GERUSALEMME. I palestinesi di nuovo soli, dal mondo arabo critiche a parole ma zero fatti

 
 
 
Al di là delle condanne della Lega Araba e dei singoli paesi, nessuno ha assunto misure concrete. Macron e Mogherini strigliano Netanyahu, mentre…
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 AGGIORNAMENTI
ore 20.20 – Israele bombarda Gaza. Fatah e Hams rinviano ancora il passaggio di poteri nella Striscia
L’aviazione israeliana ha lanciato una serie di missili contro il sud della Striscia di Gaza in risposta – dice l’esercito di Tel Aviv – al lancio di razzi dall’enclave palestinese. Intanto i due principali partiti palestinesi, Hamas e Fatah, hanno rinviato ancora il passaggio di poteri nella Striscia, previsto per il primo dicembre e già spostato al 10. Nessuna nuova data è stata indicata: nemmeno la dichiarazione di Trump e la crisi su Gerusalemme pare capace di unire le due fazioni.
ore 17.15 – Manifestazione a Beirut per Gerusalemme, Hezbollah chiama a “Intifada”
Il giorno dopo la grande manifestazione di Beirut, dispersa dalle forze di sicurezza libanesi con gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, oggi è stata la volta della marcia per Gerusalemme organizzata da Hezbollah. Durante la manifestazione a cui hanno preso parte migliaia di persone, protetta dagli uomini del movimento sciita, il leader Nasrallah ha parlato in un video trasmesso da maxi schermi, chiamando i palestinesi ad una nuova Intifada e dando il sostegno di Hezbollah contro Israele e gli Stati Uniti.
ore 15 – Almeno 29 feriti oggi in scontri con l’esercito israeliano
Proseguono le proteste e agli oltre 1.600 feriti dei giorni scorsi se ne aggiungono altri. Secondo la Mezzaluna Rossa, sono almeno 29 i feriti oggi durante manifestazioni nei Territori Occupati, a Ramallah, Hebron, Tulkarem, Gaza. Nella Striscia due manifestanti sono stati colpiti da arma da fuoco, mentre quattro studenti a Tulkarem da proiettili rivestiti di gomma vicino all’Università Khadouri. Feriti anche ad al-Bireh, Ramallah, e nella città di Hebron dove l’esercito israeliano ha usato pallottole vere.
Hebron oggi (Foto: Sahera Dirbas)
Hebron oggi (Foto: Sahera Dirbas)
ore 14.10 – 24 palestinesi arrestati dall’esercito israeliano la notte scorsa, tra loro Khader Adnan
Secondo fonti locali, sono almeno 24 i palestinesi arrestati in Cisgiordania ieri notte e stamattina all’alba. Tra loro c’è anche l’ex prigioniero politico Khader Adnan, noto per il lungo sciopero della fame individuale che dopo 66 giorni costrinse le autorità israeliane a non rinnovare l’ordine di detenzione amministrativa.
ore 12.45 – Scontri in Cisgiordania tra manifestanti palestinesi e truppe israeliane
Sono in corso, per il quinto giorno consecutivo, proteste in Cisgiordania e scontri tra manifestanti palestinese e truppe israeliane. I soldati stanno usando proiettili rivestiti di gomma e gas lacrimogeni per disperdere i manifestanti a Ramallah, Betlemme e Nablus.
ore 12.15 – In diretta: manifestazione palestinese all’American House di Gerusalemme
Protesta palestinese all'American House di Gerusalemme (Foto: Michele Giorgio/Nena News)
Protesta palestinese all’American House di Gerusalemme (Foto: Michele Giorgio/Nena News)
In diretta da Gerusalemme Nena News vi mostra le immagini della manifestazione in corso all’American House di Gerusalemme est, istituzione culturale statunitense. Presenti esponenti della società civile palestinese, i manifestanti gridano: “Al Quds è araba, Gerusalemme è araba”. Una manifestazione analoga è in corso a Ramallah, di fronte alla sede dello stesso istituto.

