Come compila Israele le sue liste nere del BDS?
Attivisti
per i diritti umani stanno sfidando le liste nere israeliane con i nomi
dei sostenitori del movimento di boicottaggio, disinvestimento e
sanzioni…
invictapalestina.org
Attivisti per i diritti umani stanno sfidando le liste nere
israeliane con i nomi dei sostenitori del movimento di boicottaggio,
disinvestimento e sanzioni per i diritti dei palestinesi, o BDS.
di Asa Winstanley, 14 agosto 2017
FOTO Copertina – Gilad Erdan, alleato di Netanyahu, è il ministro
israeliano che comanda quello che chiama il “fronte di battaglia” contro
il BDS. Immagini di Mahfouz Abu Turk APA
Attivisti per i diritti umani stanno sfidando le liste nere
israeliane con i nomi dei sostenitori del movimento di boicottaggio,
disinvestimento e sanzioni per i diritti dei palestinesi, o BDS.
L’avvocato Eitay Mack e diversi altri attivisti israeliani la scorsa
settimana hanno presentato una petizione per la libertà di informazione
al tribunale distrettuale di Gerusalemme chiedendo che due dipartimenti
governativi spieghino come creano le liste nere.
Le liste vengono utilizzate per impedire agli attivisti BDS
all’estero di entrare nei territori controllati da Israele, compresa la
Cisgiordania occupata.
L’azione giudiziaria arriva dopo che una richiesta di libertà di
informazioni, depositata da Mack il mese scorso, è stata respinta dai
ministeri.
Sorprendentemente, hanno giustificato il rifiuto sulla base della
“privacy” degli attivisti BDS. In un’email inviata a The Electronic
Intifada, Mack ha definito questo “un nuovo record mondiale di cinismo e
ipocrisia”.
Ha spiegato che, a meno che le autorità israeliane non ammettano di
“raccogliere illegalmente dati personali non pubblici su attivisti e
gruppi internazionali utilizzando, ad esempio,monitoraggio invasivo e
spionaggio software”, la divulgazione non avrebbe causato violazioni
della privacy.
La richiesta di libertà d’informazione è stata inviata al ministero
degli Interni e all’Autorità per la Popolazione e l’Immigrazione il mese
scorso, dopo l’uscita di notizie di stampa su cinque membri di una
delegazione interreligiosa statunitense ai quali è stato vietato
l’ingresso in Israele a causa del loro sostegno al BDS.
Il rabbino Alissa Wise ha riferito a The Electronic Intifada che il
personale della compagnia aerea Lufthansa aveva letto ad alta voce una
lista nera di persone nella loro delegazione alle quali non sarebbe
stato permesso il volo a Tel Aviv.
Hackerare e-mail
Un dipendente della compagnia aerea ha detto a Wise e agli altri
quattro che il governo israeliano aveva insistito sul fatto che non
venisse loro permesso di salire a bordo.
Israele precedentemente aveva rifiutato l’ingresso a persone con l’accusa che sostengono il BDS.
Ma a marzo ha formalizzato questa politica con una nuova legge, che ha iniziato ben presto ad attuare.
Wise, vice direttore del gruppo pro-BDS Jewish Voice for Peace, ha
anche detto a The Electronic Intifada che la lista nera Lufthansa che
gli avevano letto comprendeva i nomi di due persone che avevano
annullato la loro partecipazione alla delegazione mesi prima e che non
avevano mai comprato i biglietti per il volo.
Wise pensa che l’unico modo in cui Israele avrebbe potuto entrare in
possesso di questi due nomi sia stato con mezzi illeciti, come
l’hackeraggio o l’intercettare le email del gruppo.
In un’email inviata a The Electronic Intifada, Mack ha dichiarato che
la sua richiesta di libertà di informazione chiede ai ministeri
israeliani di divulgare “i criteri e le procedure” che utilizzano per
aggiungere persone a queste liste nere, nonché come vengono trasferite
queste liste alle autorità fuori Israele.
Potete leggere qui l’intera richiesta in ebraico e qui la petizione completa.
