Un numero crescente di drusi si rifiuta di servire nell'esercito israeliano


Un numero crescente di drusi si rifiuta di servire nell’esercito israeliano.

All’interno della minoranza religiosa drusa il numero dei refusenik sta crescendo, secondo Samer al-Sakleh, di 20 anni, che si è rifiutato di prestare servizio nell’esercito israeliano.

di Patrick O. Strickland
 Ramallah – “Nel mio villaggio il numero dei drusi che si arruolano è circa del 70%”, ha dichiarato al-Sakleh, che è originario di Meghar, un villaggio della Galilea. Tuttavia egli spera che la sua protesta insieme a quella di altri drusi incoraggi un maggior numero di giovani a divenire obiettori di coscienza.

                  

 Meghar è anche luogo di provenienza di Omar Saad, un musicista druso che lo scorso anno ha suscitato l’attenzione internazionale per la sua decisione di non svolgere il servizio militare.
Come Saad, al-Sakleh è cresciuto in una famiglia che ha respinto il principio di lealtà drusa perpetua a uno stato che li discrimina sistematicamente dai palestinesi. “Provengo da una famiglia comunista. Mio padre ha studiato nell’Unione Sovietica e siamo stati allevati in un ambiente di sinistra che rifiuta un militarismo com’è quello di Israele”, ha riferito al-Sakleh a The Electronic Intifada. Suo padre ha trascorso quattro mesi in una prigione israeliana per essersi rifiutato di servire nell’esercito.
“Mi considero palestinese. Io sono palestinese, naturalmente e faccio parte della cultura, società e civiltà palestinese, e i palestinesi dei territori occupati della West Bank e della Striscia di Gaza fanno parte del mio popolo. “ Non voglio prestare servizio in un esercito che li uccide continuamente.”
“Noi ci identifichiamo come palestinesi”
A differenza di molti giovani obiettori di coscienza drusi, al-Sakleh non è stato imprigionato. Anzi, egli ha sbagliato un test obbligatorio per il reclutamento e lo stato gli ha concesso una deroga in base al presupposto che era mentalmente inabile al servizio militare. “Ho fatto finta di essere pazzo, in altre parole, ma l’ho fatto per ragioni morali e politiche”, ha spiegato.
Il servizio militare obbligatorio per gli uomini drusi è la conseguenza di un accordo del 1956 con cui i leader della comunità hanno cercato di migliorare le condizioni per la piccola minoranza e il governo ha cercato di controllare i palestinesi col creare una conflittualità all’interno dei diversi settori della minoranza palestinese nell’attuale Israele. Ci sono stati sempre, tuttavia, obiettori che l’hanno visto come un accordo unilaterale che costa più di quanto non paghi.
“Per la maggior parte, ci troviamo a dover affrontare tutte le stesse barriere economiche e politiche del resto della minoranza palestinese in Israele”, ha affermato al-Sakleh. “Siamo per lo più poveri e i nostri villaggi, spesso condivisi con palestinesi cristiani e musulmani, sono privi delle necessarie infrastrutture” a causa della mancanza di volontà del governo di investire in zone non-ebraiche.
Lo stato ha sottoposto i refusenik drusi a severe punizioni. Tuttavia, “un numero crescente di noi si rende conto che ci identifichiamo come palestinesi – di sicuro più di cinque o dieci anni fa”, ha detto al-Sakleh.
Quest’impressione è condivisa da Samer Swaid del Comitato d’Iniziativa Drusa. Fondato nel 1978, questo comitato è diventato una “casa per i più giovani che si sono pentiti  dello storico patto fatto con lo stato ebraico e in particolare dell’obbligo di partecipare al servizio obbligatorio nelle forze armate”, ha scritto lo storico israeliano Ilan Pappe nel suo libro “The Forgotten Palestinians: A History of the Palestinians in Israele” (165)
Condanne al carcere.