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della redazione
Roma, 11 dicembre 2017, Nena News – Non calano le tensioni intorno a Gerusalemme. Ieri i Territori Occupati sono stati teatro di nuove manifestazioni e scontri: almeno 157 i feriti tra Gerusalemme, Gaza e Cisgiordania, secondo la Mezzaluna Rossa. Due giovani palestinesi sono stati colpiti dal fuoco israeliano a Betlemme, sparato dalle torrette militari che costellano il muro di separazione.
Secondo testimoni, i due sono stati soccorsi da alcuni civili mentre cercavano di scappare verso il vicino campo profughi di al-Azza. Sono ricoverati in ospedale. Poco prima a Gerusalemme un palestinese di 24 anni ha accoltellato una guardia privata israeliana alla stazione degli autobus della città: il giovane è stato arrestato, la guardia è in ospedale.
Lontano dalle piazze continuano i bracci di ferro tra i protagonisti dell’attuale crisi. La Casa Bianca ha accusato il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Abu Mazen, di abbandonare il negoziato di pace con Israele dopo l’annuncio di non voler incontrare il vice presidente Usa Mike Pence, che sarà in visita nella regione a fine mese. Abu Mazen aveva congelato l’incontro fino a quando gli Stati Uniti non avessero ritirato il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele. L’ufficio del vice presidente ha invece confermato l’incontro con il premier israeliano Netanyahu e il presidente egiziano al-Sisi, da più parti indicato come il nuovo mediatore della pace. Una conferma che si scontra invece con il rifiuto del grande imam di al-Azhar che ha già fatto sapere di non voler vedere Pence.
Diversa la posizione europea espressa ieri vis-à-vis dal presidente francese Macron a Netanyahu, in visita a Parigi. All’Eliseo Macron non ha risparmiato dure critiche all’alleato: in due ore di colloquio, Parigi ha chiesto a Tel Aviv “il congelamento della colonizzazione”, ma soprattutto ha espresso “disapprovazione” per la decisione di Trump definendola “contraria al diritto internazionale e pericolosa per la pace”. Netanyahu, consapevole dell’opposizione di quella parte della comunità internazionale che ancora vede nella soluzione a due Stati l’unica via d’uscita al conflitto, pur all’angolo ha ripetuto lo stesso mantra: “Se Parigi è la capitale della Francia, Gerusalemme è la capitale di Israele”. Un discorso che viola alla radice quanto previsto dal diritto internazionale e da quella risoluzione, la partizione della Palestina storica da parte dell’Onu nel 1947, che Israele ha sempre utilizzato per legittimarsi.
Lo ha ribadito, con più debolezza, stamattina anche l’Alto rappresentante della Ue per gli Affari Esteri, Federica Mogherini: a Bruxelles durante la visita di Netanyahu – che da parte sua ha chiesto agli europei di seguire l’esempio statunitense – ha ripetuto la necessità di riaprire il dialogo coinvolgendo i paesi della regione mediorientale e poi, senza nominare la repressione delle proteste palestinesi, si è detta preoccupata per la sicurezza di Israele e per l’aumento dell’estremismo come frutto delle attuali tensioni intorno Gerusalemme.
Dura la Lega Araba che, sabato al Cairo, ha fatto appello a Washington perché ritiri la dichiarazione di Trump, sottolineandone allo stesso tempo il nullo “effetto legale” della decisione che è volta solo ad “aumentare la tensione e alimentare la rabbia”. Ma, come nel caso europeo, alle parole non seguono i fatti: nessun paese arabo ha assunto misure più drastiche al di là delle condanne a parole, ritirato gli ambasciatori o congelato i rapporti diplomatici. Solo il Libano, per bocca del suo ministro degli Esteri, ha chiesto alla Lega Araba di imporre sanzioni a Washington.
Ma quello che appare chiaro è che i palestinesi sono di nuovo soli. Accanto alle loro proteste ci sono quelle della base, dei cittadini di paesi di tutto il mondo scesi in decine di migliaia in piazza per protestare contro gli attacchi alla Gerusalemme araba. Ma le leadership restano distanti: molte parole, zero fatti. Nena News
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