I magistrati sulla nave fermata: 'Le finalità della Iuventa erano umanitarie, non criminali'
La
nave Iuventa della Ong Jugend Rettet è stata sequestrata per
favoreggiamento dell'immigrazione clandestina: si rinfocola la polemica.
Le…
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E' accusata di aver favorito l'immigrazione clandestina la Ong tedesca “Jugend Rettet”, proprietaria della nave Iuventa
sequestrata ieri dalla Polizia di Stato e dal nucleo d'intervento
speciale del comando generale della Guardia costiera a Trapani. Il
decreto di sequestro è stato firmato dal GIP Emanuele Cersosimo, che ha
accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ambrosio Cartosio e dei pubblici ministeri Andrea Tarondo e Antonio Sgarrella.
L'inchiesta: il supporto logistico agli scafisti della Iuventa. Un taxi del mare?
L'inchiesta – che al momento non vede indagati – è nata dalle dichiarazioni di alcuni dipendenti di una società italiana di sicurezza privata marittima, contrattati dalla Ong Save the Children e imbarcati sulla nave Vos Hestia. Lo scorso ottobre un operatore ha riferito di “anomalie nel servizio di search and rescue
svolto ad opera della Iuventa”. Secondo la loro testimonianza –
ampiamente riportata nel decreto di sequestro – la nave della Ong
tedesca avrebbe fornito “supporto logistico agli scafisti nel
prelevare i migranti direttamente dai gommoni condotti dagli stessi
facilitatori, agevolandone l'imbarco su natanti gestiti da altre ONG”. In sostanza la Iuventa si sarebbe trasformata – sostiene la Procura di Trapani – in un taxi di mare, fungendo da staffetta tra i trafficanti libici e le altre navi.
Le Ong "tra un mandato umanitario e un mandato attivistico"
Durante le indagini sono state attivate numerose intercettazioni telefoniche
sulle comunicazioni tra gli operatori di sicurezza marittima privata
all'origine della denuncia – che, si legge nel decreto, inviavano anche
report all'AISE, agenzia di intelligence italiana con competenza sul
territorio estero – e sui telefoni di alcuni operatori umanitari.
Particolarmente rilevanti sono le telefonate intercettate tra un medico in servizio sulla Iuventa e un'altra operatrice, da dove appare con una certa chiarezza il contesto dell'inchiesta:
“Queste Ong tedesche che si scambiano il personale bene o male hanno
tutte quell'estrazione lì, molto no-border, e che non hanno chiara la
differenza tra un mandato umanitario e un mandato attivistico”, spiegava
al telefono tale Stefano il 22 maggio scorso. Dalle indagini emerge poi
il clima di contrasto – e a volte di vera e propria ostilità – tra la
Jugend Rettet e la Guardia costiera italiana. I tedeschi della Iuventa
in sostanza avrebbero agito con scopi apertamente “militanti”, mantenendo
anche contatti con i trasportatori libici di rifugiati, al fine di
favorire, sostiene l'accusa, l'arrivo in Europa di migranti.
I magistrati: "motivazioni politiche per tutelare i migranti, non criminali"
I magistrati di Trapani sottolineano in qualche maniera la motivazione politica dell'azione della nave Iuventa, escludendo
categoricamente una qualche forma di associazione tra la Ong tedesca e i
trafficanti libici. Scrivono i pubblici ministeri: “E' chiaro infatti
che, rispetto all'associazione finalizzata al traffico operante sul territorio libico avente lo scopo di sfruttare
la posizione di debolezza dei soggetti che aspirano a lasciare quel
territorio per indurli alla dazione di cospicue somme di denaro, le attività della ONG si pongono in una posizione diametralmente opposta, nella prospettiva di agevolare l'aspirazione a lasciare il territorio africano, tutta a favore ed a tutela dei migranti
ed a prescindere dalla posizione degli stessi che, nella maggioranza
dei casi, sono migranti mossi da motivi economici e solo in casi
numericamente più limitati possono aspirare ad una protezione
internazionale”. Osservazione pienamente accolta da Gip, che commenta:
“Appare doveroso sottolineare che gli appartenenti alla ONG
tedesca non vanno in alcun modo considerati come affiliati ai gruppi
criminali operanti in territorio libico non condividendone né metodi, né
finalità”.
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La
nave della Ong tedesca portata a Trapani. Dalle indagini emerge che non
c'era alcun scopo di lucro anche se molte azioni erano ai limiti
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