Israele: sciopero della fame palestinesi. La moglie di Marwan Barghouthi a Papa Francesco: “Intervenga prima che sia troppo tardi”
L’avvocato Fadwa Barghouti, moglie del leader palestinese Marwan
Barghouthi, promotore dello sciopero della fame cui hanno aderito 1800
detenuti palestinesi nelle carceri israeliane ha inviato una lettera a
Papa Francesco, chiedendo al Pontefice di intervenire sulla questione
dei prigionieri palestinesi “prima che sia troppo tardi”. Lo rende noto
oggi l’Ambasciata di Palestina in Italia, che riferisce che l’appello è
stato consegnato “alle autorità cattoliche della Palestina durante un
incontro tenuto a Ramallah”. L’appello ricorda che “la libertà e la
dignità sono doni di Dio, nessun gruppo di esseri umani può privare un
altro di questi diritti”.
Rivolgendosi al Pontefice, Fadwa Barghouti ha
ribadito le motivazioni che hanno spinto i 1.800 prigionieri a
intraprendere lo sciopero della fame che dura ormai da 25 giorni,
“dimostrando come il governo israeliano abbia violato i loro diritti”.
“Un’azione forte, la loro, per promuovere richieste elementari e
legittime come il diritto a visite regolari dei parenti e il diritto
all’educazione, e per porre fine alle azioni arbitrarie e punitive, alle
torture e agli abusi, alle intenzionali negligenze mediche” nei
confronti di detenuti che, come denuncia la moglie di Barghouti, “sono
vittime di una punizione collettiva da parte di Israele e sono stati
abbandonati dal mondo”.
Marwan Barghouthi, membro del Comitato centrale
di AI-Fatah e parlamentare palestinese, è in carcere da 15 anni accusato
da Israele di essere un terrorista e diretto responsabile
dell’uccisione di civili israeliani. Barghouti si è sempre dichiarato
innocente e nel processo si rifiutò di difendersi non riconoscendo la
legittimità del tribunale israeliano.
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