Haaretz: in Israele perseguitare il messaggero e silenziare gli oppositori dell'occupazione
Sintesi personale
La prossima settimana due iniziative verranno lanciate nella Knesset per colpire gli oppositori dell'occupazione. 1) istituire una commissione parlamentare di inchiesta per esaminare il finanziamento che i paesi stranieri
forniscono alle organizzazioni non governative che lavorano "contro i
soldati della forza di difesa di Israele". 2 )aggiungere una disposizione alla nuova "legge ONG" che permetterebbe allo Stato di arrestare le ONG
che, secondo le parole del ministro del turismo Yariv Levin,sono contro l'IDF
Questi attacchi alle organizzazioni di sinistra in
generale e contro il Breaking the Silence in particolare, costituiscono
un ulteriore passo nella campagna di incitamento che il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il suo governo stanno portando avanti nel tentativo di rappresentare la sinistra come un pericoloso nemico interno .
Netanyahu non si vergogna di giustificare l'istituzione del comitato
parlamentare ,utilizzando un confronto spregevole con il comitato
congressuale degli Stati Uniti che sta investigando sul coinvolgimento
russo nelle elezioni presidenziali americane.
Il consulente legale della Knesset, Eyal Yinon, ha
affermato: "La Knesset non ha l'autorità di istituire un comitato
d'inchiesta su un argomento che coinvolge l'indagine ideologica delle entità di destra o di sinistra della società civile i ". La coalizione governativa sta
tentando una manipolazione legale per dare a
queste iniziative una copertura e danneggiare solo la sinistra.
La persona che cerca di mettere in pratica tale persecuzione politica è
il ministro Levin: "dovrebbe essere proibita qualunque attività che possa far processare un soldato
IDF in base al diritto internazionale ". E' proprio l insistenza del Governo israeliano a continuare
l'occupazione a provocare il processo dei soldati in base al diritto internazionale.
Si tratta di un tentativo trasparente e senza speranza "di sparare sul messaggero". Invece di affrontare le violazioni dei diritti umani e delle
leggi di guerra nei territori, la Knesset sta deliberando sulle
organizzazioni di sinistra e sul loro operare
all'estero.
Invece di affrontare le ingiustizie dell'occupazione, la Knesset si
occupa della questione del finanziamento da parte di paesi stranieri. la Knesset e il governo stanno scrivendo un altro capitolo vergognoso negli annali del paese
2 .
2 .
Secondo
il canale 2 della tv israeliana, il governo Netanyahu vuole proporre
una nuova legge che mira a chiudere le ong che criticano l’esercito. 31
unità abitative approvate ieri a Shuhada Street, la via fantasma di
Hebron simbolo…
nena-news.it
Roma, 17 ottobre 2017, Nena News – La battaglia del governo
israeliano contro le ong israeliane di sinistra, e in particolare contro
Breaking the silence, potrebbe avere a breve un nuovo capitolo. Secondo
quanto riferito ieri dal canale 2 della televisione israeliana,
infatti, l’esecutivo di Benjamin Netanyahu vuole presentare una
nuova legge che mira a chiudere tutte le organizzazioni non governative
che criticano l’operato dell’esercito israeliano. Il
provvedimento, sostiene canale 2, è sostenuto personalmente dal premier
Netanyahu che ha dato istruzioni al ministro del turismo Yariv Levin
(suo collega di partito nel Likud) di scrivere la legge. In una fase
successiva la bozza dovrà essere sottoposta ad un controllo legale,
prima di essere presentata a Netanyahu e successivamente portata alla
Knesset per essere votata.
