Gigi Riva: "Intanto Israele costruisce il muro sotterraneo"
REPUBBLICA di oggi, 25/08/2017, a pag.20
NELLA LORO PUR LUNGA STORIA, gli umani non avevano
mai realizzato un’opera simile. Ora la tecnologia coniugata alla
volontà permette di immaginare la costruzione di un muro sotterraneo di
cemento armato lungo 64 chilometri, profondo alcune decine metri (pare
40 ma la misura esatta è top secret) e alto sei metri sopra il suolo,
più una propaggine marina su una base flottante, per un costo previsto
di 800 milioni di euro. Israele lo erigerà per sigillare ancor più Gaza.
Si apriranno 40 cantieri (sei già in funzione), vi lavoreranno, 24 ore
al giorno escluso il sabato perché sia ultimato entro la metà del 2019,
mille operai: oltre a manodopera israeliana anche proveniente da Spagna,
Moldavia e Paesi africani. Se ne vociferava da tempo, l’ufficialità e i
dettagli tecnici sono stati resi noti nei giorni scorsi dal governo
Netanyahu. Nella Striscia, controllata dal 2007 da Hamas,
l’organizzazione islamista riconosciuta il 27 luglio come terrorista
dalla Corte di Giustizia europea dopo che era stata tolta dall’elenco
tre anni fa, vivono 1 milione e 800mila palestinesi. Le possibilità di
lasciarla per i suoi abitanti sono praticamente nulle. Israele controlla
il lato nord ed est dei confini, a sud c’è la frontiera poco permeabile
con l’Egitto, a ovest il mare. Una barriera dotata di sensori
elettronici esiste già. I soldati di Tsahal, l’esercito, controllano
ogni metro di frontiera dai monitor di sofisticati computer con visione
notturna. Per neutralizzare ordigni volanti i sistemi di difesa sono
tre: l’Iron Dome contro razzi, proiettili di artiglieria e missili a
corto raggio; Arrow-3 per i missili balistici a lungo raggio; “Fionda di
David”, ultimo arrivato nell’aprile scorso, per i missili a medio
raggio. Nonostante questo, un razzo partito da Gaza il 9 agosto scorso è
caduto nell’area di Ashklelon, senza provocare danni. Per attaccare
Israele, ad Hamas non restava che il sottosuolo. Fu nel 2013 che i
militari scoprirono l’esistenza di tre tunnel scavati a meno 18 metri,
lunghi 1,7 chilometri, per 200 metri già penetrati oltre il confine. Le
talpe avevano già quasi completamente scavato il corridoio di risalita
ed erano arrivate a due metri dal suolo. Tanto che i generali erano
stati facili profeti: «La prossima guerra sarà per i tunnel». E guerra
fu, infatti, nell’estate del 2014 (2.000 morti palestinesi contro 67
militari e 6 civili israeliani), per scongiurare un incubo: si temeva
che commando di terroristi potessero infiltrarsi e catturare ostaggi
nelle cittadine israeliane prossime alla Striscia. Nel febbraio scorso
il Controllore dello Stato Yossef Shapira ha pubblicato il rapporto su
quel conflitto e accusato il governo Netanyahu di aver sottovalutato la
minaccia rappresentata dalla rete sotterranea e aver tralasciato la via
diplomatica che avrebbe forse potuto evitare la guerra. Allora furono
distrutti i tunnel (34 in totale di cui 14 che portavano verso Israele),
non l’idea di scavarne di nuovi come sola risorsa per offendere. Il
Mossad sostiene di avere le prove di nuove gallerie in fase di
ultimazione (almeno due), da qui l’urgenza di accelerare il progetto del
muro sotterraneo. Per il quale sono stati interpellati esperti di tutto
il mondo prima di giungere alla stesura definitiva che prevede anche un
sistema di controllo elettronico nel caso si cerchi di perforarlo. Per
garantire l’incolumità dei lavoratori, il manufatto sorgerà alcune
centinaia di metri dentro Israele come ha spiegato il ministro per le
costruzioni Yoav Galant. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale
Yaakov Amidror ha giustificato i costi con «la necessità di salvare vite
umane» e ha aggiunto: «Sarà la sola barriera sotterranea esistente al
mondo». Mentre il comandante della regione sud Eyad Zamir considera la
possibilità che si alzi la tensione: «Ma se Hamas vorrà scatenare una
guerra per il muro, per noi sarà una buona ragione per combattere».
Hamas replica per voce del suo viceministro degli Esteri Ghazi Hamad:
«Non fermeranno la nostra voglia di batterci contro l’occupazione e di
riaffermare il diritto a difenderci, coi missili e coi tunnel».
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