Ebrei di Barcellona : "Barcellona è la nostra casa, Barcellona il nostro futuro" -

Non è questo il tempo per pericolosi sensazionalismi e allarmismi. Gli ebrei di Barcellona non se ne vanno, ma anzi sono determinati a rafforzare ulteriormente la loro presenza e il loro impegno. Parola del portavoce della Comunità ebraica, Victor Sorenssen, che raggiungiamo telefonicamente.
Un messaggio che è anche una risposta alle parole del rabbino Meir Bar-Hen, che alle porte dello Shabbat aveva parlato di Comunità ebraica “condannata” per via della crescente minaccia terroristica e dell’assenza di volontà da parte delle istituzioni a confrontarsi con questo pericolo.
“Questo posto è perso” aveva sottolineato il rabbino, invitando gli ebrei di Barcellona ad andarsene e a investire altrove (in primis Israele) le proprie risorse e il proprio tempo. Dichiarazioni da cui, rivela Sorensen, la Comunità ha preso fermamente le distanze anche attraverso un messaggio subito inviato al governo catalano. “Un intervento forte e tempestivo” spiega il portavoce.
Sorensen rivendica le molte conquiste in cui la Comunità ebraica locale è stata protagonista nei 40 anni di vita democratica del paese e i numerosi progetti che la vedono oggi coinvolta ai diversi livelli. Dalla morte di Franco in poi, osserva, gli ebrei di Barcellona hanno partecipato attivamente “alla vita sociale, culturale e religiosa della società” e intrattenuto proficui e costanti rapporti con le istituzioni “cittadine, della Catalogna e della Spagna”.
Nel 2018 la Comunità festeggerà 100 anni di vita: è stata infatti ricostituita nel 1918, a oltre quattro secoli dagli editti di espulsione del 1492 che portarono, tra molte atrocità e violenze, alla fine della florida presenza ebraica in Spagna. Una pagina buia con cui il paese, come noto, ha iniziato a fare i conti solo negli ultimi anni.
“Siamo una Comunità vitale, forte al suo interno ma anche nelle diverse iniziative rivolte all’esterno tra cui vari festival culturali. C’è un passato da raccontare ma anche un futuro da scrivere. E lo vogliamo fare qua. Siamo orgoglioso di essere ebrei, e di esserlo a Barcellona” afferma il portavoce.
A proposito degli attentati della scorsa settimana, Sorenssen dice: “Viviamo momenti di grande tristezza e angoscia, come tutti in città. E quindi ci stiamo mobilitando per offrire il massimo supporto a chiunque ne abbia bisogno”. Di una cosa comunque è certo: “Il terrorismo non ci sconfiggerà, ne sono sicuro. Al contrario azioni codarde come quelle cui abbiamo assistito rafforzeranno la nostra solidarietà e il nostro impegno nella società”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

Di seguito il comunicato emesso dalla Comunità islamica di Spagna a poche ore dagli attentati.
La traduzione è di Arianna Mercuriali, studentessa della Scuola Superiore per Interpreti e Traduttori dell’Università di Trieste e tirocinante presso la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

“La Commissione Islamica di Spagna condanna fermamente e manifesta il proprio orrore.
I musulmani spagnoli porgono le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime, auspicano la completa guarigione dei feriti ed esprimono la loro solidarietà al popolo di Barcellona e spagnolo.
Di fronte a questo atto criminale, la Commissione Islamica di Spagna ribadisce il proprio impegno nella lotta contro qualsiasi forma di terrorismo, e spera che i responsabili del suddetto attentato possano essere fermati e consegnati alla giustizia al più presto”.

(21 agosto 2017)




 

Doikeyt. Noi stiamo qui ora

bassanoLe parole del rabbino di Barcellona Meir Bar-Hen pronunciate poco dopo la strage jihadista che ha colpito la Rambla, per quanto forti ed emozionali sono in un certo senso legittime e comprensibili, ciò che forse sfugge è che ad essere sotto attacco non sono soltanto gli ebrei ma qualunque individuo che vive sul territorio europeo senza distinzioni di origini o credo religioso. Bisogna poi constatare che purtroppo non esistono al momento attuale luoghi al mondo totalmente protetti e immuni dagli attentati e dalla minaccia islamista. Neppure lo Stato di Israele, con un livello di intelligence e con misure di sicurezza probabilmente superiori alle nostre, potrebbe rientrare in questa categoria immaginaria. Nel contesto europeo tra l’altro è interessante notare che la Spagna è uno tra i pochi paesi con una popolazione ebraica apparentemente in crescita, considerando che a metà del secolo scorso era quasi inesistente e che grazie all’afflusso di ebrei provenienti dalla Mitteleuropa, dal Sud America e dal Marocco (nonché degli Anusim) ha assistito ad una vera e propria rinascita dell’ebraismo.
La vera scelta infine, pur sempre individuale e condivisibile, è quella di decidere se abbandonare definitivamente un intero continente, sì in crisi ma consustanziale ad ognuno, ad un manipolo di fanatici imbevuti di odio e dei fascio-nazional-populisti di turno, o se continuare a combattere queste derive – finché, e con la speranza che ciò sarà sempre possibile – rifacendo propria la parola “Doikeyt” che riadattata ai tempi va tradotta in “noi stiamo (anche) qui ora!”.

Francesco Moises Bassano

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