Nei Territori palestinesi occupati [vengono indicati come tali: Striscia di Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est],
il periodo cui si riferisce il presente rapporto è stato contrassegnato
da un’ondata di proteste, scontri, lanci di razzi e attacchi aerei che
hanno provocato la morte di 8 palestinesi e il ferimento di altri 2.900
circa, tra cui almeno 345 minori; anche 7 israeliani sono stati feriti.
La sollevazione palestinese, seguita
all’annuncio del 6 dicembre con il quale gli Stati Uniti riconoscevano
Gerusalemme come capitale di Israele, desta preoccupazione per la
possibilità che possa innescare un nuovo periodo di ostilità.
Nella Striscia di Gaza, nel corso di
proteste e scontri, tre civili palestinesi (tutti uomini) sono stati
uccisi con armi da fuoco dalle forze israeliane, mentre altri 658
civili, tra cui 79 minori, sono stati feriti. Gli eventi,
quotidiani, hanno avuto luogo nei pressi della recinzione perimetrale ed
hanno comportato lanci di pietre contro le forze israeliane schierate
sul lato israeliano. Queste, a loro volta, hanno sparato contro i
manifestanti con armi da fuoco, proiettili di gomma e bombolette
lacrimogene. Le tre uccisioni sono avvenute in due distinti episodi: l’8
dicembre ad est di Khan Younis e il 15 dicembre ad est della città di
Gaza. In questo secondo caso, uno degli uccisi era un uomo di 29 anni
che, nel 2008, ferito durante un attacco aereo israeliano, aveva subìto
l’amputazione di entrambe le gambe. Oltre un terzo dei feriti negli
scontri (223) sono stati colpiti con armi da fuoco; i rimanenti sono
stati colpiti da proiettili di gomma o bombolette lacrimogene o hanno
inalato gas lacrimogeno con esigenza di trattamento medico.
In risposta al lancio quasi
quotidiano di razzi da Gaza verso il sud di Israele, l’aviazione
israeliana ha lanciato una serie di attacchi aerei contro siti militari
di Gaza, uccidendo tre palestinesi: un civile e due membri di un gruppo
armato. Altri 25 civili sono rimasti feriti, compresi nove minori.
Il civile ucciso era un 54enne, ferito l’8 dicembre durante un attacco
aereo su un sito di Beit Lahia e morto poco dopo per infarto. Oltre ai
siti-obiettivo, diversi edifici residenziali e due scuole hanno subìto
danni (da moderati a lievi). La maggior parte dei razzi lanciati dai
palestinesi sono ricaduti all’interno della Striscia di Gaza, ferendo
una donna ed un minore e danneggiando una scuola. Uno dei razzi è caduto
nella città di Sderot, in Israele, causando danni ad un asilo
infantile.
In Cisgiordania, nello stesso
contesto di proteste e scontri quotidiani, le forze israeliane hanno
ucciso due palestinesi e ferito altri 2.222, tra cui 254 minori.
Entrambi gli uomini uccisi (di 19 e 29 anni), sono stati colpiti il 15
dicembre, rispettivamente durante gli scontri al checkpoint DCO
(Ramallah) e nella città di Anata (Gerusalemme). Nel primo caso (al
checkpoint), un giovane palestinese ha accoltellato e ferito un
ufficiale della polizia di frontiera israeliana ed è stato
successivamente colpito e ucciso. La maggior parte delle lesioni (70%,
1.556 persone) sono state causate da inalazione di gas lacrimogeni con
esigenza di trattamento medico, seguite da ferimenti da proiettili di
gomma (20%, 447) e armi da fuoco (4%, 82). La città di Gerico conta il
maggior numero di feriti, seguita da Tulkarm, Al Bireh (vicino al
checkpoint DCO, Ramallah) e vicino al checkpoint di Huwwara (Nablus). A
Gerusalemme Est, le proteste si sono svolte quasi quotidianamente, per
lo più alla porta di Damasco, l’ingresso principale della Città Vecchia,
dove c’era un grosso dispiegamento di polizia israeliana; gli scontri
hanno provocato il ferimento di 90 palestinesi.
