Neve Gordon Foucault in Palestina – Zeitun
Si
tratta di un libro pubblicato originariamente in inglese nel 2008. Come
ricorda l’autore nella prefazione all’edizione italiana, dati i
numerosi cambiamenti della situazione nell’area compresa tra il Nord
Africa e il Medio oriente, si potrebbe pensare ad un saggio pubblicato
in italiano fuori tem...
zeitun.info
di Amedeo Rossi
Neve Gordon .L’occupazione israeliana, Diabasi, Parma, 2016.
Si
tratta di un libro pubblicato originariamente in inglese nel 2008. Come
ricorda l’autore nella prefazione all’edizione italiana, dati i
numerosi cambiamenti della situazione nell’area compresa tra il Nord
Africa e il Medio oriente, si potrebbe pensare ad un saggio pubblicato
in italiano fuori tempo. Invece sia l’impostazione dell’analisi che la
sostanziale continuità dell’espansione israeliana a danno dei
palestinesi rendono questo libro estremamente attuale: “Ciò che trovo preoccupante ” scrive l’autore “è
il fatto di poter ancora assumere, a dispetto dei drastici cambiamenti
in Medio Oriente, la dichiarazioni pessimistiche esposte alla fine
dell’edizione del 2008.”
Gordon
analizza l’evoluzione dell’occupazione israeliana in base alle tre
modalità di esercizio del potere individuate da Foucault: disciplinare,
biopotere e sovrano. Il primo riguarda il controllo ed il
condizionamento delle pratiche sociali anche a livello della vita
quotidiana degli individui, omologandoli e allo stesso tempo
differenziandoli, in quanto assegna ad ognuno una funzione specifica. Il
secondo opera in modo simile, ma cercando di condizionare il
comportamento della popolazione soggetta nel suo complesso. Infine, il
potere sovrano riguarda il potere affidato alle istituzioni giuridiche e
repressive, che impongono norme e sospendono diritti in modo
assolutamente arbitrario.
Tutte
queste modalità di dominazione sono state messe in atto da Israele fin
dal ’67. Tuttavia secondo Gordon nel corso dei decenni si è assistito ad
un progressivo spostamento dall’enfasi posta sulle prime due modalità
alla prevalenza del potere sovrano, pur rimanendo costanti gli apparati
giuridico – amministrativi e repressivi: “La
tesi centrale del volume è che certi elementi della struttura
dell’occupazione, e non delle decisioni prese da un determinato politico
o funzionario dell’esercito, abbiano modificato le forme di
controllo…l’occupazione operò per molti anni secondo il principio di
colonizzazione, con il quale intendo il tentativo di amministrare la
vita della popolazione e normalizzare la colonizzazione sfruttando nel
contempo le risorse del territorio (in questo caso la terra, l’acqua e
la manodopera”. Ma, sostiene
l’autore, con il tempo le contraddizioni strutturali hanno portato,
negli anni ’90, al principio di separazione, cioè alla rinuncia ad
amministrare la popolazione, continuando però a sfruttare le risorse.
Gordon
individua cinque fasi: il governo militare (1967-1980),
l’amministrazione civile (1981-1987), la prima Intifada (1988-1993), gli
anni di Oslo (1994-2000) e la seconda Intifada (2001-2008). Fin dai
primi giorni dell’occupazione normative e decisioni politiche cercarono
di separare la gestione della popolazione palestinese da quella sulla
terra in cui essa vive. Tuttavia fino alla scoppio della prima Intifada
prevalsero il potere disciplinare ed il biopotere: Israele esercitò una
metodica repressione di qualsiasi forma di organizzazione politica e
nazionale dei palestinesi, intervenendo nel contempo per inserire i
Territori occupati e la loro economia nel contesto israeliano in
funzione complementare e subordinata. L’autore definisce questa fase
come “colonialismo ‘civilizzatore'” ed identifica il tentativo di
rendere l’occupazione poco visibile, separando la repressione politica
dalla gestione della quotidianità della popolazione palestinese.
Addirittura, nei primi 10 anni di occupazione il livello di vita della
popolazione palestinese è migliorato, grazie alla promozione della
produzione agricola e all’inserimento della manodopera palestinese
nell’economia israeliana, con un aumento annuo del PIL dal 1973 al 1980
del 9% in Cisgiordania e del 60% a Gaza. Contemporaneamente la
repressione colpiva ogni forma di rivendicazione politica ed identitaria
dei palestinesi. Ma progressivamente, anche a causa del permanere di
forme di resistenza palestinese, Israele ha abbandonato le modalità
dell’ occupazione “consensuale”, accentuando sempre di più le forme di
repressione più aperte e violente ed il processo di colonizzazione, fino
a dispiegare le forme più violente di repressione durante la Prima
Intifada.
Gli accordi di Oslo non hanno rappresentato un cambiamento positivo della situazione: “…l’obiettivo
principale di Israele in quel processo fu di trovare un modo diverso
per gestire la popolazione palestinese, e continuare nel contempo a
controllare la terra.” Questo progetto ha consentito ad Israele di “esternalizzare ad un subappaltatore”
il controllo sulla popolazione, affidandolo almeno in parte
all’Autorità Palestinese, senza peraltro rinunciare ad interventi
diretti e conservando il controllo effettivo sul territorio.
La drammatica situazione del 2008 viene così descritta dall’autore: “Israele
oggi agisce principalmente distruggendo le garanzie sociali più vitali e
riducendo i membri della società palestinese a quello che Giorgio
Agamben ha chiamato “homo sacer”, persone a cui può esser tolta
impunemente la vita.” Nel frattempo la situazione non ha fatto che peggiorare, come Gordon aveva a suo tempo previsto nelle conclusioni: “Qualsiasi
tentativo di raggiungere o d’imporre una soluzione al conflitto senza
riunire il popolo palestinese con la sua terra, offrendo loro piena
sovranità sul territorio, tra cui il monopolio della violenza legittima
ed i mezzi di movimento, porterà alla fine a più contraddizioni, e il
ciclo della violenza sicuramente riprenderà.” Quanto
sta avvenendo negli ultimi due anni, caratterizzati dall’espansione
della colonizzazione, da attacchi individuali dei palestinesi e da una
violenza israeliana sempre più indiscriminata, sembra dargli ragione.
Amedeo Rossi è
laureato in Lettere moderne ed ha frequentato il master in Storia e
Scienze Sociali presso FLACSO (Facultades Latinoamericanas de Ciencias
Sociales) di Buenos Aires. Ha lavorato come insegnante, con una ong
torinese e dal 2000 al 2010 ha collaborato con alcuni centri di ricerca
in progetti sull’immigrazione. Da qualche anno si occupa del conflitto
israelo-palestinese, partecipa alle attività del movimento BDS
(Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) ed è uno dei traduttori di
Zeitun.info.
Commenti
Posta un commento