Michele Giorgio - Chiara Cruciati «I soldati di Netanyahu nei media palestinesi
Raid nelle sedi dei media palestinesi, altre 2600 case per i coloni
Arresti notturni in Cisgiordania, migliaia di nuove case per coloni,
demolizioni di abitazioni a Gerusalemme Est e raid dell'esercito nelle
sedi di organi d'informazione palestinesi.
TUTTO NEL GIRO DI POCHE ORE. Notizie che certo non rappresentano una
novità nei Territori palestinesi che Israele occupa del 1967. Tuttavia
questa escalation potrebbe essere collegata alla decisione del governo
Netanyahu di far uso del pugno di ferro contro la riconciliazione tra il
movimento islamista Hamas e il partito Fatah. L'altro giorno è passata
nell'esecutivo israeliano la linea del ministro ultranazionalista
Naftali Bennett che aveva chiesto di dare una risposta forte all'accordo
al Cairo tra le due principali forze politiche palestinesi divise per
dieci anni da uno scontro devastante. Il premier Netanyahu che, secondo
gli analisti aveva inizialmente scelto una posizione più prudente, ha
deciso che il suo governo non negozierà con quello palestinese se al suo
interno ci sarà anche Hamas del quale è tornato a chiedere il
disarmo..Le decisioni del gabinetto israeliano sono una scusa per
arrivare a un punto morto», denunciano i palestinesi. Il no di Netanyahu
al negoziato con il futuro governo di unità nazionale avrebbe lo scopo,
aggiungono, di aprire la strada al «piano di pace» dell'amministrazione
Trump che, secondo le indiscrezioni, propone la soluzione della
questione palestinese nel quadro di una trattativa tra Paesi arabi e
Israele.
SONO 1.323 I NUOVI ALLOGGI che saranno costruiti per i coloni
israeliani nella Cisgiordania occupata, dove ieri un palestinese avrebbe
tentato di accoltellare un soldato israeliano ma è stato bloccato e
ferito. Un numero che porta, in appena tre giorni, a 2.646 il totale
delle nuove unità abitative negli insediamenti coloniali, rivela
l'organizzazione pacifista Peace Now. A questi appartamenti si
aggiungono i 31 approvati lunedì, per la prima volta dal 2002, per i
coloni nella città di Hebron. Una colata di cemento che non turba il
leader dell'opposizione laburista Avi Gabbai che a inizio settimana
aveva escluso l'evacuazione anche di una sola colonia nel quadro di un
accordo di pace. Poi ha fatto una parziale retromarcia. Invece vengono
demolite subito le case palestinesi «illegali» nei territori occupati.
Tra martedì e ieri le ruspe del comune israeliano di Gerusalemme hanno
trasformato in un cumulo di macerie un edificio nel quartiere di Beit
Hanina e due abitazioni a Silwan.
«AI PALESTINESI VENGONO rilasciati pochi permessi edilizi mentre dal
1967 i governi di Israele sono stati coinvolti nella costruzione a
Gerusalemme Est di 55mila case per israeliani contro le 600 per i
palestinesi», ricorda Daniel Seidemann di Terrestrial Jerusalem. L'Onu
riferisce che dall'inizio dell'anno sono stati demoliti a Gerusalemme
116 edifici palestinesi. Sarebbero parte, secondo il portavoce militare
israeliano, di un'operazione dell'esercito contro «l'istigazione alla
violenza e al terrorismo» i raid compiuti martedì notte negli uffici di
otto redazioni giornalistiche palestinesi a Betlemme, Nablus, Ramallah e
Hebron, città che ufficialmente sono sotto la piena autorità, anche di
sicurezza, dell'Anp di Abu Mazen.
I SOLDATI HANNO sequestrato computer, documenti, filmati,
registrazioni audio negli studi di Pal Media, Ram Sat, Trans Media, Al
Quds, Al Aqsa, Palestine Alyoum e di altre due emittenti. «E stata una
brutale aggressione. L'occupazione israeliana vuole prevenire la
copertura mediatica delle atrocità che compie», ha protestato il
portavoce dell'Anp, Yousif Mahmoud. Immediata la replica dell'esercito:
«Le forze di sicurezza continueranno a lavorare contro l'incitamento al
terrorismo». Da Londra il (Journalist Support Committee ha condannato i
raid, sottolineando che sono 33 i reporter palestinesi nelle prigioni
israeliane.
GLI ULTIMI DUE, arrestati ieri, sono i fratelli Amer e Ibrahim al
Jaabari di Trans Media. Nelle stesse ore sono stati arrestati altri 16
palestinesi.
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