Il 10 dicembre, a Gerusalemme Ovest,
presso la Stazione Centrale degli Autobus, un palestinese di 24 anni ha
accoltellato e ferito una guardia della Sicurezza israeliana ed è stato
successivamente arrestato.
In Cisgiordania le forze israeliane
hanno condotto 162 operazioni di ricerca-arresto ed hanno arrestato 364
palestinesi, tra cui 63 minori. Almeno 50 delle operazioni hanno
provocato scontri ed il ferimento di sei palestinesi. Il 12 dicembre,
nel villaggio di Az Zubeidat (Gerico), durante un’operazione di
ricerca-arresto, una donna palestinese di 60 anni è morta per infarto,
per l’esplosione di una granata assordante sparata dalle forze
israeliane nei pressi della sua casa.
In un’area del villaggio di Anata
situata all’interno del confine municipale di Gerusalemme, per mancanza
di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane
hanno demolito due strutture abitative in costruzione. Sono state
colpite tre famiglie di 17 persone, di cui 11 minori. Nella zona di Ras
Al Amud a Gerusalemme Est, un’altra struttura disabitata è stata
demolita dal proprietario per evitare multe: colpita una famiglia
palestinese.
In Area C, durante il periodo di
riferimento, non sono state registrate demolizioni. Tuttavia, per la
mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno emesso
ordini di demolizione e arresto-lavori contro almeno 17 strutture di
proprietà palestinese. Le strutture prese di mira includevano due
aule scolastiche nella Comunità beduina palestinese di Abu Nuwar
(Gerusalemme) i cui residenti, sottoposti ad un contesto coercitivo,
sono a rischio di trasferimento forzato.
In due distinti episodi, coloni
israeliani, secondo quanto riferito provenienti da Yitzhar (Nablus),
hanno vandalizzato proprietà agricole e una casa in due villaggi
palestinesi. Uno degli episodi si è verificato in un’area agricola
del villaggio di Qusra, con danni a 45 alberi di ulivo e ad un serbatoio
d’acqua. Per i palestinesi l’accesso a tale area richiede la
concessione di un’autorizzazione speciale da parte delle autorità
israeliane. Nell’altro caso, coloni israeliani hanno attaccato una casa
nel villaggio di Burin, causando il danneggiamento di pannelli solari.
Nella Città Vecchia di Gerusalemme un palestinese è stato fisicamente
aggredito e ferito da coloni israeliani; un altro è stato ferito da
pietre lanciate contro il suo veicolo in transito sulla strada 60, nei
pressi dell’abitato di Yitzhar (Nablus).
Nelle zone di Hebron, Ramallah e Gerusalemme, i media israeliani hanno segnalato sette episodi di lancio di pietre e bottiglie incendiarie, da parte di palestinesi, contro veicoli israeliani, con danni a cinque veicoli privati ed a due autobus, nonché alla metropolitana leggera nell’area di Shu’fat a Gerusalemme Est.
Il 19 dicembre, nella striscia di
Gaza, per ragioni di sicurezza collegate allo svolgimento di operazioni
militari, le autorità israeliane hanno chiuso, per un giorno, i valichi
di Erez e Kerem Shalom. L’attraversamento di Erez è stato comunque
consentito agli operatori umanitari, al personale delle organizzazioni
internazionali e ai titolari di permessi di ricongiungimento familiare; è
stato altresì consentito l’attraversamento di Kerem Shalom ai
rifornimenti di gas da cucina e carburante.
Il valico di Rafah sotto controllo
egiziano è stato eccezionalmente aperto tre giorni durante il periodo di
riferimento (16-18 dicembre) in entrambe le direzioni, consentendo a
1.827 persone di lasciare Gaza e a 630 di tornarvi. Secondo le
autorità palestinesi di Gaza, oltre 20.000 persone, tra cui casi
umanitari, sono registrate e in attesa di attraversare Rafah.
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