Gaza sull'orlo di un “collasso del sistema ”

 
 Di Ali Abunimah
18  maggio  2017
Gaza è sull’orlo di un “collasso del  sistema”, mentre si aggrava la crisi dell’elettricità, avverte il Comitato della Croce Rossa.
“Una grave carenza di corrente e di combustibile ha raggiunto un punto critico a Gaza,  mettendo a rischio servizi essenziali che  comprendono l’assistenza sanitaria, il trattamento delle acque di scarico  e la fornitura idrica,” ha detto l’ICRC martedì (International Committee of the Red Cross – Comitato Internazionale della Croce Rossa).
“L’ICRC non diffonde spesso dichiarazioni,” ha commentato il Direttore dell’Osservatorio per i Diritti Umani per Israele e la Palestina, Omar Shakir, “quando lo fanno, ascoltate.”
L’ICRC ha aggiunto che senza un intervento immediato, “si sta profilando una crisi della sanità pubblica e dell’ambiente.”
Attualmente a Gaza le persone hanno soltanto sei ore di elettricità al giorno, dato che l’unica centrale elettrica funzionante non ha nessuna fornitura sicura di combustibile.
Il mese scorso l’ONU ha detto che gli ospedali di Gaza stavano già funzionando “a capacità minima” e l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha avvertito che tutti gli ospedali pubblici di Gaza potrebbero essere costretti a sospendere i servizi     essenziali, mettendo a rischio migliaia di vite.
Ora l’ICRC dice che “ incombe un collasso sistemico di un’infrastruttura e di un’economia già malandate.”
Un assedio che si va rafforzando
Gaza per anni ha operato con un grave deficit di energia. La sua fornitura quotidiana di elettricità da Israele, Egitto e dalla sua unica centrale elettrica parzialmente funzionante, soddisfa soltanto circa la metà delle necessità dei suoi due milioni di residenti.
La crisi si è aggravata il mese scorso quando l’Autorità Palestinese di Ramallah ha deciso di smettere di pagare Israele per l’elettricità che fornisce a Gaza.
Il passo fa probabilmente parte del tentativo decennale dell’Autorità Palestinese di costringere Hamas a cedere il controllo di Gaza. L’AP controllata da Mahmoud Abbas lavora a stretto contatto con le forze di occupazione israeliane, mentre Hamas ha continuato a impegnarsi nella resistenza armata; è una differenza fondamentale che è al cento della prolungata divisione.
Le infrastrutture e la società di Gaza sono state maltrattate da un decennale assedio israeliano e da tre successivi attacchi militari, il più recente dei quali, nel 2014 ha ucciso circa uno ogni mille residenti di Gaza e ne ha lasciati feriti altri migliaia.
In aprile, il numero di partenze di palestinesi da Gaza attraverso il valico di Erez controllato dagli Israeliani è sceso al livello più basso fin dal giugno 2014, cioè il mese prima dall’attacco militare israeliano.
Secondo il gruppo israeliano per i diritti umani, Gisha, il brusco calo fa parte di una tendenza “verso il graduale irrigidimento della chiusura e la ulteriore riduzione delle già limitate opzioni per il viaggio dei Palestinesi a Gaza  e da Gaza.”
Nessuna  riparazione  “umanitaria”
Anni fa, l’ICRC ha dichiarato che il blocco israeliano di Gaza è illegale.
“L’intera popolazione civile di Gaza sta venendo punita per atti dei quali non ha alcuna responsabilità,” ha affermato l’ICRC nel 2010. La chiusura costituisce, perciò,
una punizione collettiva imposta in chiara violazione degli obblighi di Israele in base alla legge umanitaria internazionale.”
“La situazione disperata a Gaza non può essere risolta fornendo aiuti umanitari,” ha aggiunto.
Tuttavia, nella totale assenza di obbligo di rispondere per le violazioni di Israele, l’aiuto umanitario è stato usato ripetutamente per mantenere Gaza al limite della sussistenza e fuori dalle notizie di prima pagina.
Le Nazioni Unite sono andate anche oltre, diventando direttamente complici della gestione del  blocco illegale, tramite il cosiddetto Meccanismo di Ricostruzione di Gaza.
La campagna iniziata di recente, Gaza Aperta, osserva che quando i media fanno dei servizi su Gaza, le notizie “si focalizzano principalmente sulla violenza e sulla politica, mentre le notizie che riguardano il modo in cui il blocco ha un impatto sulla vita quotidiana, rimangono in gran parte taciute.”
La campagna mira a mobilitare la pressione pubblica sul politici per porre fine al blocco israeliano.
Nella foto: Ali Abunimah.
Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte:  https://zcomm.org/znetarticle/gaza-on-brink-of-systemic-collapse
Originale: Electronic Intifada
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2017 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0
 
 
 
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