Post

Ispi, in tre anni 51 attacchi terroristici, 65 attentatori, 395 morti e più di 1.500 feriti

Isis: Ispi, in tre anni 51 attacchi terroristici, 65 attentatori, 395 morti e più di 1.500 feriti L’Isis colpisce l’Europa con un investimento minimo di risorse per un massimo ritorno Rapporto Isis: Lorenzo Vidino (Ispi), “in Europa investimento minimo di risorse per un massimo ritorno in termini di vittime” Dal giugno 2014, anno in cui lo Stato Islamico si è autoproclamato, al giugno 2017, ci sono stati 51 attacchi terroristici compiuti da 65 attentatori in 8 Paesi del mondo. Il Paese che ha subito il maggior numero di attentati è stata la Francia con 17 azioni terroristiche, seguita da Stati Uniti (16), Germania (6), Regno Unito (4), Belgio (3). Nei 51 attacchi sono morte 395 persone e ne sono rimaste ferite 1.549 (il dato esclude il numero degli attentatori). È quanto emerge da un Rapporto “Fear Thy Neighbor. Radicalization and Jihadist Attacks in the West”, realizzato dall’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) in collaborazione con i

Il Cairo dona un milione di litri di carburante per evitare il collasso di Gaza

Immagine
PALESTINA - EGITTO Il Cairo dona un milione di litri di carburante per evitare il collasso di Gaza La Striscia ora ha due ore di elettricità al giorno. La centrale tornerà a funzionare nelle prossime ore. La settimana scorsa i leader di Hamas si sono incontrati con… asianews.it Gaza (AsiaNews/Agenzie) – Il Cairo invia carburante all’unica centrale elettrica di Gaza per evitare il collasso della Striscia fra crisi energetica e tensioni. Ieri, 22 camion con un milione di litri di carburante hanno attraversato il valico di Rafah, l’unica apertura di Gaza non controllata da Israele. Gaza era precipitata nel buio dopo la fine del carburante ad aprile e la riduzione del rifornimento di energia israeliano, quattro giorni fa. Le ore di luce elettrica giornaliera si sono ridotte a due, contro i due turni di otto ore di aprile. In passato era il Qatar a fornire assistenza alla Striscia, ma l’attuale crisi diplomatica nel

Haaretz : Quanti coloni vivono davvero in Cisgiordania? Lo rivela un’inchiesta di Haaretz

Immagine
Quanti coloni vivono davvero in Cisgiordania? Lo rivela un'inchiesta di Haaretz Yotam Berger - 15 giugno 2017Haaretz israeliana in Cisgiordania è cresciuta di 330.000 persone ■ Le colonie dal 1967 ad oggi - un'analisi approfondita… Zeitun La popolazione ebraica in Cisgiordania è aumentata di oltre 330.000 persone e negli ultimi trent’anni sono stati edificati otto insediamenti in Cisgiordania. Haaretz ha scoperto che attualmente in Cisgiordania vivono più di 380.000 coloni, oltre il 40% dei quali fuori dai blocchi di insediamenti. Negli ultimi anni parecchi politici si sono uniti ai dirigenti dei coloni parlando dell’obiettivo di insediare un milione di israeliani in Cisgiordania come un’opzione realistica. Ritengono che, se questo accadesse, non sarebbe più possibile dividere la zona e disegnare una mappa per due Stati, uno israeliano e l’altro palestinese. Sostengono che un’evacuazione di quelle dimensioni div

Richard Falk :Ricordare un sacerdote e una voce per la Palestina

Immagine
Ricordare un sacerdote e una voce per la Palestina Ricordare un sacerdote e una voce per la Palestina Di Richard Falk e Phyllis Bennis 15 giugno 2017 Padre Miguel D’Escoto Brockmann, che è morto pochi gior znetitaly.altervista.org  Di Richard Falk e Phyllis Bennis 15 giugno  2017 Padre Miguel D’Escoto Brockmann, che è morto pochi giorni fa, è stato un sacerdote cattolico ed ex presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU. Il diplomatico nicaraguense è stato anche una voce importante della coscienza riguardo alla pace in Medio Oriente e anche un amico prezioso, amato e ammirato da noi due, che è diventato una figura ispiratrice per molta gente in tutto il mondo. Più di qualsiasi persona che abbiamo mai incontrato, Padre Miguel viveva come predicava. Ha operato e vissuto tra i poveri e ha lottato per anni contro la dittatura e l’ingiustizia nel suo paese. Vogliamo fare una pausa non soltanto per piangere questa perdita personale, ma anch

Gideon Levy : Chi è favorevole a un massacro a Gaza?

