Aggiornamento detenuti palestinesi in sciopero della fame
1
Zeitun
17 maggio 2017,Ma’an News
Ramallah
(Ma’an) – Mercoledì sera [17 maggio 2017] il capo del “Comitato
Palestinese per le Questioni dei Prigionieri” Issa Qaraqe ha rilasciato
una dichiarazione in cui afferma che tutti i prigionieri palestinesi in
sciopero della fame, il cui numero è stimato attorno ai 1.300, sono
stati trasferiti in tre prigioni israeliane “per il fatto che si trovano
nei pressi di ospedali israeliani,”
Qaraqe
ha detto che tutti i prigionieri che partecipano allo sciopero della
fame di massa [denominato] “Libertà e Dignità”, che è entrato mercoledì
nel 31° giorno, sono stati trasferiti da decine di prigioni israeliane e
concentrati nelle prigioni israeliane di Beersheba a sud, di Shatta a
nord e di Ramla al centro – ciascuna delle quali è dotata al proprio
interno di un ospedale da campo predisposto all’inizio dello sciopero.
“Questo
passo evidenzia la gravità delle condizioni di salute degli
scioperanti,” ha affermato Qaraqe. Un portavoce del servizio
penitenziario israeliano (ISP), tuttavia, ha detto a Ma’an che solo i
prigionieri in sciopero della fame delle prigioni di Ketziot e Nafha,
nella zona desertica del Negev, sono stati trasferiti nella prigione di
Beersheba, “in modo che si trovino più vicini alla zona centrale di
Israele, nel caso abbiano bisogno di un trattamento ospedaliero.”
Alla
domanda se i prigionieri fossero curati in ospedali civili, il
portavoce ha affermato che i detenuti sono in genere assistiti negli
ospedali da campo delle carceri, ma che, su indicazione dei medici, se
necessario verranno trasferiti in un ospedale civile.
Il
ministero dell’Interno israeliano ha confermato che dall’inizio dello
sciopero della fame le autorità israeliane hanno installato ospedali da
campo per i prigionieri palestinesi.
L’iniziativa
ha provocato la preoccupazione che gli scioperanti, che negli ultimi
giorni hanno subito un grave deterioramento delle condizioni di salute,
siano alimentati a forza in massa – violando gli standard internazionali
di etica professionale dei medici e le leggi internazionali, che
considerano questa pratica inumana o persino come una forma di tortura.
Una
dichiarazione rilasciata martedì dal comitato informativo istituito per
appoggiare lo sciopero ha avvertito che i detenuti in sciopero della
fame sono “arrivati ad una condizione di salute critica”, segnata da
vomito cronico, riduzione della vista, svenimenti e una perdita di peso
in media di 20 chili.
Ai
prigionieri in sciopero della fame è stato anche imposto il divieto
assoluto di ricevere visite dai familiari e devono affrontare continui
trasferimenti arbitrari nel tentativo dell’IPS di interrompere il loro
sciopero.
Secondo
il comitato informativo, lunedì l’IPS ha spostato 36 prigionieri in
sciopero dalla prigione di Ofer a un cosiddetto ospedale da campo nella
prigione di Hadarim.
Lunedì
il comitato ha ribadito le preoccupazioni sugli ospedali da campo,
affermando che “in quelle strutture il ruolo dei dottori ricorda quello
dei carcerieri che offrono ogni genere di cibo ai detenuti malati e
propongono di fornire trattamenti medici in cambio della fine dello
sciopero,” sostiene la dichiarazione, denunciando che gli ospedali da
campo sono inadeguati e non equipaggaiti per fornire cure mediche, e
sono semplicemente solo un altro mezzo per portare e spingere i detenuti
a interrompere il loro sciopero.
I
partecipanti allo sciopero stanno rifiutando cibo e vitamine
dall’inizio dello sciopero il 17 aprile, e per il loro sostentamento
bevono solo una miscela di sale ed acqua.
Tra
le altre rivendicazioni di diritti fondamentali, gli scioperanti stanno
chiedendo la fine del divieto alle visite dei familiari, il diritto di
continuare a studiare, cure e assistenza medica adeguate e la fine del
regime in isolamento e della detenzione amministrativa – incarcerazione
senza imputazione o processo.
(traduzione di Amedeo Rossi)
2
17 maggio 2017,Middle East Monitor I maltrattamenti ai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane sono stati condannati, con voci secondo cui i…
Zeitun
17 maggio 2017,Middle East Monitor
I
maltrattamenti ai prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane sono
stati condannati, con voci secondo cui i prigionieri palestinesi in
sciopero della fame verrebbero alimentati a forza. Si tratta di una
pratica che, come ha ripetuto il relatore speciale dell’ONU, “secondo
gli esperti dei diritti umani potrebbe costituire una forma di tortura.”
Martedì
sono state manifestate preoccupazioni da parte del relatore speciale
dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi,
il quale ha esortato Israele a rispettare le leggi e gli standard
internazionali sulle condizioni di detenzione. Michael Lynk ha affermato
di essere particolarmente preoccupato della detenzione amministrativa.
“L’uso
della detenzione amministrativa da parte di Israele non rispetta le
circostanze estremamente limitate in cui questa è consentita dalle legge
internazionali, e priva i detenuti delle fondamentali garanzie
giuridiche previste dalle leggi internazionali sui diritti umani,” ha
spiegato. L’esperto dell’ONU ha sottolineato che si pensa che circa 500
detenuti palestinesi siano sottoposti al regime della carcerazione
amministrativa.
Lynk
ha anche notato che molti dei 6.000 prigionieri palestinesi incarcerati
da Israele sono tenuti in prigioni all’interno di Israele e non nei
Territori Occupati, in violazione delle leggi umanitarie internazionali.
“Questi trasferimenti creano serie difficoltà alle famiglie dei
prigionieri che vogliano fargli visita, a causa della difficoltà di
ottenere permessi di ingresso in Israele, ” ha evidenziato,”così come a
causa dei viaggi spesso faticosi che le famiglie devono intraprendere
per raggiungere i propri familiari.”
Commentando
i rapporti che ha ricevuto riguardo ai maltrattamenti dei prigionieri –
che includono la detenzione in isolamento, la negazione della
comunicazione con gli avvocati e il fatto di subire altre forme di
deprivazione – Lynk è stato categorico nel dire che in qualunque Paese i
detenuti hanno il diritto di impegnarsi in scioperi della fame per
protestare contro le proprie condizioni di vita. “Non dovrebbero essere
puniti in conseguenza di ciò,” ha aggiunto. “L’alimentazione forzata è
una pratica che secondo gli esperti di diritti umani può costituire una
forma di tortura.”
Il
relatore speciale sta attualmente svolgendo la sua visita annuale nella
regione. A causa della mancata cooperazione di Israele riguardo alla
sua richiesta di viaggiare nei Territori Palestinesi Occupati, si
prevede che sarà ad Amman, in Giordania, dal 15 al 19 maggio.
(traduzione di Amedeo Rossi)
Commenti
Posta un commento