Richard Silverstein C'è solo una ragione per cui Ahed Tamimi rimane in prigione







Il 15 dicembre un cecchino dell'esercito israeliano ha sparato un colpo ad un adolescente palestinese di 14 anni, Mohammed al-Tamimi.
L'incidente è avvenuto durante la manifestazione settimanale nel villaggio di Nabi Saleh, un luogo in cui le autorità israeliane hanno progressivamente sottratto terra e risorse idriche a beneficio del vicino insediamento di Halamish.
Al-Tamimi è stato gravemente ferito dal proiettile di gomma che è penetrato nel suo cervello causando gravi lesioni. E' stato messo in coma farmacologico dal quale dovrebbe riprendersi.
 

Un rapporto della NBC News sull'inchiesta insiste sul grave errore comunemente usato dalle forze israeliane per giustificare le sparatorie a bambini e adolescenti con questo tipo di munizioni: i proiettili rivestiti di gomma sono spesso usati per disperdere la folla. Sebbene non siano considerati letali, possono essere molto pericolosi.
Ma i proiettili di gomma sono letali. Feriscono, mutilano e uccidono abitualmente manifestanti palestinesi innocenti. Accettare la prospettiva israeliana su questo problema costituisce una negligenza giornalistica.
Una contestatrice veterana
Dopo la sparatoria, il popolo della Cisgiordania è scoppiato in preda alla rabbia e ha iniziato a lanciare pietre contro l'esercito israeliano, che ha cercato di fermare le rivolte e ha piazzato una pattuglia di fronte alla casa in cui si erano radunati i manifestanti. Ciò ha provocato l'ira di Ahed al-Tamimi, 16 anni, una veterana di molte proteste contro le forze israeliane.

È corsa fuori di casa e ha affrontato i due soldati israeliani chiedendo di lasciare la proprietà della sua famiglia. I soldati hanno rifiutato. In quel momento, Ahed è passata dalle richieste al un confronto fisico. Si è scagliata contro di loro cercando di schiaffeggiarli e dare loro un calcio. Ha fatto pochi danni e in sostanza i soldati hanno cercato di ignorarla.

C'è solo una ragione per il contenimento dei soldati. Sono stati registrati su video. Sapevano che se fosse stata arrestata o avessero reagito, sarebbe stato tutto documentato e il mondo avrebbe potuto vederlo. Ecco perché hanno scelto un percorso di resistenza minore.
Tuttavia, il loro rifiuto di agire suscitò un vespaio di rabbia tra gli israeliani, vedendo che una semplice ragazza colpiva "i suoi ragazzi". E' stato umiliante e la coalizione di governo ultra-nazionalista ha chiesto la punizione.

Nessun palestinese, figuriamoci una ragazza adolescente, può permettersi di disprezzare il potere della nazione israeliana in quel modo, sostenevano.

Il risultato fu che l'esercito israeliano preparò un'incursione nella casa della famiglia al-Tamimi alle quattro del mattino seguente. I soldati irrompono nella sua casa, trascinano Ahed fuori dal letto, l'ammanettano e la spingono verso il furgone della polizia che l'attendeva fuori dalla porta. Hanno anche rubato i dispositivi elettronici della famiglia, compresi telefoni cellulari e computer, apparentemente sperando di documentare il "crimine" commesso da Ahed.
La madre della ragazza la seguì alla stazione di polizia per cercare di proteggere sua figlia e finì anche lei arrestata. Quella stessa mattina, la polizia ha trascinato Ahed davanti a un tribunale dove hanno chiesto che il giudice estenda il termine di reclusione.
Un regime di bulli prepotenti
Basem al-Tamimi, il padre di Ahed, è apparso in tribunale per sostenere la figlia ed è stato arrestato anche lui. È così che governa un regime composto da teppisti e mafiosi. Non tollerano alcuna opposizione in modo che questa resistenza non costituisca un esempio e che altri palestinesi abbiano la "grande idea" di aderire alla resistenza.

Il tribunale militare dei coloni ha prolungato la detenzione di Ahed per un'altra settimana perché il giudice ha deciso che liberarla potrebbe mettere a repentaglio le indagini sui suoi presunti crimini.