Un’altra ora senza elettricità a Gaza e verrà dato il segnale: razzi Qassam. Ancora una volta Israele sarà la vittima ed il massacro avrà inizio.   Chi è favorevole a un massacro a Gaza? Israele e Gaza non sono di fronte ad un’altra guerra, né stanno gridando ad un’altra “operazione” o “attacco”. Questa mistificante terminologia ha lo scopo di fuorviare e banalizzare ciò che rimane della coscienza. Ciò che è in questione ora è il rischio di un altro massacro nella Striscia di Gaza. Sotto controllo, misurato, non troppo massiccio, ma pur sempre un massacro. Quando dirigenti, politici e commentatori israeliani parlano di “prossimo round”, stanno parlando del prossimo massacro. Non si farà una guerra a Gaza perché là non c’è nessuno che possa combattere contro uno degli eserciti più potentemente armati del mondo, anche se in televisione il commentatore sulle questioni militari Alon Ben David dice che Hamas può mettere in campo quattro divisioni. No

Minori palestinesi detenuti nelle prigioni militari israeliane (12-17 anni )

Immagine
Number of Palestinian Children (12-17) in Israeli Military Detention Each year approximately 500-700 Palestinian children, some as young as 12 years, are detained and prosecuted in the Israeli military court system. The most common charge is stone throwing. dci-palestine.org Tratto da questo articolo Peter Beinart: "These are the kinds of debates that the American Jewish establishment fears. It fears them because such debates give Palestinians a voice." Visualizza traduzione Why Is One Pro-Israel Group Desperate To Keep You From Watching This Video? Pro-Israel organizations are doing everything they can to prevent Jews — and members of Congress — from merely hearing Palestinian perspectives. forward.com

Umberto De Giovannangeli : La grande prigione di Gaza dieci anni dopo la conquista di Hamas

Immagine
  La grande prigione di Gaza dieci anni dopo la conquista di Hamasù Gaza, 14 giugno 2007. Raffiche di mitra in aria, sfilate militari, dolci offerti nelle strade in segno di vittoria: Hamas aveva "conquistato" la Striscia, cacciando ciò che restava delle milizie di al-Fatah, occupando la sede centrale dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) e instaurando il proprio governo. Gaza, 14 giugno 2017. Una immensa prigione a cielo aperto, isolata dal mondo, dove manca tutto. Non solo i riflettori mediatici si sono spenti su quella striscia di terra che negli anni aveva conquistato le prime pagine dei giornali di tutto il mondo, per le guerre con Israele: a spegnersi ora è la luce, quella vera, perché a Gaza manca anche l'elettricità. Manca tutto. Un inferno in

Alberto Stabile.Gaza, tagliata l'elettricità alla Striscia: 150 lanterne di carta contro il buio

http://www.repubblica.it/…/gaza_lanterne_buio_protesta-1…/1/     REPUBBLICA di oggi, 21/06/2017, a pag. 19,  Buio per le strade, afa soffocante nelle case, generatori spenti negli ospedali. Come se non bastasse la chiusura dei valichi, che dura ormai dal 2007, i quasi due milioni di palestinesi accalcati nella Striscia, sperimentano in questi giorni gli effetti nefasti della mancanza di energia elettrica, in una zona dove il barometro, d’estate, oscilla fra i 30 e i 40 gradi. L’iniziativa di uno gruppo di pacifisti israeliani, che dalla spiaggia della vicina Ashkelon hanno voluto dimostrare la loro solidarietà, lanciando 150 lampade cinesi «per illuminare il cielo di Gaza», ha fatto accorrere i fotoreporter. Ma per rischiarare la notte di Gaza ci vuole forse ben altro. Ogni giorno che passa la crisi si aggrava. Ieri l’azienda energetica israeliana ha tagliato altri sei megawatt sulla linea che rifornisce il Nord e il Nord Ovest di Gaza, vale a dire le zone

Palestina Parole all'ombra del muro. Panzeri Fulvio.

9. 16/06/17. AVVENIRE. Raccontare la difficile realtà dei rapporti tra Israele e i territori occupati non è semplice e si rischia sempre di cadere in luoghi comuni o di distorcere la profondità delle problematiche che spesso vengono taciute dalla comunità intemazionale. Invece al silenzio è necessario opporre la parola, il racconto, la testimonianza. Così in occasione dei cinquant'anni dalla prima occupazione a Gaza e in Cisgiordania è stato realizzato un progetto unico che rende merito agli scrittori e alla letteratura, solo per il fatto di essersi impegnati in prima persona per capire una realtà, là dove il conflitto e il dissidio sono più roventi, incontrando le persone, osservando i paesaggi e la simbologia di quegli elementi che caratterizzano l'occupazione (il muro, il checkpoint, le strade, i villaggi invisibili e quelli visibili), raccontando un proprio modo di documentare, ma anche di recepire un dramma, un isolamento, una frattura, ma anche tentati