Alberto Stabile : Russia,Iran,Israele




Beirut – A proposito dell'ultimo incidente (al quale sicuramente ne seguiranno altri) tra Siria e Israele, occorso lunedì scorso quando un caccia israeliano ha bombardato e distrutto una postazione antiaerea siriana che aveva sparato un missile SA5 contro l'aereo, è il caso di precisare alcune cose.
Nel tentativo di presentare l'accaduto come una “provocazione” siriana, il portavoce israeliano ha chiarito che il caccia, ma possiamo dare per scontato che si trattasse di due caccia dal momento che compiono le loro missioni sempre in coppia, stavano effettuando un volo di ricognizione (fotografie e altri rilievi) nello spazio aere3o libanese. Quindi, sembrerebbe di poterne dedurre che non avevano alcuna intenzione ostile nei confronti della Siria.
Ora, a parte che, secondo l'ex capo di stato maggiore dell'aviazione israeliana, negli ultimi anni gli attacchi aerei condotti dallo stato ebraico contro la Siria, seppure quasi sempre con l'obbiettivo di colpire convogli di armi o infrastrutture militari destinati agli Hezbollah libanesi, “sono nell'ordine delle tre cifre”, vale a dire oltre cento, nel penultimo di questi incidenti avvenuto ai primi di settembre, ad essere presa di mira è stata, invece, una struttura di ricerca e sperimentazione dell'esercito siriano che nella versione israeliana è diventata una fabbrica di missili.
Se è vero, dunque, che per circa trent'anni, grossomodo dalla fine della invasione israeliana, i rapporti tre i due paesi nemici e confinanti erano improntati ad una sorta di tregua armata che serviva ad evitare lo scontro diretto, con l'esplodere della guerra siriana le cose sono cambiate e la curva della tensione tra Siria e Israele ha subito una forte impennata, tale da poter dire che più s'avvicina la vittoria contro i ribelli da parte del regime di Damasco e i suoi alleati sul terreno (Hezbollah libanesi, Guardie della Rivoluzione iraniane e milizie sciite irachene e afghane), con il sostegno decisivo dell'aviazione Russa, e più frequenti diventano le scaramucce tra siriani e israeliani.
Non più di una settimana fa, inoltre, il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman ha chiarito, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la prossima guerra al confine Nord d'Israele non sarà contro il Libano soltanto, ma contro un fronte continuo comprendente il Libano e la Siria. Poi ha aggiunto per sovrammercato che oltre a combattere al nord contro gli Hezbollah, i miliziani sciiti libanesi armati, finanziati e sostenuti dall'Iran ma anche a Sud, a Gaza, contro Hamas, il Movimento di Resistenza Islamico che si è recentemente riconciliato con al Fatah e, dunque, con l'Autorità Palestinese, dopo dieci anni di odi, violenze trasversali e insulti reciproci.
Insomma, dal punto di vista siriano, se una batteria antiaerea di Damasco, come si dice nel gergo militare, inquadra con il suo radar un aereo militare israeliano, ha tutte le ragioni di preoccuparsi, tanto più che, nell'incidente di lunedì scorso, i siriani ritengono che il velivolo preso di mira avesse invaso lo spazio aereo siriano. Mentre gli israeliani mantengono che i loro aerei si trovavano nello spazio aereo libanese.
E qui è il secondo punto-chiave di questa vicenda. Laddove si vede come una palese anomalia, un'evidente violazione del diritto internazionale, rappresentata dalla violazione dello spazio aereo libanese da parte dell'aviazione israeliana venga considerata da Israele (e dal suo alleato americano), come una situazione normale. Che i caccia israeliani volteggino nel cielo di Beirut, talvolta pericolosamente vicini alle rotte degli aerei civili in discesa verso l'aeroporto “Hariri”, è una scena cui può capitare di assistere passeggiando sulla Cornice. Ma lo stesso, se non peggio, accade al Sud,l al diciamo cos' confine tra Libano e Israele e a Est, lungo la linea di confine che separa la valle della Bekaa dalla Siria.
