Testo integrale della risoluzione dell’Unesco del 1 maggio 2017 sui “Territori occupati”.
MAGGIO 9, 2017
1 maggio 2017
Nota
redazionale: il primo maggio 2017 il comitato esecutivo dell’UNESCO ha
approvato una risoluzione, di cui riportiamo di seguito la traduzione,
in cui si condannano le politiche israeliane riguardo al patrimonio
culturale e religioso nei territori palestinesi occupati, comprese
Gerusalemme est e Gaza.
In
questo caso il testo acquista una particolare rilevanza perché,
nonostante sia stato modificato e moderato rispetto a quello votato nel
2016, il rappresentante dell’Italia, interrompendo la tradizionale
astensione su questi argomenti, ha votato contro il testo. Il ministro
degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Angelino Alfano
ha motivato così questa decisione: “La nostra opinione e’ molto
chiara: l’Unesco non può diventare la sede di uno scontro ideologico
permanente in cui affrontare questioni per le cui soluzioni sono
deputate altre sedi. Coerentemente con quanto dichiarato a ottobre noi,
dunque, voteremo contro la risoluzione, sperando che questo segnale
molto chiaro venga ben compreso dall’Unesco”. Ad ottobre infatti
l’Italia si era astenuta. Il testo della risoluzione evidenzia quanto le
affermazioni di Alfano siano pretestuose ed ignorino la funzione
eminentemente politica che Israele attribuisce ai beni artistici e
culturali, ed in particolare all’archeologia, nei territori palestinesi
occupati. Come più volte affermato prima dal governo Renzi e poi da
quello Gentiloni, il nostro Paese si dimostra sempre più prono alle
posizioni politiche del governo israeliano.
Oltre
all’Italia, hanno votato “no” altri nove Paesi: Stati Uniti, Gran
Bretagna, Olanda, Lituania, Grecia, Paraguay, Ucraina, Togo e Germania.
Ventidue Paesi hanno votato a favore: Russia, Cina, Brasile, Svezia, Sud Africa, Iran, Malaysia, Mauritius, Nigeria, Senegal, Bangladesh, Pakistan, Vietnam, Nicaragua, Chad e sette Paesi arabi.
Ventitré Paesi si sono astenuti: Francia, Spagna,
Slovenia, Estonia, India, Argentina, Messico, Giappone, Haiti,
Repubblica Dominicana, Saint Kitts, Kenya, Trinidad, Albania, Camerun,
Costa d’Avorio, Ghana, Mozambico, Uganda, El Salvador, Corea del sud e Sri Lanka.
Tre Paesi non hanno partecipato al voto: Nepal, Serbia e Turkmenistan.
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Presentata da: Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan
Il comitato esecutivo
,1. Avendo esaminato il documento 201 EX/30
2. Richiamandosi alle
disposizioni della Quarta Convenzione di Ginevra (1949) ed ai suoi
protocolli aggiuntivi (1977), alle Convenzioni dell’Aja del 1907 su leggi ed usi della guerra terrestre
e per la protezione del patrimonio culturale in caso di conflitto
armato (1954) ed i suoi protocolli addizionali, alla Convenzione sui
mezzi per proibire e impedire l’importazione, l’esportazione e il
trasferimento illeciti di proprietà di beni del patrimonio culturale
(1970) e alla Convenzione per la protezione del Patrimonio mondiale
culturale e naturale (1972), all’inserimento della Città Vecchia di
Gerusalemme e delle sue mura nell’elenco del Patrimonio dell’Umanità su
richiesta della Giordania (1981) e nella lista del Patrimonio Mondiale
in Pericolo (1982) e alle raccomandazioni, risoluzioni e decisioni
dell’UNESCO riguardo alla protezione del patrimonio culturale, così come
a risoluzioni e decisioni dell’UNESCO riguardo a Gerusalemme,
richiamando anche precedenti decisioni dell’UNESCO riguardo alla
ricostruzione ed allo sviluppo di Gaza come anche a decisioni
dell’UNESCO sui due siti palestinesi ad Al-Khalil/Hebron e a Betlemme,
3. Affermando che
niente nella presente decisione, che intende, tra l’altro, salvaguardare
il patrimonio culturale della Palestina e il carattere particolare di
Gerusalemme est, può in alcun modo incidere sulle risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza e delle Nazioni Unite e su decisioni riguardo
allo status legale della Palestina e di Gerusalemme in materia, compresa
la risoluzione 2334 (2016) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni
Unite,
30.I Gerusalemme
4. Riaffermando l’importanza della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue mura per le tre religioni monoteiste,
5. Ricordando che ogni
misura ed azione legislativa ed amministrativa presa da Israele, la
potenza occupante, che abbia alterato o abbia la pretesa di alterare il
carattere e lo status della Città Santa di Gerusalemme, e in particolare
la “legge fondamentale” su Gerusalemme, non ha alcuna validità e deve
essere immediatamente revocata,
6. Ricordando ancora
una volta le 11 decisioni del comitato esecutivo: 185 EX/Decision 14,
187 EX/Decision 11, 189 EX/Decision 8, 190 EX/Decision 13, 192