Il giudice Lidor Drachman del Tribunale Militare minorile della regione della Giudea ha detto che sebbene Ahed non costituisse alcun pericolo, era preoccupato che l'adolescente avrebbe cercato di ostacolare le indagini, il che ha giustificato il fatto di averla rinchiusa fino al lunedì successivo.
"Nonostante il comportamento provocatorio e oltraggioso della sospettata, dato il rischio limitato che rappresenta, insieme alla sua giovane età, ero disposto a rilasciarla in un centro di detenzione alternativo", ha scritto Drachman.
Ahed Tamimi gesticola davanti a un soldato israeliano, nel novembre 2012, durante una protesta contro la confisca della terra palestinese da parte di Israele nel villaggio di Nabi Saleh, vicino a Ramallah (AFP) in Cisgiordania
 
Tuttavia, continuò, aveva cambiato idea dopo aver ricevuto prove che era una criminale seriale e che rilasciandola avrebbe messo a repentaglio le indagini. "Il rapporto confidenziale inviato alla corte indica che ... rappresenta una minaccia significativa e che potrebbe compromettere l'indagine".
C'è solo una ragione per cui Ahed rimane in prigione. Come punizione per la sua temerarietà. È chiaro che questa ragazza non può compromettere alcuna indagine. Va anche notato che l'esercito israeliano ha un proprio tribunale minorile.
Riesci a immaginare qualche democrazia occidentale in cui l' esercito è responsabile per la persecuzione dei bambini?
Il contesto mancante
Anche i media israeliani si sono uniti al coro di abusatori contro gli al-Tamimi. Gli israeliani erano così infastiditi per l'immagine di un adolescente palestinese che rimproverava la crema dell'esercito israeliano che ha cercato di sminuirla chiamandola "Shirley Temper" [Shirley, l'irascibile], con sprezzante riferimento a Shirley Temple, la giovane star del cinema degli anni trenta.

L'ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti e l'attuale membro del Knesset, Michael Oren, ha insinuato in un tweet che i biondi capelli ricci di Ahed devono significare che non era realmente palestinese o un vero membro della famiglia. Ha anche twittato di dubitare che gli al-Tamimi fossero una "vera famiglia".
Ha aggiunto che quando i suoi bambini (della famiglia Tamimi, N.d.T) andavano alle manifestazioni, indossavano tipici vestiti americani, altra affermazione razzista che questi palestinesi provano a manipolare il pubblico occidentale affinché provi simpatia per la loro situazione. Cosa si aspettava che i bambini indossassero, Oren?

Anche il termine offensivo "Pallywood" (*) è stato ampiamente usato, il che significa che i palestinesi agiscono per ingannare il mondo e convincerli a simpatizzare con loro. Come colpo di grazia, il legislatore israeliano ha accusato  i Tamimi di pagare i propri figli per andare a protestare.
È assolutamente chiaro che si tratta di notizie false, accuse senza alcuna base reale. Tuttavia, poiché Oren è un membro del Knesset e un Likudista (del partito Likud, N.d.T) fedele che professa la calunnia razzista dei suoi concittadini, questa è la retorica che risuona in Israele.
 
Mohammed al-Tamimi, fu gravemente ferito da un proiettile di gomma che gli penetrò nel cervello causando gravi lesioni (Twitter)
In rare occasioni, la stampa straniera o israeliana fa riferimento al quasi l'omicidio di Mohammed al-Tamimi ha preceduto la resistenza fisica di Ahed contro la pattuglia dell'esercito israeliano. I media traducono una narrativa che ha eliminato il contesto critico che consentirebbe al lettore di comprendere il quadro completo e il modo in cui i fatti si sono sviluppati.

I media americani come il Washington Post e il New York Times hanno fatto la stessa cosa usando quei termini razzisti nel ritrarre la protesta.  Hanno giustificato questo affermando che stavano semplicemente riportando il sentimento in Israele. Un argomento totalmente poco convincente.
 