Le proteste libanesi in tutte le sedi internazionali incluso l'Onu, non hanno prodotto nessun risultato. Israele impone la sua presenza nei cieli del Libano con il pretesto di doversi difendere dagli Hezbollah, tanto, come dice Lieberman, l'esercito libanese, “ha perso ogni legittimazione” con l'ingresso di Hezbollah nel governo, e il Libano va considerato (e non da ora) uno stato a sovranità limitata, che non possiede caccia da far alzare in volo per allontanare i nemici e non potrà mai attivare la sua inesistente difesa antiaerea. Perché così vogliono le grandi potenze sempre pronte a fornire la loro benevola protezione al Paese dei Cedri, come si diceva una volta, vedi Stati Uniti, Arabia Saudita e Francia, pronti a fornire aiuti militari ma a patto he l'esercito libanese resti poco più che un giocattolo insignificante.
Tuttavia, il contingente russo che dal Settembre del 2015 Vladimir Putin ha inviato in Siria per evitare che il regine Siriano del presidente Assad venisse travolto dai ribelli armati e sostenuti da Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirati dispongono dei mezzi, tra cui il modernissimo sistema di missili antimissile S400, per scoprire tutto quello che sta succedendo sopra le loro teste ed impedire che succeda. Domanda, come mai i russi, anche stavolta, come nelle precedenti occasioni in cui la caccia israeliana è entrata in azione nello spazio aereo siriano, non sono intervenuti a proteggere l'alleato di Damasco e hanno preferito girarsi dall'altra parte? Perché, dicono a Gerusalemme e dintorni, tra Putin e Netanyahu c'è un patto non scritto in base al quale, finché Israele non mette a rischio l'obbiettivo centrale della missione di Mosca che è mantenere Assad al potere, può liberamente condurre le sue operazioni per impedire a Hezbollah di armarsi o alla Siria di acquisire armi più sofisticate.
Ma questo patto, se mai è esistito, si riferiva al passato, quando il quadro della guerra siriana era sostanzialmente di stallo e nessuna delle forze in campo sembrava prevalere sulle altre. Oggi la situazione è profondamente mutata e nell'approssimarsi alla vittoria della coalizione che sostiene al potere Bashar el Assad, Israele intravede, minaccioso, lo spettro dell'Iran, contro cui ha combattuto per anni anni una guerra segreta, anche sporca, manovrando i gruppi che si oppongono al regime degli Ayatollah, allo scopo di sabotarne il programma nucleare. Per ritrovarsi, adesso che il pericolo che l'Iran costruisse la sua bomba atomica è stato neutralizzato dall'accordo JCPOA raggiunto con l'Amministrazione Obama, più 5 (Francia, Germania, Inghilterra, Russia e Cina), per ritrovarsi, dicevamo, ancora una volta pressoché da solo in Occidente a celebrare l'insensata e rischiosa decisione presa da Donald Trump di sabotare l'accordo raggiunto dal suo predecessore, rifiutandosi di certificarne l'adempimento da parte di Teheran.
Ora quello stesso Iran, che è intervenuto in aiuto dell'alleato siriano con le sue Guardie della Rivoluzione, le truppe ideologiche d'elite, agli ordini della Guida Spirituale Alì Kamenei, colmando i vuoti terribili creati sul terreno dalle perdite e dalle defezioni subite dall'esercito siriano, quello stesso Iran che Trump e Netanuyahiu considerano la quinta essenza del terrorismo ma che in Siria ha combattuto lo Stato Islamico e le varie imitazioni di Al Qaeda, certo con l'appoggio decisivo dell'aviazione russa e il concorso delle milizie correligionarie sciite libanesi, irachene e afghane, sta vincendo.
E questo per Netanyahu e Lieberman è inaccettabile. E inaccettabile è che le forze armate iraniane possano stabilire delle loro basi in territorio siriano a ridosso del confine con Israele che attraversa lòe alture del Golan, o anche più lontano, ma in modo da garantire il funzionamento del famoso corridoio che il successo in Siria permetterebbe di aprire da Teheran al Libano, vale a dire dalle fabbriche dei missili iraniani agli arsenali degli Hezbollah, passando per l'Iraq.
E guarda caso, Israele ha deciso di colpire la base della contraerea siriana, due ore prima che il ministro della Difesa russo, Sergey Shoigu atterrasse al “Ben Gurion!” per una visita ufficiale attesa da ben quattro anni. E naturalmente, le due cose sono difficilmente scindibili. Lo dicono gli stessi giornali israeliani secondo cui i missili che hanno distrutto la postazione siriana erano l'ennesimo messaggio indirizzato a Mosca. Un messaggio che Netanyahu e Lieberman avrebbero ripetuto all'ospite russo in tutte le salse: nessun avamposto siriano al confine d'Israele.




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