Il quotidiano di Tel Aviv Haaretz ha riportato il giorno dopo il
divieto a Wise e ai suoi colleghi che il ministero degli Interni e il
ministero degli Affari strategici hanno rilasciato una dichiarazione che
confermava che erano sotto divieto.
“Erano attivisti importanti che sostengono senza sosta un boicottaggio”, hanno detto i ministeri.
Affari strategici è il ministero incaricato di guidare la “guerra” di Israele contro il BDS.
“Fronte di battaglia”
Nel settembre del 2016 Mack e i suoi colleghi presentarono una
domanda di libertà di informazioni simile con cui si chiedeva al
ministero degli Affari strategici e al ministero degli Esteri di
rivelare quali gruppi e individui sostenevano all’estero nel loro sforzo
di contrastare il movimento BDS.
Ma a giugno la risposta dei ministeri è stata che non hanno rapporti
di lavoro con entità straniere – asserzione che Mack non ritiene
credibile e che sembra essere contraddetta da altre dichiarazioni.
In luglio, il parlamento israeliano ha approvato in prima lettura una
nuova legge redatta dal ministero degli Affari strategici che lo
esonererà dalla legge di libertà di informazione, sulla base del fatto
che il BDS è un “fronte di battaglia come qualsiasi altro”.
Il divieto a Wise e ai suoi colleghi segna il primo caso noto di una
lista nera israeliana trasferita in un altro paese sulla base della
nuova legge anti-BDS. Segna anche il primo caso noto di una persona
ebrea a cui è stato vietato l’ingresso sotto la nuova legge.
La delegazione aveva programmato di volare a Tel Aviv dopo una sosta
in Germania. Ma il personale Lufthansa al Dulles International Airport
vicino a Washington, DC, aveva ricevuto da Israele la lista nera in
anticipo.
Secondo Mack, anche se questo caso ha coinvolto cittadini
statunitensi e una società tedesca, “esiste il rischio che lo Stato di
Israele abbia consegnato “liste nere” anche a stati non democratici che
perseguitano i diritti umani e attivisti di opposizione”.
Mack cita come precedenti il passato appoggio di Israele a regimi oppressivi in America Latina e in Africa.
Rivalità
Il Ministero degli Affari strategici è stato istituito nel 2006 e
all’inizio era concentrato sull’Iran alla guida di una campagna di
Israele, a volte nascosta, contro il programma di energia nucleare di
quel paese.
Nell’ottobre 2015, ora sotto la guida di Gilad Erdan membro del
partito Likud del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu,
l’attenzione del ministero fu spostata sulla lotta al BDS.
Questa riallocazione dell’autorità e dei fondi ha portato a tensioni
con altri dipartimenti governativi che, a quanto riportato, sono gelosi
di essere stati estromessi da Netanyahu. Erdan è un alleato di lunga
data di Netanyahu, avendo iniziato il suo servizio come consulente
nell’ufficio del primo ministro negli anni ’90.
Secondo il giornalista investigativo di Haaretz Uri Blau, il
“gabinetto di sicurezza” di Israele ha assegnato al ministero degli
affari strategici la responsabilità di “guidare, coordinare ed
integrare” le attività dei ministri, del governo e delle “entità civili
in Israele e all’estero” come parte della “lotta contro i tentativi di
delegittimazione di Israele e il movimento del boicottaggio”.
Nel maggio del 2016, una relazione governativa israeliana ha
criticato Netanyahu per il trasferimento dal ministero degli Esteri dei
poteri anti-BDS e i finanziamenti.
Affari strategici “manca dei vantaggi inerenti al ministero degli
Esteri, compreso… il suo accesso non mediato al campo di battaglia e
alla collaborazione con gruppi e organizzazioni simpatizzanti
all’estero”, ha detto il rapporto.
L’esposizione potrebbe “danneggiare la battaglia”
Nel settembre del 2016 una soffiata a Haaretz ha rivelato la profondità del conflitto tra i due ministeri.
