Medici Senza Frontiere : lettera al Ministro dell'Interno
Gent.mo
Marco Minniti, Ministro dell’Interno. Le scriviamo per comunicarle la
risposta di Medici Senza Frontiere (MSF) al suo invito a firmare il
Codice di…
medicisenzafrontiere.it
Ieri
abbiamo comunicato che non possiamo firmare il Codice di Condotta per
le navi delle ONG impegnate in attività di soccorso nel Mediterraneo.
Le motivazioni sono descritte nella lettera che abbiamo inviato al Ministro dell'Interno e che vi invitiamo a leggere► http://bit.ly/2f4arnp
Ci impegniamo a rispettare, come già facciamo, la maggior parte delle disposizioni previste dal Codice (come coordinarsi con la guardia costiera, non entrare in acque libiche fatte salve specifiche esigenze di soccorso, mantenere acceso il trasponder, garantire la trasparenza finanziaria) ma non possiamo sottoscrivere alcuni punti.
1) ARMI A BORDO
Non ci opponiamo alla presenza della polizia giudiziaria sulle nostre navi ma non possiamo accettare che siano portate armi a bordo perché in contrasto con i nostri principi di neutralità e imparzialità. Non possiamo accettarle sulle nostre navi così come non le accettiamo in nessun altro nostro ospedale nel mondo: la politica "no-weapons" viene applicata in tutti i quasi 70 paesi dove lavoriamo. Inoltre, è necessario mantenere ben distinte le attività di polizia e repressione delle attività criminali dall'azione umanitaria che deve rimanere autonoma e indipendente.
2) TRASBORDI
Le limitazioni al trasbordo su altre navi previste dal Codice riducono l'efficienza e la capacità di salvare vite in mare. Molte imbarcazioni, soprattutto le più piccole, saranno costrette a lasciare la zona di ricerca e soccorso per rientrare in porto, indebolendo la presenza di aiuti già oggi insufficiente.
3) IL SALVATAGGIO DI VITE DEVE ESSERE LA PRIORITÀ
Il Codice non riafferma con chiarezza la priorità del salvataggio di vite in mare e non si propone di introdurre misure specifiche per rafforzare il sistema di ricerca e soccorso.
Dall'inizio delle operazioni di ricerca e soccorso, abbiamo assistito oltre 69.000 persone e continueremo a salvare vite in mare nel pieno rispetto delle leggi nazionali e internazionali e sotto il coordinamento della guardia costiera italiana. Come abbiamo sempre fatto.
Le motivazioni sono descritte nella lettera che abbiamo inviato al Ministro dell'Interno e che vi invitiamo a leggere► http://bit.ly/2f4arnp
Ci impegniamo a rispettare, come già facciamo, la maggior parte delle disposizioni previste dal Codice (come coordinarsi con la guardia costiera, non entrare in acque libiche fatte salve specifiche esigenze di soccorso, mantenere acceso il trasponder, garantire la trasparenza finanziaria) ma non possiamo sottoscrivere alcuni punti.
1) ARMI A BORDO
Non ci opponiamo alla presenza della polizia giudiziaria sulle nostre navi ma non possiamo accettare che siano portate armi a bordo perché in contrasto con i nostri principi di neutralità e imparzialità. Non possiamo accettarle sulle nostre navi così come non le accettiamo in nessun altro nostro ospedale nel mondo: la politica "no-weapons" viene applicata in tutti i quasi 70 paesi dove lavoriamo. Inoltre, è necessario mantenere ben distinte le attività di polizia e repressione delle attività criminali dall'azione umanitaria che deve rimanere autonoma e indipendente.
2) TRASBORDI
Le limitazioni al trasbordo su altre navi previste dal Codice riducono l'efficienza e la capacità di salvare vite in mare. Molte imbarcazioni, soprattutto le più piccole, saranno costrette a lasciare la zona di ricerca e soccorso per rientrare in porto, indebolendo la presenza di aiuti già oggi insufficiente.
3) IL SALVATAGGIO DI VITE DEVE ESSERE LA PRIORITÀ
Il Codice non riafferma con chiarezza la priorità del salvataggio di vite in mare e non si propone di introdurre misure specifiche per rafforzare il sistema di ricerca e soccorso.
Dall'inizio delle operazioni di ricerca e soccorso, abbiamo assistito oltre 69.000 persone e continueremo a salvare vite in mare nel pieno rispetto delle leggi nazionali e internazionali e sotto il coordinamento della guardia costiera italiana. Come abbiamo sempre fatto.
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