EX/Decision 11, 194 EX/Decision 5.D, 195 EX/Decision 9, 196 EX/Decision
26, 197 EX/Decision 32, 199 EX/Dec.19.1, 200 EX/Decision 25 e le sette
decisioni del Comitato per il Patrimonio dell’Umanità: 34 COM/7A.20, 35
COM/7A.22, 36 COM/7A.23, 37 COM/7A.26, 38 COM/7A.4, 39 COM/7A.27, 40
COM/7A.13,
7. Lamenta che le
autorità israeliane occupanti non abbiano interrotto i lavori ed i
progetti di scavo, anche di tunnel, a Gerusalemme est, soprattutto
all’interno ed attorno alla Città Vecchia di Gerusalemme, che sono
illegali dal punto di vista delle leggi internazionali, e rinnova la
propria richiesta ad Israele, la potenza occupante, di proibire tutte le
violazioni che non sono conformi a quanto previsto dalle convenzioni,
risoluzioni e decisioni dell’UNESCO a questo proposito;
8. Lamenta inoltre il
rifiuto israeliano di mettere in pratica la richiesta dell’UNESCO al
Direttore generale perché nomini un rappresentante permanente che
risieda stabilmente a Gerusalemme est per informare regolarmente su ogni
aspetto riguardante il campo di pertinenza dell’UNESCO a Gerusalemme
est, e rinnova la propria richiesta al Direttore generale perché nomini
il prima possibile il summenzionato rappresentante;
9. Sottolinea di nuovo
la necessità urgente di realizzare la missione di monitoraggio reattivo
dell’UNESCO della Città Vecchia di Gerusalemme e delle sue mura, e
invita il Direttore generale ed il Centro per il Patrimonio dell’Umanità
ad esercitare ogni possibile azione, in linea con il loro mandato e in
conformità con le indicazioni delle convenzioni, decisioni e risoluzioni
dell’UNESCO in merito, per garantire l’immediata realizzazione della
missione e, nel caso di una sua mancata attuazione, per proporre
possibili misure efficaci per garantirla;
30.II Ricostruzione di Gaza
10. Deplora gli scontri
militari all’interno ed attorno alla Striscia di Gaza e le vittime
civili provocate, così come il costante impatto negativo nei campi di
competenza dell’UNESCO, gli attacchi contro scuole ed altre strutture
educative e culturali, comprese le violazioni dell’intangibilità delle
scuole dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e gli interventi
per i profughi palestinesi in Medio Oriente (UNRWA);
11. Deplora inoltre il
continuo blocco israeliano della Striscia di Gaza, che danneggia il
libero e sostenibile movimento di personale, studenti e beni per il
soccorso umanitario e chiede ad Israele di attenuare immediatamente
questo blocco;
12. Ringrazia il
Direttore generale per le iniziative già messe in atto a Gaza nel campo
dell’educazione, della cultura e della gioventù e per l’incolumità degli
operatori dell’informazione, gli chiede di proseguire nel suo attivo
coinvolgimento nella ricostruzione delle strutture educative e culturali
di Gaza danneggiate e ripete, a questo proposito, la sua richiesta di
rafforzare l’Antenna UNESCO a Gaza e di organizzare al più presto un
incontro informativo sull’attuale situazione a Gaza nei settori di
competenza dell’UNESCO e sui risultati dei progetti svolti dall’UNESCO;
30.III I due siti
palestinesi di Al-Haram Al-Ibrahimi/Tomba dei Patriarchi ad
Al-Khalil/Hebron e della moschea Bilal Ibn Rabah/Tomba di Rachele a
Betlemme
13. Riafferma che i due
siti in questione, che si trovano ad Al-Khalil/Hebron e a Betlemme,
sono parte integrante dei Territori Palestinesi Occupati e condivide la
convinzione affermata dalla comunità internazionale che i due siti sono
di importanza religiosa per l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam;
14. Deplora i continui
scavi, lavori e costruzione di strade private per i coloni e di un muro
all’interno della città vecchia di Al-Khalil/Hebron da parte israeliana,
che sono illegali in base alle leggi internazionali e danneggiano
l’autenticità e l’integrità del sito, e la conseguente negazione della
libertà di accesso ai luoghi di preghiera, e chiede ad Israele, la
potenza occupante, di porre fine a tutte le violazioni che non sono in
conformità con le disposizioni delle convenzioni, risoluzioni e
decisioni dell’UNESCO a questo proposito;
15. Lamenta l’impatto
visivo del muro sul sito della moschea Bilal Ibn Rabah/Tomba di Rachele a
Betlemme, così come il rigido divieto di accesso per i fedeli cristiani
e musulmani palestinesi al sito, e chiede che le autorità israeliane
ristabiliscano le caratteristiche originali del paesaggio attorno al
sito e tolgano il divieto di accesso ad esso;
30. IV
16. Decide di includere
questi argomenti sotto la voce denominata “Palestina Occupata”
nell’ordine del giorno della sua 202esima sessione, e invita il
Direttore generale a sottoporle un rapporto sui progressi compiuti in
merito.
(traduzione di Amedeo Rossi)
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