Se approvato, il nuovo dispositivo completerà nei fatti il
lavoro iniziato nel luglio del 2016 da Tel Aviv contro le ong israeliane
critiche dell’occupazione: se allora il parlamento approvò un provvedimento (“La Transparency Law”) che
aumentava i requisiti di trasparenza per quelle organizzazioni che
ottengono la maggior parte dei finanziamenti dall’estero, con questa si
prova definitivamente a chiuderle. Ovviamente, come ha precisato anche
uno studio del ministero della giustizia israeliana, le ong sotto il
mirino del governo sono “quasi tutte” quelle che si oppongono
all’occupazione nei Territori Occupati palestinesi e non dunque quelle
di destra vicine al governo che vengono dispensate da questi rigidi
controlli.
Ecco perché la notizia di ieri ha destato non pochi timori a
Breaking the Silence, in prima linea nel denunciare le violenze e
violazioni commesse dall’esercito nei Territori occupati palestinesi.
“Ogni volta che il premier affonda sempre di più nel fango delle
indagini criminali contro di lui, ecco che va alla ricerca di nemici e
usa i soldati dell’Idf [l’esercito israeliano, ndr] che rompono il
silenzio e si oppongono all’uso dell’occupazione, come scudo umano
contro le conseguenze pubbliche dei suoi problemi giudiziari” ha detto
in una nota il capo dell’organizzazione, Avner Gravyahu.
Che il governo di estrema destra israeliano voglia imprimere
un’accelerata contro le ong “nemiche” era apparso evidente già domenica
quando aveva annunciato di voler stabilire una commissione parlamentare
che indagherà sui finanziamenti esteri ricevuti dalle ong e che
esaminerà se “le organizzazioni operano contro i soldati israeliani”.
La notizia di una possibile nuova legge anti-ong giungeva
nelle ore in cui sottocommissione dell’Amministrazione civile israeliana
approvava la costruzione di 31 unità abitative a Shuhada Street, la
principale via di Hebron che conduce alla moschea di Abramo
(Tomba dei patriarchi per gli ebrei) nel cuore della città vecchia di
Hebron. La strada rappresenta l’immagine più significativa e dolorosa
dell’occupazione israeliana in Cisgiordania: un tempo arteria principale
del centro di Hebron, “via dei Martiri” è stata chiusa nel 1994 da Tel
Aviv dopo il massacro compiuto da un fondamentalista israeliano Baruch
Goldstein (29 palestinesi uccisi) all’interno della moschea di Abramo. Oggi Shuhada Street è di fatto una via fantasma:
negli anni almeno 520 negozi sono stati qui chiusi per ordine
militare, altri 700 sono stati abbandonati dai proprietari per la
mancanza di clienti (solo infatti una parte dei palestinesi
residenti possono transitarvi e comunque non in auto).
Oggi questa strada rappresenta il fallimento della spartizione
di Hebron decisa nel 1997 dal premier israeliano Netanyahu e dallo
scomparso presidente palestinese Arafat. Ma più di tutto è il
simbolo dell’impossibilità della convivenza tra coloni e
palestinesi, tra chi impone la sua presenza con la forza e chi è
costretto a subirla.
La ong israeliana Peace Now, da tempo impegnata a monitorare
l’occupazione israeliana in Cisgiordania, sostiene che con il nuovo
provvedimento aumenterà il numero dei coloni in città del 20%.
Attualmente nel centro di Hebron, protetti da un ingente schieramento
militare, risiedono circa 800 coloni: un enclave di estremisti in un
luogo dove vivono circa 200.000 palestinesi.
L’annuncio di ieri ha scatenato le immediate proteste delle
autorità municipali palestinesi che hanno dichiarato di voler opporsi al
piano di Tel Aviv facendo appello alla Corte suprema israeliana.
Gli ultimi permessi concessi da Israele a Hebron erano stati rilasciati
nel 2002 quando il governo diede l’ok alla costruzione di 10 unità
abitative nel quartiere di Tel Rumeida. Lo scorso agosto un ordine
militare aveva stabilito una nuova amministrazione in città per i
servizi per i coloni. Una decisione che è stata giudicata dai
palestinesi come ennesimo esempio dell’apartheid imposta dagli
israeliani. Nena News
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