiene un inventario di tutti i reperti esposti.

Ha inoltre affermato che, mentre tali musei sono considerati proprietà private, i proprietari non sono autorizzati a vendere o a disporre di alcuno degli oggetti esposti senza operare congiuntamente al ministero. “Questi [manufatti] sono proprietà dello stato e devono essere preservati”, ha detto.

Barsh ha osservato che il ministero punta alla creazione di un museo nazionale nella striscia di Gaza, ma è ostacolato da una carenza di risorse finanziarie unita agli alti costi di costruzione. Il ministero possiede attualmente due musei nel centro di Gaza, il  Museo del Palazzo Basha e il Museo di Deir al-Balah.

Gaza è una delle più antiche città al mondo, fondata dagli arabi cananei intorno al primo millennio a.C. Gli arabi la chiamarono Hashim come il nonno del profeta Maometto, Hashim bin Abd Manaf. Nel corso dei vari periodi storici, è stata un crocevia di traffici per viaggiatori e carovane, e un centro commerciale internazionale.

Gli egiziani coniarono il nome “striscia di Gaza” quando la regione cadde sotto il loro controllo in seguito all’armistizio tra Egitto e Israele nel 1949.

Il turismo a Gaza si basa prevalentemente sui siti storici e archeologici, alcuni dei quali risalgono a migliaia di anni fa. Ci sono centocinquanta case antiche riconosciute nella striscia di Gaza, venti moschee storiche, tre chiese, un antico mercato, un’antica fontana e due stanze di preghiera, oltre a quindici altri siti archeologici. Le antichità nella striscia di Gaza sono in grave pericolo non solo di essere trascurate, ma anche completamente distrutte, in quanto sono spesso il bersaglio delle forze armate israeliane.

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