“Non vedete che sto male”: cresce la campagna per la liberazione della palestinese ferita




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Lubna Masarwa, Dania Akkad
Middle East Eye, 12 gennaio 2018




Israa Jaabis ha riportato ustioni su più della metà del corpo appena prima di essere incarcerata, nel 2015. Da allora lotta per ricevere cure mediche adeguate.
I sostenitori della donna palestinese detenuta che ha bisogno di cure mediche urgenti dicono che le autorità carcerarie israeliane la ignorano da due anni e ne chiedono l’immediata scarcerazione. La campagna per Israa Jaabis, che questa settimana si è guadagnata i titoli di testa sui media palestinesi, arriva mentre lei e il suo avvocato chiedono all’Alta Corte israeliana la riduzione della condanna a 11 anni. Si attende una decisione a giorni.
“Sono qui da due anni e non ricevo l’assistenza sanitaria di cui ho bisogno” ha dichiarato, giovedì, Jaabis alla Corte, ripresa dalle telecamere. “Non vedo alcuna ragione o buon motivo per cui io debba stare in carcere”. “Fisicamente, la situazione di Israa è veramente dura, ed è in condizioni difficili anche dal punto di vista psicologico” ha detto il suo avvocato, Lea Tsemel, dopo l’udienza.
Jaabis, 32 anni, è stata arrestata nell’ottobre del 2015 ed è accusata di aver tentato di far esplodere una bomba per colpire i soldati israeliani davanti a un checkpoint di Gerusalemme Est. Ma lei e la sua famiglia hanno dichiarato che stava traslocando per poter mantenere la residenza a Gerusalemme quando una bombola di gas da cucina difettosa ha preso fuoco a 500 metri dal checkpoint.
Jaabis, che ha un figlio di 10 anni, è rimasta gravemente ferita dalla fiammata, riportando ustioni sul 65% del corpo, tra cui le ferite più gravi a viso e mani. Dopo l’arresto, è stata portata al Hadassah Medical Centre, dove le sono state amputate otto dita. Prima che il trattamento medico fosse completato, però – dice la sua famiglia – è stata portata al carcere di HaSharon.
Da allora, lotta per ricevere cure adeguate e vive una vita dolorosa. Le ferite alle orecchie le hanno provocato continue infezioni e hanno compromesso l’udito. L’interno del naso è rimasto ustionato, quindi respira attraverso un piccolo foro. Non è in grado di sollevare una delle braccia e ha spasmi alle mani e ai piedi. “Non posso fasciare le ustioni perché per non riesco a mettermi le bende” ha scritto alla sorella e all’avvocato in una lettera diffusa sui social media come parte della campagna per liberarla. “Ho gli occhi secchi e provo molto dolore quando sono all’aria o ogni volta che li lavo con l’acqua. I miei occhi devono essere curati urgentemente, ma nessuno mi ascolta.”
Jaabis avrà bisogno di assistenza medica continua e di interventi chirurgici per riuscire a fare anche le cose più semplici, dice sua sorella Muna. “Sente forti dolori in ogni momento e di notte ha gli incubi. Le stanno cadendo i denti.” La famiglia di Israa si è offerta di pagare le cure, ma Muna dice che le autorità carcerarie hanno rifiutato. “Non è solo che è accusata di qualcosa che non ha commesso e di cui loro non hanno prove”, dice Muna, “Oltre a questo, l’hanno privata di diritti fondamentali come le cure mediche”.
Middle East Eye ha contattato venerdì il servizio penitenziario israeliano per un commento, e ci hanno detto di richiamare domenica per parlare con qualcuno del caso specifico di Israa. Centinaia in cerca di cure . Secondo un volontario che fornisce assistenza medica ai detenuti, e secondo il PHR-I (Physicians for Human Rights-Israel), sono centinaia i detenuti palestinesi come Israa che, ogni anno, fanno appello alle organizzazioni per i diritti, chiedendo aiuto per ottenere cure mediche.
“Devono sempre insistere, ripetendo le loro richieste di cure mediche” dice Niv Michaeli, coordinatore dei detenuti al PHR-I. “Ci vuole un sacco di tempo per ottenerle, e la qualità delle cure è molto bassa”. Amany Dayif, da tempo impegnata per i detenuti che necessitano di cure mediche nelle carceri israeliane, dice che nessuno sa quanti palestinesi detenuti da Israele abbiano bisogno di cure o quali siano le loro condizioni, perché manca la supervisione del Ministro della Salute israeliano.
“Il risultato è che il servizio penitenziario israeliano non ha alcun tipo di standard per le cure mediche. Per esempio, non si raccolgono regolarmente statistiche sulle patologie o sulla necessità di cure da parte dei detenuti, cose che sono considerate fondamentali nei sistemi sanitari degni di questo nome”. In base alla sua esperienza, dice, le autorità carcerarie israeliane gestiscono male il sistema sanitario carcerario, “principalmente perché si tratta di un’organizzazione della sicurezza che vede le cure mediche come l’ultima delle priorità”. Middle East Eye ha inviato un’email al servizio penitenziario per un commento sulle cure ai detenuti palestinesi, ma, fino a questa pubblicazione, non abbiamo ottenuto risposta.

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