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Rapporto OCHA del periodo 10 – 23 gennaio 2017 (due settimane)
In Cisgiordania, nel corso di tre distinti episodi, le forze israeliane hanno ucciso, con armi da fuoco, tre palestinesi.
zeitun.info
Tra essi un minore 17enne, ucciso il 10
gennaio all’ingresso del villaggio di Tuqu’ (Betlemme), durante scontri
che hanno visto lanci di pietre e di bottiglie incendiarie. Gli altri
due morti sono un 32enne palestinese, ucciso lo stesso giorno, in
circostanze controverse, durante una operazione di ricerca nel Campo
profughi di Al Far’a (Tubas) ed un uomo di 44 anni, ucciso il 17 gennaio
ad un posto di blocco vicino alla città di Tulkarem: a quanto riferito,
avrebbe tentato di pugnalare un soldato israeliano. Secondo i media, le
autorità israeliane hanno aperto un’indagine sul primo episodio.
In Area C e Gerusalemme Est, per
mancanza dei permessi edilizi israeliani, le autorità israeliane hanno
demolito o sequestrato 44 strutture, sfollando 17 palestinesi, tra cui
cinque minori, e coinvolgendone altri 3.300. Due dei casi più
rilevanti sono avvenuti in Area C, presso due piccole comunità di
pastori: a Jericho (Al Jiftlik-Abu al ‘Ajaj) e Nablus (Tell al
Khashabeh) dove sono state demolite 19 strutture, di cui 15 fornite come
assistenza umanitaria. Sempre in Area C, vicino alla città di Hebron
(Al Buweib), le autorità israeliane hanno distrutto parte di una strada
agricola, colpendo la sussistenza di circa 3.000 persone. Altre 11
strutture non abitative sono state demolite nella zona di Jabal al
Mukabber di Gerusalemme Est, dove viveva l’autore dell’aggressione
dell’8 gennaio scorso [aggressione con camion, riportata nel Rapporto precedente]: 45 persone sono state colpite da queste demolizioni.
Sempre in seguito all’aggressione con
camion dell’8 gennaio, la municipalità di Gerusalemme ha consegnato
notifiche avverso circa 80 edifici della zona di Jabal Al Mukabber,
relative a “violazioni di pianificazione e zonizzazione”. Una prima
valutazione effettuata da OCHA prevede che, se sarà dato seguito a tali
notifiche, più di 240 famiglie (circa 1.200 persone) che vivono negli
edifici coinvolti rischieranno lo sfollamento. È stato anche riferito
che la casa di famiglia del colpevole, prima della demolizione punitiva,
è stata oggetto di provvedimenti da parte delle autorità.
In Cisgiordania, durante molteplici scontri, le forze israeliane hanno ferito 26 palestinesi, tra cui dodici minori.
Il numero più alto di ferimenti (10) sono stati registrati nella città
di Ar Ram (Gerusalemme), durante scontri scoppiati nel corso di una
demolizione. Altri scontri, con conseguenti ferimenti, si sono
verificati durante le manifestazioni settimanali a Kafr Qaddum
(Qalqiliya) e Ni’lin (Ramallah); all’entrata della città di Hizma
(Gerusalemme) e nel villaggio Tuqu ‘(Betlemme); in seguito all’ingresso
di coloni israeliani alla Tomba di Giuseppe nella città di Nablus;
infine, durante quattro operazioni di ricerca-arresto.
In totale, in Cisgiordania, nel periodo di riferimento, le forze israeliane hanno condotto 199 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 288 palestinesi. Il numero più alto di operazioni (67) e di arresti (97) si è avuto nel governatorato di Gerusalemme.
Nella Striscia di Gaza, in almeno 38
casi, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento verso – o
hanno sparato direttamente contro – palestinesi presenti o in
avvicinamento ad Aree ad Accesso Riservato (ARA), imposte da Israele su
terraferma ed in mare. Come risultato, sono stati segnalati cinque
palestinesi feriti, tra cui tre pescatori e una bambina di dieci anni.
In altri sei casi, le forze israeliane hanno arrestato undici
palestinesi: due commercianti che stavano attraversando il valico di
Erez controllato da Israele, cinque pescatori in mare e altri tre civili
che cercavano di entrare illegalmente in Israele.
Secondo fonti dei Consigli di villaggio, in
due distinti episodi verificatisi a Beit Lid (Tulkarem) e Turmus’ayya
(Ramallah), 56 alberi di proprietà palestinese sono stati vandalizzati
da coloni israeliani. Inoltre, a Burqa (Nablus), un palestinese è
stato fisicamente aggredito e ferito da un gruppo di coloni israeliani
mentre lavorava sul proprio terreno. In Cisgiordania coloni israeliani
ed altri gruppi israeliani sono entrati in diversi siti religiosi,
innescando con palestinesi alterchi e scontri conclusi senza feriti. I
siti interessati comprendono il Complesso Al Haram Ash Sharif / Monte
del Tempio a Gerusalemme Est, un santuario nel villaggio Sabastiya
(Nablus) e le Piscine di Salomone nel villaggio di Al-Khader (Betlemme).
I media israeliani hanno riportato 17
casi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie da parte di
palestinesi contro veicoli di coloni israeliani: sono stati segnalati
danni a diversi veicoli, ma nessun ferito. Inoltre,
nell’attraversamento di Shu’fat (Gerusalemme Est), la metropolitana
leggera ha subito danni per lancio di sassi da parte di palestinesi.
Durante il periodo di riferimento, il valico di Rafah, sotto controllo egiziano, è rimasto chiuso in entrambe le direzioni.
Nel corso del 2016 il valico è stato parzialmente aperto per soli 44
giorni. Secondo le autorità palestinesi di Gaza, circa 20.000 persone,
inclusi i casi umanitari, sono registrate e in attesa di uscire da Gaza
attraverso Rafah.
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Ultimi sviluppi (fuori dal periodo di riferimento)
Il 25 gennaio, all’ingresso dell’
insediamento di Kochav Ya’akov (Ramallah), le forze israeliane hanno
ucciso un palestinese nel corso di una presunta aggressione tramite
speronamento con auto; non sono stati segnalati feriti israeliani.
Il 26 gennaio, il Ministero degli Interni israeliano
ha annunciato la revoca dei “permessi di ricongiungimento familiare” ad
un certo numero di membri della famiglia del palestinese che, l’8
gennaio, ha messo in atto una aggressione contro soldati israeliani.
nota 1:
I
Rapporti ONU OCHAoPt vengono pubblicati settimanalmente in lingua
inglese, araba ed ebraica; contengono informazio-ni, corredate di dati
statistici e grafici, sugli eventi che riguardano la protezione dei
civili nei territori palestinesi occupati.
sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
L’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, traduce in italiano (vedi di seguito) l’edizione inglese dei Rapporti.
la versione in italiano è scaricabile dal sito Web della Associazione per la pace – gruppo di Rivoli, alla pagina:
nota 2: Nella versione italiana non sono riprodotti i dati statistici ed i grafici. Le scritte [in corsivo tra parentesi quadre]
sono talvolta aggiunte dai traduttori per meglio esplicitare situazioni e contesti che gli estensori dei Rapporti
a volte sottintendono, considerandoli già noti ai lettori abituali.
nota 3: In caso di discrepanze (tra il testo dei Report e la traduzione italiana), fa testo il Report originale in lingua inglese.
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