Il Post, in particolare, ha mostrato una foto in cui mostrava Ahed confrontarsi verbalmente con le truppe israeliane in una precedente protesta. Tuttavia, la ragazza (della foto) che sta litigando con i soldati non è Ahed. Anche se quest'ultima è nella foto, non è lei a litigare. Tali errori grafici confutano lo scopo dell'immagine, che doveva mostrare il presunto stile arrabbiato e conflittuale di Ahed.
Come se ciò non fosse abbastanza grave, uno dei maggiori editorialisti di giornali israeliani, Ben Caspit, scrisse una storia terrificante a Maariv in cui lodava i soldati per aver fatto del loro meglio in circostanze difficili. Non ha mostrato alcuna simpatia per Ahed. In effetti, l'ha citata in un racconto di AP dicendo: "Nel caso delle ragazze, dovremmo far pagare loro un prezzo in qualche altra occasione, al buio, senza testimoni e telecamere."
 
Le piattaforme dei social network bruciavano di indignazione per questo appello così poco sottile allo stupro e alla tortura di un adolescente. C'erano richieste per Al Monitor , dove le opere di Caspit appaiono regolarmente in inglese, per licenziarlo.
Ho chiesto alla direzione di Al Monitor se stessero considerando il problema e se il commento di Caspit fosse in linea con gli standard giornalistici della pagina. Non avevano risposto quando questo articolo è andato in stampa.
Misoginia e occupazione
In questi giorni il mondo è più sensibile al trattamento riservato alle donne sul posto di lavoro e nei media. Ciò rende il commento di Caspit ancora più chiaramente misogino. Ma non dovremmo esserne sorpresi nel contesto israeliano. Come società, Israele affronta un'epidemia di molestie sessuali e violenza contro le donne. La polizia non concede credibilità alle vittime e odia trattare questi casi.

Sebbene gran parte di questo atteggiamento possa essere attribuito all'atteggiamento generale della società nei confronti delle donne, vi è un altro fattore importante: l'occupazione di Israele influenza la nazione in molti modi, nelle piccole cose e in quelle grandi.

L'idea che Israele sia una nazione ossessionata dalla sicurezza in cui le persone spesso devono sacrificare i loro diritti a beneficio del tutto schiaccia lo status delle donne, che diventano vittime dello stato di sicurezza nazionale. I loro progressi e diritti sono relegati ad uno status inferiore.

Questa situazione è esacerbata nel caso delle donne palestinesi. Se le donne israeliane sono inferiori agli uomini israeliani, le donne palestinesi sono molto più in basso. Sono le nere di Israele.
Il diffuso approccio israeliano, invece di reprimere disordini, ha suscitato ancora più rabbia e violenza. Le proteste sono scoppiate in Palestina/Israele dopo la decisione del presidente Donald Trump del 6 dicembre riguardo a Gerusalemme capitale. Finora, le forze israeliane hanno ucciso 15 palestinesi che protestavano contro la dichiarazione di Trump.

Secondo l'associazione Luna Rossa Palestinese circa 3.600 palestinesi sono stati feriti durante queste proteste, 729 dei quali con proiettili rivestiti di gomma e almeno 192 con munizioni vere. L'Associazione Palestinese dei Prigionieri ha detto oggi che da dicembre l'esercito israeliano ha arrestato 620 palestinesi, 170 dei quali bambini e 12 donne.

L' ultimo a morire è stato Mohammed Sami al-Daduh, di 17 anni, che le truppe israeliane hanno sparato al collo in una manifestazione tenutasi a Gaza, vicino alla recinzione di confine. Il proiettile ha rotto il midollo spinale, è morto lo scorso lunedì.
 
N.d.T.:
(*) Composto aplologico di "Palestinese" e "Hollywood", si tratta di un neologismo utilizzato per indicare "la manipolazione dei media, la loro distorsione e la completa truffa da parte dei Palestinesi (...) col fine di vincere la guerra mediatica e della propaganda contro Israele" ...questo ovviamente secondo la visione degli Israeliani che essendo esperti in propaganda e con il loro potere, spesso gestiscono le pagine di Wikipedia a loro piacimento.
Paolo Lombardi

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