Umberto De Giovannangeli :Trump soffia sulla rivolta delle promesse tradite. Rohani: ”Il popolo ha diritto di manifestare ma senza violenza”

Quattro giorni di protesta. Il regime che si blinda e gli studenti che portano la rabbia di una generazione che si sente tradita da chi aveva promesso aperture sui diritti civili e riforme sociale. Promesse non mantenute perché nonostante la presidenza sia in mano a un "riformatore", i gangli vitali dello Stato e dell'economia sono ancora saldamente nelle mani dell'ala conservatrice del regime.
Cuore, testa e "pancia": la rivolta iraniana assomiglia sempre più, nelle motivazioni che l'hanno innescata alla "rivoluzione dei gelsomini" in Tunisia: il malessere sociale che si fonde con le rivendicazioni di riforme sostanziali nel campo dei diritti civili e politici. E si contano le prime vittime.
Con sullo sfondo le parole velenose di Donald Trump che soffia sulla protesta del popolo iraniano twittando contro il regime, le prime parole del presidente iraniano Hassan Rohani sono nette nel respingere l'ingerenza americana, ma ispirate alla conciliazione con i manifestanti: "Il popolo ha diritto di criticare e manifestare, ma senza sfociare nella violenza". Le istituzioni iraniane devono poter offrire "uno spazio per la critica", ma le violenze "sono inaccettabili". Ma a The Donald dice: "Questo uomo oggi vuole simpatizzare con la nostra gente dimenticando che pochi mesi fa ha chiamato l'Iran nazione di terroristi. Questa persona che è totalmente contro l'Iran come nazione, non ha alcun diritto di provare compassione per il popolo iraniano".
Siti web dell'opposizione hanno pubblicato online filmati in cui si vedono migliaia di persone che partecipano a manifestazioni di protesta notturne. Stando a quanto riportato su Telegram dai Guardiani della rivoluzione, "persone munite di armi da caccia e da guerra si sono mischiate nelle proteste e hanno cominciato a sparare a caso tra la folla e contro l'edificio del governatore", uccidendo due persone e ferendone altre sei. Una versione smentita da fonti indipendenti. Il vicegovernatore ha precisato che le forze di sicurezza non hanno sparato sulla folla: "In questi scontri, non un proiettile è stato esploso dalla polizia, dall'esercito o dalle forze di sicurezza contro le persone. L'obiettivo era che le proteste finissero in modo pacifico, ma a causa della presenza di alcune persone e di determinati gruppi, sfortunatamente è accaduto questo che ha portato all'uccisione di due persone".
Il ministro dell'Interno iraniano Abdolrahman Rahmani Fazli ha annunciato il pugno di ferro contro quanti "ricorrono alla violenza e creano disordini", dichiarando che ne "pagheranno il prezzo". Sono scattano arresti di massa, 200 solo a Teheran.
A innescare la protesta è il crescente malessere sociale: la disoccupazione è ancora al 12,4% con un aumento di 1,4 punti nell'ultimo anno. Circa 3,2 milioni di persone sono senza lavoro, su una popolazione di 80 milioni. Le proteste sono esplose dopo che migliaia di risparmiatori hanno visto i loro conti bloccati dopo aver investito in istituzioni finanziare legate al governo ma ancora sotto sanzioni e in crisi di liquidità. "Le proteste sono condotte soprattutto da quella parte della società che più sente la morsa della crisi economica, in particolare quelle che hanno perduto i loro soldi con il fallimento degli istituti di credito", conferma Payam Parhiz, redattore capo della rete dei media riformatori "Nazar".
Da un lato della "barricata", quanti si battono contro la corruzione e per riforme più coraggiose. Dall'altro lato, i conservatori che quelle riforme intendono boicottare perché minacciano un consolidato sistema di potere. Nel mezzo, il presidente Hassan Rohani.
A portarlo per la seconda volta alla presidenza dell'Iran è stato soprattutto il voto dei giovani, delle donne, della classe media delle grandi città. Un voto per sbarrare il passo all'ala più conservatrice del regime, quella che ha nella Guida suprema, l'Ayatollah Ali Khamenei, il suo referente massimo. Le speranze tradite hanno generato la protesta, così come la denuncia di una corruzione che dilaga ad ogni livello dell'apparato pubblico. Il sindaco di Teheran Mohammad Bagher Ghalibaf ha detto che "il Paese si trova ad affrontare crisi economica, disoccupazione, recessione e inflazione. Un albero dal quale non è nato alcun frutto in quattro anni non produrrà nulla di positivo per il futuro". Il riferimento è ai primi quattro anni di presidenza Rohani.
Le uniche cose a crescere sono le spese militari. Sono già stati stanziati miliardi per l'acquisto dei carri armati russi T-90, per l'artiglieria, per i nuovi aerei da combattimento Su-30 e per elicotteri, e nel corso del biennio 2016-2017, il settore della difesa iraniana è cresciuto del 45%.
La protesta dilagante mette in luce anche le divisioni interne al regime. Il governo di Rohani, insieme ad alcuni riformisti moderati, ha accusato gli avversari conservatori di essere dietro le proteste di piazza. Alcuni conservatori hanno infatti sostenuto i dimostranti affermando che il popolo ha il diritto di esprimere dissenso rispetto ai propri problemi economici, un diritto che era invece considerato come sedizione ai tempi delle manifestazioni del 2009, cui parteciparono milioni di persone dentro e fuori il Paese.
I riflettori internazionali si riaccendono sull'Iran. Donald Trump twitta e soffia sulla rivolta, sottolineando che "i regimi oppressivi non durano per sempre". Parole respinte al mittente dal Governo iraniano. Nessun accenno, per ora, da parte di Teheran al fatto che la situazione di criticità economica per settori della popolazione iraniana è in parte causata proprio dall'atteggiamento degli Usa e dal persistere di alcune sanzioni, volute da Trump nonostante l'accordo nucleare siglato dal suo predecessore Barack Obama nel 2015 e che l'America dell'attuale presidente vorrebbe cancellare. Anche causa delle sanzioni oggi in Iran circa 15 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, ovvero il 20% della popolazione.Chi detiene davvero le redini del potere in Iran non ha ragioni per destabilizzare il Paese. Il riferimento è ai Pasdaran. Secondo uno studio recente, i Pasdaran controllerebbero addirittura il 40% dell'economia iraniana: dal petrolio al gas e alle costruzioni, dalle banche alle telecomunicazioni. Un'ascesa che si è verificata soprattutto sotto la presidenza di Ahmadinejad, ma che è proseguita sotto quella di Rohani. I Pasdaran fanno direttamente capo alla Guida Suprema della Repubblica islamica dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei. E sempre la Guida Suprema controlla direttamente la Setad, una fondazione con 95 miliardi di dollari di asset presente in tutti i comparti dell'economia.


Trump soffia sulla rivolta delle promesse tradite. Rohani: ”Il popolo ha diritto di manifestare ma senza violenza”


Commenti

Post popolari in questo blog

Alberi,piante e fiori della Palestina: i gelsi

Hilo Glazer : Nelle Prealpi italiane, gli israeliani stanno creando una comunità di espatriati. Iniziative simili non sono così rare

Né Ashkenaziti né Sefarditi: gli Ebrei italiani sono un mistero - JoiMag

Lesbo : tre nonne e un nipotino venuto dal mare