Swaid si è rifatto a uno studio del 2010 eseguito dall’università di Haifa, che ha trovato che più di due terzi della minoranza drusa non avrebbe svolto il servizio militare se non fosse obbligatorio. “I refusenik drusi hanno ricevuto pene detentive doppie, e ancor più, di quelle degli altri refusenik”, ha detto.
Nonostante il marcato numero di coloro che si astengono, molti scelgono di non definirsi refusenik o di rendere pubblico il loro caso, per paura di ripercussioni.
“In qualsiasi momento, ci sono tra i tre e i cinque refusenik drusi in carcere….la maggior parte [dei drusi che non prestano servizio] non vuole definirsi come refusenik e non vuole prendere parte a campagne pubbliche,” ha dichiarato Swaid. “Questo è dovuto al fatto che sono una minoranza, e la maggior parte delle persone pensa che la cosa danneggerà la loro famiglia, che saranno presi di mira dalla classe dirigente e puniti.” “In questo momento siamo a conoscenza di almeno quattro ragazzi in prigione.”
A Buqeia, un villaggio del nord della Galilea con una maggioranza drusa del 70%, “nel corso degli anni, i giovani …hanno trascorso un totale di 540 anni di carcere militare”, ha riferito Swaid.
Nel giugno 2012, Omro Nafa (figlio dell’ex membro druso al parlamento Said Nafa) è stato imprigionato per la terza volta per non aver prestato servizio militare (For the third time son of Arab MK imprisoned for refusing military service “ International Middle East Media Center 14 June 2012).
Un recente sondaggio eseguito da Mada al-Carmel Arab Center for Applied Social Research ha rilevato che il 71,5% dei cittadini palestinesi di Israele tra i 16 e i 22 anni  rifiutano il servizio nazionale “perché è un modo per legittimare la discriminazione e la disuguaglianza,” (71,5% of young Israeli Arabs oppose national service”, Haaretz, 12 February).
Poche opportunità
Sahar Vardi, di New Profile, un gruppo israeliano contro la militarizzazione, ha detto che in Israele  i drusi e gli altri palestinesi si trovano di fronte a “discriminazioni in tutti gli aspetti della vita: alloggio, stanziamenti, confische di terre, e così via. Ecco perché, ora, un minore numero di giovani si arruola nell’esercito, e coloro che lo fanno si limitano semplicemente a farlo come opportunità di carriera, perché fuori [dall’esercito] non c’è alcuna parità di occupazione.”
Negli ultimi anni, sono sorte sempre più organizzazioni per sostenere gli obiettori di coscienza. Baladna, un’associazione che opera nell’interesse della minoranza palestinese in Israele, ha costituito una giovane ala drusa che lavora sul servizio militare, nonché su altre questioni.
Le elezioni di febbraio per la Knesset in Israele hanno conservato un’amministrazione belligerante guidata da Benjamin Netanyahu, sostenuta ora da un numero ancora maggiore di politici zelanti che vomitano regolarmente retorica razzista e promuovono politiche di controllo della popolazione per la conservazione di una maggioranza ebraica. In questo clima politico, sempre più drusi palestinesi metteranno in discussione il loro ruolo in uno stato che li considera cinicamente tutt’al più cittadini parziali.
Come ha detto al-Sakleh: “Sono contro l’idea di uno stato etnico o religioso che va a scapito degli altri – sia che si tratti di uno stato esclusivamente ebraico, cristiano, islamico o druso.”
Patrick O. Strickland è un giornalista freelance i cui scritti sono stati pubblicati da Al-Akhbar English, Socialistworker.org, Fair Observer, Palestine Monitor, Counterpunch ed altri
(tradotto da mariano mingarelli)


Allegati

ISRAELE: RABBINI, SHEIKH, PRETI E DRUSI IN UNA SOLA CLASSE

L’arcipelago israeliano di Seth J.Frantzman

I drusi e il servizio militare in Israele.

Libano, drusi di Israele entrano in Libano violando il divieto di andare in Paesi "nemici"


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