Secondo testimonianze una comunicazione, spedita dall’ambasciata
israeliana a Londra al ministero degli Esteri, si lamentava del
ministero di Erdan.
Lo accusava di sostenere organizzazioni ebraiche britanniche
“operative” alle spalle dell’ambasciata che avrebbero potuto violare le
leggi britanniche.
Nel motivare la nuova legge che esonera il suo ministero dalla
libertà di informazione, Erdan il mese scorso aveva fatto riferimento a
“corpi in tutto il mondo” che combattono il BDS che “non vogliono
svelare la loro connessione con lo stato”.
Spiegò che “la maggior parte delle azioni del ministero non sono del
ministero” direttamente, ma attraverso tali gruppi di facciata.
“Dobbiamo proteggere le informazioni la cui divulgazione potrebbe
danneggiare la battaglia”, insistette.
Israele è nota per operare in tutto il mondo tramite organizzazioni
di facciata che sostengono di essere gruppi popolari di “diritti civili”
o politici.
Tra gli esempi figurano l’organizzazione “lawfare” legata al Mossad,
Shurat HaDin, che attacca i gruppi di solidarietà alla Palestina con
vergognose controversie. Nel Regno Unito, l’ambasciata israeliana
mantiene stretti legami con Labour Friends of Israel e con Jewish Labour
Movement. L’Union of Jewish Student ha anche ricevuto un finanziamento
dall’ambasciata, secondo l’indagine sotto copertura di Al Jazeera sulla
lobby israeliana all’inizio di quest’anno.
Secondo Blau, “il ministero spende decine di milioni di shekel in
sforzi di cooperazione con la Histadrut labor federation, la Jewish
Agency e varie organizzazioni non governative nella formazione di
rappresentanti del ‘vero volto pluralista’ di Israele in vari forum.”
La strategia di utilizzo di organizzazioni apparentemente liberali o
progressiste come un modo per migliorare l’immagine di Israele è in
linea con un rapporto segreto che si è procurato The Electronic Intifada
in aprile.
Gruppi di facciata
Il rapporto di importanti gruppi di esperti israeliani, il Reut
Institute e il gruppo di lobby israeliano Anti-Defamation League, ha
chiesto un approccio del genere “tenda larga” in cui “gruppi liberali e
progressisti filoisraeliani” sono stati impiegati per impegnarsi con
“critici di Israele morbidi.”
Ha sostenuto che “la comunità filoisraeliana deve essere unita in questa lotta” e “avvantaggiarsi della sua diversità”.
La relazione ha ottenuto l’approvazione del direttore generale del ministero anti-BDS di Erdan.
Nell’agosto 2015 l’agenzia militare israeliana Aman rivelò a Haaretz
di avere istituito un “dipartimento di delegittimazione” per spiare gli
attivisti BDS all’estero.
È stata questa agenzia a fornire le informazioni che hanno portato a
Rabbi Wise e ai suoi amici a cui è stata vietata la Palestina da parte
delle autorità di occupazione israeliane?
Secondo Mack, la compilazione delle liste nere di attivisti
internazionali potrebbe “essere utilizzata per la compilazione segreta
di ‘liste nere’ di attivisti israeliani per i diritti umani che sono in
contatto” con loro.
Quando Aman rivelò ad Haaretz che “monitorava” gli attivisti BDS in
tutto il mondo, sottolineò ” di non raccogliere informazioni su
cittadini israeliani. Questo è il compito dello Shin Bet”- polizia
segreta di Israele.
A marzo, è stato rivelato che Erdan voleva iniziare a comporre un
“database” di cittadini israeliani che sostengono il BDS. Ma il
procuratore generale e altri funzionari israeliani hanno accusato il suo
ministero di andare oltre la sua autorità legale.
Se il ministero di Erdan utilizza queste liste nere per “monitorare”
segretamente anche gli attivisti israeliani, potrebbe essere in
violazione anche della legge israeliana.
Traduzione di Simonetta Lambertini – invictapalestina.org
fonte: https://electronicintifada.net/blogs/asa-winstanley/how-israel-compiling-its-bds-blacklists
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