Tobia Zevi Dibattito avvelenato
Dibattito avvelenato
Tempi tristi, i nostri. Nei quali il problema epocale delle migrazioni
viene affrontato capziosamente, prendendo a pretesto le Ong per
dimenticare la cruda realtà. Il mondo va più o meno così: milioni di
persone si spostano nel continente africano (e altrove, ma limitiamoci
ai fatti nostri) a causa delle guerre, della siccità e della fame; in
paesi già poverissimi sorgono campi profughi fino a centinaia di
migliaia di persone, inferni e cielo aperto che ognuno di noi dovrebbe
essere costretto a visitare prima di aprire bocca; una piccolissima
minoranza di questa massa di disperati decide di intraprendere il
viaggio fin nel nostro mondo, spesso la componente più ricca e formata;
lungo il percorso gli uomini vengono derubati e picchiati, le donne e i
bambini derubati, picchiati e stuprati; chi non muore per strada o nei
vari centri di detenzione riesce dopo molto tempo a imbarcarsi su
barconi di fortuna, e se ha buona sorte approda in Italia o in qualche
paese europeo; qui comincia una nuova vita, spesso assai misera ma
comunque migliore di quella che lo aspettava a casa sua; in Italia come
negli altri paesi la presenza di migranti e profughi – sebbene
lontanissima nei numeri dall’invasione pretestuosamente evocata –
produce paura, insofferenza, problemi di gestione e configura una sfida
complessa che ci attende per i prossimi decenni; in generale, le persone
tendono a voltarsi dall’altra parte nonostante siano bombardate da
immagini terribili, in quella che papa Francesco ha battezzato come
“globalizzazione dell’indifferenza”.
In tutto questo, pare che il problema siano le Ong. Le quali, per stessa ammissione degli inquirenti, se anche avessero commesso dei reati (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) lo avrebbero fatto non per interesse economico ma per eccesso di buona volontà. Sulla stampa cattolica si è parlato di “reato d’altruismo”, mentre altri hanno proposto il “reato umanitario”. Così come il mitico Massimo Bordin – riferendosi alla pratica dei trasbordi che può produrre distorsioni – ha azzardato la nozione di “corridoio umanitario”. Insomma, ma davvero c’è chi vuole avvelenare il dibattito in questo modo? E davvero la nostra opinione pubblica è ormai così anestetizzata e corrotta da lasciarsi abbindolare a questa maniera?
Una notazione conclusiva dal punto di vista ebraico. Non culturale ma politico. Le Ong hanno diverse matrici, sono di ispirazione cattolica in alcuni casi ma più spesso sono laiche, talvolta troppo inclini all’impegno politico diretto. In Italia l’assistenza sociale ai poveri, disabili, anziani, stranieri è in larghissima misura delegata alle strutture cattoliche, in un meccanismo di sussidiarietà che a seconda dell’umore possiamo leggere come esempio virtuoso oppure come classico compromesso italico. Ora, se culturalmente e mediaticamente si accetta che le Ong siano messe sul banco degli imputati, bisogna anche rendersi conto che inevitabilmente il mondo del terzo settore sarà amcora più compattamente cattolico, in una sorta di meritevole monopolio del bene.
In tutto questo, pare che il problema siano le Ong. Le quali, per stessa ammissione degli inquirenti, se anche avessero commesso dei reati (favoreggiamento dell’immigrazione clandestina) lo avrebbero fatto non per interesse economico ma per eccesso di buona volontà. Sulla stampa cattolica si è parlato di “reato d’altruismo”, mentre altri hanno proposto il “reato umanitario”. Così come il mitico Massimo Bordin – riferendosi alla pratica dei trasbordi che può produrre distorsioni – ha azzardato la nozione di “corridoio umanitario”. Insomma, ma davvero c’è chi vuole avvelenare il dibattito in questo modo? E davvero la nostra opinione pubblica è ormai così anestetizzata e corrotta da lasciarsi abbindolare a questa maniera?
Una notazione conclusiva dal punto di vista ebraico. Non culturale ma politico. Le Ong hanno diverse matrici, sono di ispirazione cattolica in alcuni casi ma più spesso sono laiche, talvolta troppo inclini all’impegno politico diretto. In Italia l’assistenza sociale ai poveri, disabili, anziani, stranieri è in larghissima misura delegata alle strutture cattoliche, in un meccanismo di sussidiarietà che a seconda dell’umore possiamo leggere come esempio virtuoso oppure come classico compromesso italico. Ora, se culturalmente e mediaticamente si accetta che le Ong siano messe sul banco degli imputati, bisogna anche rendersi conto che inevitabilmente il mondo del terzo settore sarà amcora più compattamente cattolico, in una sorta di meritevole monopolio del bene.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas twitter @tobiazevi
(8 agosto 2017)
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