Amira Hass :Obiettivi illegittimi su entrambi i lati del confine israeliano
Amira Hass, 2 marzo 2017,Haaretz E’ proporzionato bombardare la città di Kochav Ya’ir, dove vivono comandanti in capo e dirigenti…
Zeitun
E’
proporzionato bombardare la città di Kochav Ya’ir, dove vivono
comandanti in capo e dirigenti politici, mentre i residenti stanno
dormendo o cenando con le loro famiglie? Questa è un’infame domanda che
non ha diritto di essere posta. Ma Israele molto tempo fa ha dato una
risposta affermativa alla domanda generale: è proporzionato distruggere
quartieri e bombardare case con dentro famiglie intere – bambini,
anziani, donne e neonati?
Sì,
ha detto Israele con i suoi bombardamenti su Gaza e il Libano. E’
proporzionato perché abbiamo anche ucciso – o intendevamo uccidere –
comandanti militari, militanti e alti dirigenti politici delle
organizzazioni palestinesi e libanesi.
Ecco
ciò che la procura militare ha scritto riguardo ad uno dei tanti
attacchi che hanno ucciso civili durante l’offensiva a Gaza dell’estate
2014:
“L’attacco
era mirato a….un alto comandante, equivalente a vice comandante di
brigata, nell’organizzazione terroristica palestinese Jihad
Islamica…Durante la pianificazione dell’attacco è stato calcolato che
molti civili si sarebbero potuti trovare nella struttura e che la
dimensione del danno a civili non sarebbe stata eccessiva a fronte del
significativo vantaggio militare che ci si attendeva di ottenere come
risultato dell’attacco…A posteriori, l’obiettivo dell’attacco è stato
gravemente ferito e (altri due membri attivi della Jihad Islamica) sono
stati uccisi insieme a quattro civili.
L’attacco
si è attenuto al principio di proporzionalità, poiché quando è stata
presa la decisione di attaccare è stato valutato che il danno
collaterale atteso non sarebbe stato eccessivo a fronte del vantaggio
militare che ci si attendeva di conseguire…Uno specifico avvertimento
prima dell’attacco nei confronti degli occupanti della struttura in cui
si trovava l’obbiettivo, o degli occupanti delle strutture adiacenti,
non era legalmente richiesto e avrebbe potuto compromettere lo scopo
dell’attacco.”
Gli
attacchi a Gaza hanno introdotto nel nostro mondo tre espressioni che
non hanno diritto di esistere: “uccisioni proporzionate”, “danno
collaterale” e “target bank”. Queste espressioni sono diventate
assiomatiche al di là di ogni domanda o riflessione. Come
funzionerebbero questi assiomi se pianificassimo l’obbiettivo nella
direzione opposta?
Ogni
casa dove si trova un soldato o un riservista israeliano sarebbe un
legittimo obiettivo da bombardare; i civili colpiti sarebbero un danno
collaterale. Ogni banca israeliana sarebbe un obbiettivo perché i
ministri e i generali israeliani vi tengono i conti correnti.
Chi
vive nelle vicinanze della stazione di polizia in Dizengoff Street a
Tel Aviv dovrebbe trasferirsi perché gli ufficiali del servizio di
sicurezza dello Shin Bet vi lavorano regolarmente e il missile potrebbe
sbagliarsi e colpire la scuola adiacente. Le basi militari ed i centri
dello Shin Bet nel cuore di quartieri civili – a Kirya (area centrale della città, dove si trova la principale base dell’esercito israeliano, ndtr.)
a Tel Aviv, nei quartieri di Gilo e Neveh Yaakov a Gerusalemme, o al
quartier generale della Divisione Binyamin vicino alla colonia di Beit
El – condannano i loro vicini ad una morte proporzionata.
Tutti
i degenti dell’ospedale di Sheba devono essere evacuati a causa del
centro dell’esercito a Tel Hashomer; tutti i laboratori universitari e
le imprese di alta tecnologia dovrebbero essere evacuati a causa dei
loro legami con l’industria delle armi, mentre le vite dei figli dei
dipendenti di Elbit e Rafael (imprese di alta tecnologia militare, ndtr.)
sono anch’esse a rischio di danno collaterale perché i loro genitori
collaborano a fabbricare armi che non ci possiamo immaginare.
Questo
sembra terrificante, e giustamente. Ma poiché questa mostruosa
sceneggiatura speculare appare del tutto immaginaria, l’orrore
immediatamente svanisce. Sorprendentemente, il revisore dello Stato [incaricato
del controllo delle finanze, della gestione finanziaria, del patrimonio
e della gestione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici.
Ndtr.] ha criticato il fatto
che non è stato fatto alcun tentativo per trovare un’alternativa
diplomatica alla guerra, ma la maggioranza degli israeliani ragiona solo
all’interno di uno schema, uno schema cruento. Cercano delle vie per
razionalizzare lo schema, non per romperlo e sostituirlo.
Le
nostre guerre sono una continuazione della nostra politica di negazione
agli altri dei loro diritti. Chi ha deriso la diplomazia palestinese
che auspica uno Stato indipendente accanto ad Israele ha ottenuto
boicottaggio, sanzioni e disinvestimento. Chi non ha ascoltato le
ragioni di anni di resistenza popolare palestinese sta pagando il prezzo
dei razzi Qassam, dei tunnel per gli attacchi e della paura degli
attentati suicidi. Chi ha creato quella prigione che è Gaza ha avuto in
cambio Yahya Sinwar, il nuovo capo di Hamas nell’enclave.
E’
vero, le nostre teorie di repressione funzionano – come formula
collaudata per l’escalation. Hanno stabilito i criteri per definirci,
noi israeliani, come “danno collaterale” agli occhi di coloro che
vengono umiliati dalla nostra multiforme violenza.
(Traduzione di Cristiana Cavagna)
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